di Duccio Facchini.
Le elezioni per il nuovo Parlamento europeo si avvicinano ma i temi cari a “Salviamo il paesaggio” sono assenti dal dibattito, nonostante solo in Italia oltre 23.000 chilometri quadrati del territorio risultino ormai persi. Ecco perché, spiega Alessandro Mortarino del Forum, è venuto il momento di “accendere i riflettori”. Lo strumento è quello di tre quesiti da rivolgere ai potenziali rappresentanti. Numeri alla mano.
“A fine maggio i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo e i temi cari al nostro Forum nazionale paiono essere gravemente assenti dal dibattito politico”. Ecco perché, spiega Alessandro Mortarino del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, è venuto il momento di “accendere i riflettori” sulla tutela del suolo e del paesaggio, portando “all’attenzione di tutti i candidati (in tutti i collegi elettorali e di qualunque forza politica) questi temi con la massima forza”.
La stessa forza dei numeri messi in fila dal “Rapporto Ambiente 2018” curato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).
“Più di 23.000 chilometri quadrati del territorio nazionale risultano ormai persi con loro i rispettivi servizi ecosistemici”, si legge. “Tra 2016 e 2017 le nuove coperture artificiali hanno riguardato circa 5.400 ettari di territorio, ovvero in media poco più di 14 ettari al giorno: circa 2 metri quadrati di suolo sono stati persi irreversibilmente ogni secondo”.
Una “emergenza” che non è soltanto italiana, seppur a livello comunitario il consumo di suolo non sia monitorato in maniera omogenea tra tutti i Paesi europei e soprattutto non con la frequenza di aggiornamento annuale, come spiega il Rapporto ad hoc dell’ISPRA del 2018.
“Nel 2015 in Italia -si legge nell’edizione più recente del Rapporto ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici’- la stima della superficie artificiale si attesta al 6,9% […]. Superando la media in Europa stimata al 4,2%, l’Italia si colloca al sesto posto dopo la Germania (7,4%) e altri paesi con limitata estensione territoriale come Lussemburgo (9,8%), Belgio (11,4%), Paesi Bassi (12,1%) e Malta (23,7%)”.
Mortarino, di fronte a un’evidenza ignorata dalla campagna elettorale, il Forum si è mosso. Come?
AM Anche questa volta, così come lo scorso anno per le elezioni politiche italiane, ci siamo resi conto che dall’agenda, dai dibattiti e soprattutto dai programmi elettorali, il concetto di tutela del paesaggio, di difesa dei territori, di lotta al consumo di suolo erano completamente assenti. Le parole “terra” e “suolo” si possono al massimo intuire dai singoli punti ma non si ritrovano esplicitamente da nessuna parte.
Lo scorso anno ne avevamo approfittato per lanciare nell’ultimo mese di campagna elettorale la nostra proposta di legge, costringendo la politica in qualche modo a farsene carico e a ricordarsi che esistono anche questi temi. Quest’anno, invece, abbiamo ritenuto che quanto meno i candidati a diventare i nostri rappresentanti nel Parlamento europeo dovessero avere davanti agli occhi un minimo di attenzione di riguardo e attenzione verso il tema del consumo del suolo.
Che cosa avete immaginato?
AM Inizialmente eravamo partiti dall’idea di un questionario, che però rischia di essere uno strumento di scarso interesse e soprattutto troppo rigido. Allora abbiamo deciso di toccare solamente tre tasti per sondare l’attenzione dei candidati su questi temi e sviluppare un contatto territoriale tra i nostri comitati, associazioni, i membri attivi del Forum e i singoli soggetti politici in questo momento a livello di candidatura ed eventualmente eletti in futuro nel Parlamento europeo. Saranno loro infatti a sottoporre i quesiti a livello territoriale, a livello nazionale invece daremo il massimo della visibilità alle risposte pervenute.
Di che cosa si tratta?
AM I primi due punti sono piuttosto generici. Con il primo ci interessa comprendere la conoscenza dei singoli candidati in merito alle legislazioni a difesa del suolo nella propria o in altre nazioni. Il secondo punto invece chiede agli interessati se ritengano essenziale la creazione di una “piattaforma” comune (al momento inesistente a livello dell’Unione europea) dove gli interessati all’uso del suolo (costruttori, agricoltori, amministratori, sindacati, società civile, professionisti, ricercatori, etc.) possano discutere insieme sul futuro della sua conservazione. Siamo convinti infatti che la prospettiva della tutela dei suoli e del paesaggio non passi da un lavoro di “lobby” elitario ma attraverso “tavoli” seri, costruiti attraverso una relazione anche stretta tra il mondo dell’impresa e dell’ambientalismo, passando per i tecnici e divisioni multidisciplinari.
Poi c’è il terzo punto, il più “politico”.
