di Vittorio Emiliani.
C’è qualcosa che si pianifichi seriamente in Italia? A livello pubblico proprio no, e comunque sempre di meno. E’ in atto un dibattito su realtà e prospettive delle energie rinnovabili di tipo nuovo soprattutto eolico e solare. L’eolico è proliferato ovunque sui crinali appenninici anche dove il vento era scarso, con società precarie o sospette che offrivano bocconi importanti a Comuni poveri. Risultato: titolari di società spesso in galera, pale eoliche ferme, paesaggio e assetto idrogeologico scassati.
Eppure le carte del vento del Club Alpino Italiano (CAI) segnalavano che la ventosità in Italia è metà di quella centro e nord-europea ed è sufficiente in Puglia (riempita di pale eoliche prima del Piano paesaggistico), nel sud della Sardegna e nel nord della Sicilia. Sia pure con notevoli variazioni, l’Italia è decisamente più adatta al fotovoltaico che sta crescendo ma disordinatamente. Molto per l’autoconsumo delle famiglie che hanno installato pannelli fotovoltaici. Non c’è una politica che investa i quartieri urbani, del Sud anzitutto, per ogni sorta di uso energetico. Nei centri storici si può usarlo e però “nascondendo” il più possibile i pannelli. Il fotovoltaico sta purtroppo portando alla copertura speculativa di centinaia di ettari di campagna coltivata in zone paesaggistiche e quindi anche turistiche molto pregevoli. Le polemiche più recenti riguardano il Viterbese, in specie la maxi-centrale di Pian di Vico presso la splendida Tuscania. Ambientalisti e naturalisti sono insorti, insieme a Slow Food contro lo snaturamento di quelle ricchezze naturali e storiche.
La Soprintendenza ha rimandato il caso al Consiglio dei ministri e la senatrice Paola Nugnes (M5S) responsabile del disegno di legge n. 164 sul consumo di suolo, si è impegnata a sottoporre il caso all’attenzione dei ministri Sergio Costa (Ambiente) e Alberto Bonisoli (Beni culturali). Sarebbe un primo stop altamente significativo. Nella stessa zona incombono altri mega-impianti: a Tuscania, Tarquinia e Viterbo. Dunque non si può procedere caso per caso. Occorre pianificare.
Gli impianti solari e anche quelli eolici (dove c’è vento sufficiente) possono sorgere nelle aree portuali e industriali, attive o dismesse. A Porto Torres ENI New Energy ha avviato la costruzione di un impianto fotovoltaico all’interno di quell’area sassarese per una produzione annuale di 51 GWh che sarà consumata al 79 % dalle imprese locali evitando così l’emissione di circa 26.000 tonnellate/anno di CO2. E’ un esempio nella giusta direzione? Credo di sì.
Ora, si è calcolato che il totale delle aree ex industriali, di capannoni e altri fabbricati utilizzabili per un fotovoltaico pianificato copra un territorio pari al 7 % dell’Italia, una regione grande quanto l’Umbria. Non distribuita in modo uniforme, ma suscettibile di venire pianificata salvando sia un paesaggio ricco di centri storici, torri, castelli, pievi, sia l’agricoltura qualificata. Ma ci vuole una legge-quadro nazionale. Le singole Regioni procedono in ordine sparso. Soltanto tre (Puglia, Toscana, Piemonte) hanno co-pianificato col Mibac quei piani fondamentali per avere energia pulita senza “suicidare” paesaggi e agricoltura, risorse non meno strategiche.
Articolo pubblicato sui quotidiani della catena dell’Espresso il 13 marzo 2019.
Solo le biomasse dedicate e non alimentari possono ridurre la CO2!!!! Con un Kg di erba vetiver si ottengono più di due mc di gas di cui il 6% è idrogeno! Idrogeno, Idrogeno!!! IL fotovoltaico solo per sistemi multifunzionali, cioè quando non producono più energia svolgono altre funzioni: barriere inquinamento acustico, coperture di parcheggi, carrozzeria mezzi di trasporto, treni ecc. produrre idrogeno con l’erba vetiver, che riduce anche la CO2 fa a parità di superficie da 15 a 90 volte il lavoro di un albero per la riduzione dei gas serra! 338 4603719
Stiamo pagando la privatizzazione dell’energia, considerata non come bene comune, ma come fonte di profitto. Alle deturpazioni delle installazioni eoliche e al territorio coperto di pannelli solari, dobbiamo aggiungere le numerose centrali idroelettriche lungo i fiumi, in alcuni casi sottoutilizzate perché troppe, con effetti devastanti sui corsi d’acqua, per non parlare di impianti di biogas alimentati con monocolture dedicate e chimicizzate, e di impianti a biomasse con tagli massicci di habitat forestali. La produzione di energia elettrica in Italia è di molto superiore al fabbisogno. Un piano energetico deve rispondere alle necessità della popolazione e dell’ambiente, non agli interessi delle lobby.
E’ ….URGENTISSIMO …. UN PIANO NAZIONALE PER L’EOLICO ED IL FOTOVOLTAICO …..CHE SI ARMONIZZI AI POCHI PIANI PAESISTICI SINORA REALIZZATI ( DI CUI ALCUNI ASSOLUTAMENTE NON COGENTI ) OD ALLA VALUTAZIONE PREVENTIVA DEI MINISTERI COMPETENTI…..STIAMO DISTRUGGENDO CON PALE EOLICHE, IL PIU’ DELLE VOLTE NON FUNZIONANTI E MAI CONNESSE ALLA RETE, PAESAGGI ED AMBIENTI, IN SARDEGNA , TOSCANA, LAZIO,LIGURIA…E VIA DISTRUGGENDO
BISOGNEREBBE DEMOLIRE QUEGLI IMPIANTI E TORRI EOLICHE, POSTE SENZA CRITERIO…TALVOLTA ….DA SAPPIAMO CHI…..E PUNTARE SU MICRO-IMPIANTI DIFFUSI E SU UNA VISIONE INTEGRATA DEGLI ECOSISTEMI E DEI TERRITORI ….CONTRASTANDO IL NUOVO BUSINESS DELL’ECOLOGICO…. INSOSTENIBILE…. E DEL ” GREEN WASHING ” DISTRUTTORE DEI PSEUDO -AMBIENTALISTI FINANZIARI….
Il piano energetico governativo prevede il raddoppio dell’eolico e quello fotovoltaico di due volte e mezzo nel 2030 , motivando questo attacco disastroso al nostro paesaggio con i problemi climatici e della riduzione delle emissioni. Ma sulle emissioni l”Europa pesa meno del 10% è il nostro paese(che pure e all”avanguardia per efficienza energetica) conta quasi zero. Le emissioni provengono da Stati Uniti, Cima e India. E quando si farà sotto l’Africa?. Ma chi ce lo fa fare a distruggere il nostro paesaggio senza risolvere niente? E PER DI più i facili arricchimento di imbroglioni che operano in questi settori pesano tutti sulle nostre bollette. Affari torbidi venduti come operazioni nobili e meritoria. Che amarezza!