Il 18 dicembre, il Consiglio di Stato, ribaltando due sentenze del Tribunale amministrativo regionale favorevole ai progetti petroliferi di Eni in Basilicata, blocca due pozzi situati in aree di interesse paesaggistico, Sic e Zps del Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. Ora la parola passa alla Regione.
Il Consiglio di Stato, con propria sentenza del 18 dicembre 2019 ha sancito il parere contrario della Soprintendenza per i beni ambientali e paesaggistici che per due volte aveva espresso diniego al progetto “Sviluppo Caldarosa” di Eni in Basilicata e ai due connessi pozzi petroliferi – “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3” – ricadenti nel Comune di Calvello e situati in aree di interesse paesaggistico, Siti di interesse comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps) del Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese. A darne notizia è il magazine online Notizie dai parchi.
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, dal ministero dello Sviluppo economico, dalla Soprintendenza per le belle arti e paesaggio della Basilicata e l’Ente parco nazionale dell’Appennino Lucano, legittimando, con una importante sentenza, l’incompatibilità dei pozzi petroliferi e degli idrocarburi nelle aree di interesse naturalistico e paesaggistico e nei parchi.
Sulla vicenda si erano battute in passato le associazioni ambientaliste, in primis l’Organizzazione lucana ambientalista (Ola), il Comitato di Tutela del Paesaggio e l’associazione culturale Articolo 9 di Calvello, con raccolte di firme, manifestazioni ed opposizioni presentate presso la Regione Basilicata ed i ministeri competenti.
Il doppio parere negativo espresso dalla Soprintendenza nel 2015 è, dunque, valido perché «le opere da realizzare alterano la conformazione del paesaggio montano, intaccavano l’equilibrio naturale dell’area, le condizioni vitali di flora e fauna e il corretto uso del territorio» di aree Sic e Zps del Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese.
Il Tar Basilicata aveva, invece, accolto il ricorso della compagnia secondo cui l’atto della Soprintendenza non illustrava i motivi del diniego e non si atteneva al principio di collaborazione costruttiva indicando le modifiche da fare affinché il progetto risultasse compatibile. Inoltre era stato giudicato contraddittorio l’atteggiamento della Soprintendenza che aveva negato il proprio assenso, ma faceva parte della Commissione Tecnica del Paesaggio che l’aveva concesso.
Ma per il Consiglio di Stato, che ha accolto tutte le doglianze contro la prima sentenza del Tar Basilicata, i provvedimenti della Soprintendenza erano invece «parte del procedimento e le motivazioni richieste andavano esplicitate solo nel provvedimento conclusivo che la Regione è chiamata a emettere, e questo è vero sia per le motivazioni, sia per le diversità di vedute tra i vari organismi coinvolti che sull’indicazione delle eventuali varianti da adottare».
L’ultima parola spetterebbe alla Regione Basilicata, la quale dovrebbe ora annullare in autotutela le autorizzazioni rese ad Eni per i nuovi pozzi petroliferi “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3” o passare la palla – come è più plausibile – al ministero dell’Ambiente che, in base alla legge Sblocca Italia, è competente in materia di autorizzazioni di idrocarburi.
Tratto da: https://www.terredifrontiera.info/stop-caldarosa-eni-in-basilicata/
Un surreale gioco dell’oca:premio in palio la biodiversità Caldarosa !!