AM Si chiede esplicitamente ai candidati se siano disposti a richiedere una specifica legislazione europea in difesa del suolo basata sui contenuti della nostra proposta di legge popolare che s’intitola “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati“ e che attualmente è in discussione al Senato. È un impegno esplicito, una volta eletti, a promuovere un percorso sulla falsa riga della nostra proposta. A livello nazionale ci siamo resi conto infatti che la nostra proposta di legge ha toccato e trovato la condivisione non solo chi l’ha raccolta e riproposta (il Movimento 5 Stelle) ma anche di tanti altri soggetti. Con le mediazioni e il dialogo necessari.
Senza voler suggerire le risposte ai candidati, partiamo dai primi due quesiti. Qual è la situazione che voi oggi osservate a livello europeo in tema di tutela del suolo?
AM La situazione è molto preoccupante. Alcune nazioni come Francia e Germania si sono mosse per tentare di ridurre, limitare e contenere il consumo di suolo. Parliamo però di iniziative sparute che non abbracciano un dibattito comunitario. Nel 2006 era stata proposta una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio molto interessante che avrebbe dovuto definire il quadro complessivo per la protezione del suolo e adottare la Strategia tematica per la protezione e l’uso sostenibile del suolo. Una proposta che purtroppo è naufragata in maniera fallimentare. Poi c’è stato il percorso di “People for soil”, una Iniziativa dei cittadini europei (ICE) che necessitava di un milione di firme nel continente, anche online, con sette nazioni che avrebbero dovuto superare il quorum. Secondo noi è stata fatta con troppa rapidità: siamo partiti con l’idea di una sensibilità che in Italia c’era e c’è, convinti che nella realtà europea fosse lo stesso. In Italia abbiamo superato agevolmente il quorum, altrove no, e la proposta si è inabissata e tradotta in un boomerang. Quindi su questi temi non dico che siamo all’anno zero ma quasi.
Terzo punto, la proposta di legge: che fine ha fatto?
AM L’iter che sta seguendo il testo è caratterizzato da elementi positivi e negativi insieme. L’aspetto positivo è che comunque il nostro lavoro è stato apprezzato da diversi partiti, ancor prima delle elezioni, e uno in particolare (il M5s) ha depositato il testo e fatto proprio.
Dopodiché per alcuni mesi non si è fatto nulla, le commissioni sono state silenti e distanti fino all’ottobre 2018, quando si è incardinata al Senato presso le commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente (relatrice On. Nugnes). Le audizioni sono state preziose, profonde, ricche. Questo lavoro non è ancora finito. Alla fine del ciclo di audizioni si dovrà trarne i risultati e confrontarsi con le 12 altre proposte di legge presentate nel frattempo, molto diverse una dall’altra. L’ultima arrivata, come temevamo, è quella della Lega, diametralmente e drammaticamente opposta alla nostra visione. Prende infatti come riferimento la legge della Regione Lombardia e la adatta su un piano nazionale riportando alla luce strumenti disastrosi come la “perequazione”. Il problema oggi a livello di lavori parlamentari sarà quello di trovare un punto di equilibrio, un testo unificato e “mediato” che tenga conto della nostra proposta di partenza, delle audizioni degli esperti e così riuscire a metter tutti d’accordo. Temo che la proposta che salterà fuori non possa che essere un buon lavoro ma difficilmente in linea totale con la nostra, che invece prevede l’arresto del consumo di suolo. Tra qualche settimana avremo un testo di mediazione e come Forum faremo le nostre osservazioni tecniche e trarremo le conseguenze.
Il periodico federalismi.it ha pubblicato nei giorni scorsi un articolo di Lucilla Conte dedicato alla vostra iniziativa legislativa popolare “mediata”, analizzando il caso della tutela del paesaggio e dell’arresto del consumo di suolo. Che cosa è emerso e perché il Forum è diventato una sorta di “caso studio per la dottrina giuridica”?
AM È un riconoscimento importante per il percorso che ha portato alla stesura del nostro testo di legge. Come Forum abbiamo creato una rete, abbiamo lavorato per anni sui temi del paesaggio e del consumo di suolo, poi abbiamo costituito un gruppo di lavoro tecnico scientifico multidisciplinare con 75 esperti, abbiamo lavorato 13 mesi ed elaborato il testo. Poi l’abbiamo sottoposto a tutte le forze politiche a un mese dalle elezioni politiche. L’abbiamo definita una proposta di legge “di iniziativa popolare”, ben sapendo di fare una “forzatura” perché formalmente una proposta “di iniziativa popolare” deve seguire un iter differente, con moduli autenticati e così via. Noi invece questa cosa non l’abbiamo fatta e così la dottrina giuridica si è interrogata su questo utilizzo della formula “di iniziativa popolare”. Noi non volevamo essere concorrenti al ruolo del Parlamento ma volevamo “offrire” la nostra competenza tecnica a tutte le forze politiche, credendo ancora nella forza del legislatore. Qualora la politica ci avesse snobbato allora avremmo trasformato la proposta in una campagna di mobilitazione e di “canonica” raccolta di firme. La ricercatrice di federalismi.it ha lavorato proprio su questo, cercando di capire se fosse stato un errore di partenza da parte nostra o invece di una visione e di una strategia di cittadinanza più “lunga”.
Tratto da: https://altreconomia.it/elezioni-europee-suolo/