di Maria Augusta Mazzarolli, urbanista.
Non poco interesse ha suscitato la notizia che il Gruppo svedese Ikea ha deciso, in Italia, di diversificare la propria tipologia di vendita inserendo localizzazioni commerciali nei Centri Storici e nei centri urbani, in generale. Viene cosi aggiunta, alla tipologia degli Iper insediamenti commerciali legati alla Grande Distribuzione, localizzati in aree periferiche, su siti di recente impianto e urbanizzazione, una nuova tipologia dimensionale (parrebbe non superare i 3.000 mq.), localizzata in aree storicamente consolidate, con una forte valenza storico-ambientale. Gli utenti: prevalentemente un popolo di pedoni, programmato per usare mezzi pubblici, lungo percorsi in area urbana ed extraurbana.
Per l’Ikea è una vera e propria rivoluzione, ma non solo per l’Ikea. Infatti, se questa tendenza commerciale dovesse prendere ”piede”, potremmo assistere, in un breve lasso di tempo, alla rinascita commerciale dei nostri Centri Storici e al declino dei mega insediamenti commerciali in area periferica. Si passerebbe dalla tipologia di vendita con merce in esposizione all’interno di grandi magazzini, in cui il pubblico può fisicamente vedere, toccare, provare… la merce, alla tipologia di vendita digitale in cui l’acquirente, all’interno di un ambiente reale, consultando un catalogo virtuale, prende cognizione delle caratteristiche e delle peculiarità del prodotto che intende acquistare. Inoltre, proprio in questi negozi, sarà possibile il format dei “pikup point”, ovvero di punti di ritiro della merce che il cliente ordina online.
Una nuova concezione
In questo nuovo format del commercio c’è, a ben vedere, una nuova e interessante concezione di vita, con una nuova organizzazione di funzioni e di mobilità. Molti sono gli elementi di forza e molte le ricadute positive.
La grande massa degli acquirenti che negli ultimi decenni si è spostata in auto verso periferie o anonime aree extra-urbane, per trascorrere il proprio tempo libero e quello della propria famiglia ora, in parte, ritornerà a ricalcare le strade dei Centri Storici. Involontariamente e loro malgrado, saranno indotti a riappropriarsi di spazi urbani: spazi liberi e architetture, indissolubilmente legate alla storia degli uomini che le hanno, nei secoli, progettate, costruite, utilizzate.
Questa muova massa di utenti, rilevato che il parcheggio in area urbana e storica è abitualmente contingentato e a pagamento, per risparmiare tempo e denaro, comincerà a riconsiderare il mezzo pubblico più conveniente, sia per percorsi, in area urbana che extraurbana.
Di converso, il trasporto della merce selezionata e la loro successiva consegna, non potrà più avvenire utilizzando enormi ed ingombranti mezzi articolati su gomma: sia perché il loro ingresso è interdetto nel centri storici e centri urbani in genere, sia perche la domanda e l’offerta commerciale dovrà essere soddisfatta attraverso un servizio più capillare, meno invasivo e più personalizzato, anche riutilizzando, ad esempio, per il collettame, l’antico sistema di merce che viaggia su treni passeggeri o su treni merci di nuova concezione. Non certamente treni lunghi 700 metri, ma vettori più agili e snelli, con merce che, dai grandi centri intermodali di smistamento, utilizzando navette ferroviarie lungo linee secondarie dismesse o in via di dismissione o in stato di sottoutilizzo (infrastrutture presenti e molto capillari sul nostro territorio), siano in grado di portare velocemente e direttamente la merce nelle Stazioni ovvero nel cuore delle città. Percorso origine/destinazione eventualmente integrato, nell’ultimo tratto, dall’utilizzo di piccoli mezzi elettrici su gomma.
Il commercio e le città storiche
Inoltre la scelta del gruppo svedese di diversificare la tipologia delle proprie strutture di vendita, focalizzando nel centro della città l’interesse per il commercio, porta a pensare che, specialmente per una Nazione come l’Italia: Nazione delle mille Città, dei mille Comuni, dei mille Borghi… questa scelta potrebbe essere anche l’occasione per portare la massa dei consumatori a riconsiderare e a conoscere le proprie città storiche e le relative architetture. Siti e architetture fragili e molte volte di dimensioni modeste, nel recente passato ritenute inadeguate ad ospitare il moderno commercio, identificato, sul finire del ventesimo secolo, con quello della grande distribuzione.
Ma ora, e mai come ora, rilevato che il nuovo spazio commerciale richiesto, può essere ridotto allo schermo di uno smartphone, le architetture storiche e i contesti urbani di qualità, sono in grado di esaltare, con l’eleganza e la duttilità delle proprie forme, la qualità dei materiali con cui, nei secoli passati, sono state costruite, le caratteristiche di qualsiasi moderno prodotto. Location preziosissima per coniugare arte e cultura con il commercio, che offre l’opportunità, per i nuovi utenti, molte volte ignoranti e grezzi, in quanto sin dalla nascita abituati a frequentare immensi e luccicanti capannoni spersonalizzati, di venire in contatto con i valori che la storia del nostro passato remoto ci ha lasciato e che tutto il mondo ci invidia: e di subirne, involontariamente, il fascino.
Già pubblicato su: http://www.adlculture.it/urbanistica/224-ikea-in-centro-citta.html per gentile concessione.
Parliamo della stessa Ikea che sta eliminando i commessi, che non vende prodotti italiani e che ha sede legale in Olanda?
Quante tasse paga in italia?
Che contributo porta all’economia italiana?
E’ meglio se nei centri storici rimangono negozi di chi il fisco lo paga in Italia…