Contributo propositivo alle istituzioni pubbliche e all’UNESCO, al fine di intraprendere azioni concrete per la salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini.
Testo redatto da: Pietro Massimiliano Bianco (European Consumers, PAN-Italia), Sergio Deromedis (PAN-Italia), Gianluigi Salvador (PAN-Italia), Tiziano Gomiero (Ricercatore indipendente, Mogliano Veneto, TV).
Il 19 luglio 2019, l’UNESCO ha incluso “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. In questo documento si riassumono una serie di riflessioni, da tempo pubblicamente espresse da parte di esperti, associazioni e cittadinanza locale, in merito alla questione Prosecco. Il documento vuole offrire un contributo propositivo alle istituzioni pubbliche e all’UNESCO, al fine di intraprendere delle azioni concrete miranti alla salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini.
Nei suoi documenti l’UNESCO fa spesso riferimento alla necessità di una “agricoltura sostenibile”; con questa decisione, però, l’istituzione sembra ignorare tale criterio, favorendo invece un modello produttivo intensivo ad alto uso di pesticidi, ad alto impatto per il territorio e l’ecosistema, nonché pericoloso per la salute dei cittadini. Riteniamo che, nel suo processo decisionale, l’UNESCO abbia sottovalutato, o, addirittura, ignorato l’importanza di alcuni criteri che sarebbero dovuti essere posti, invece, al centro della valutazione. In particolare, l’uso diffuso di pesticidi di sintesi nell’area del Prosecco, le proteste della popolazione locale e la banalizzazione paesaggistica dovuta all’espansione dell’area vitata.
Gli scenari offerti dal governatore Zaia, atti a stimolare gli investimenti privati in edilizia ricettiva, al momento non supportati da alcuna analisi economica sulle potenziali ricadute, dovrebbero allertare l’UNESCO, che ha valutato come meritevole d’inclusione nel patrimonio dell’umanità il paesaggio attuale come tale, non hotel diffusi e poli industriali. Risulta paradossale che un riconoscimento che valorizza le peculiari caratteristiche “tradizionali” di un territorio, diventi occasione per trasformare questo territorio in altro.
Chiediamo all’UNESCO di lavorare allo sviluppo di una differente metrica di valutazione dei siti World Heritage, nella quale la qualità e la conservazione dell’ambiente e la salute pubblica siano criteri fondanti del processo valutativo.
Qui il testo integrale proposto all’UNESCO.
Effettivamente i presupposti per considerare le cosiddette colline del prosecco quale Patrimonio Mondiale dell’Umanità sembrano alquanto forzate. Delle due l’una: o sta cambiando (in peggio) il gusto estetico di chi sceglie quali debbano essere i siti da includere o vi sono degli interessi bilaterali ben più prosaici …