Numerosa partecipazione alla conferenza stampa indetta dai Comitati, Associazioni e Cittadini per illustrare le criticità del print di Santa Palomba.
Presso la sede del Consiglio Regionale del Lazio si è svolta la conferenza stampa indetta dai Comitati, Associazioni e Cittadini che con forza hanno lanciato l’appello “Salviamo Santa Palomba”.
Per i Comitati sono intervenuti i Comitati di quartiere di Albano, Pavona e S. Palomba, il Coordinamento No-INC, Italia Nostra Sezione Castelli Romani e il Circolo Legambiente Appia Sud il “Riccio” per illustrare le numerose e gravi criticità del Print di S. Palomba: la carenza idrica, l’insufficienza dei servizi, i problemi del traffico e della viabilità, l’impatto sui comuni confinanti di oltre 4.000 persone, la presenza ricchissima di reperti archeologici, l’anomalo coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti.
Numerosi e molto qualificati gli interventi che si sono succeduti, a partire da quello dell’urbanista Paolo Berdini, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, che ha sottolineato come il progetto di Santa Palomba nasca da un’impostazione politica assai poco oculata che ha condotto negli ultimi decenni alla frammentazione della città, determinando un deficit di oltre 13,5 miliardi di euro nelle casse del Comune di Roma, per la costosa gestione di un tessuto urbano eccessivamente frammentato. Berdini ha sottolineato poi che definire il Print una riqualificazione urbana è “una bugia, perché si riqualifica ciò che esiste già e invece a S. Palomba questo progetto sta occupando terreni intonsi, un paesaggio intatto mentre a Roma vi sono ben 70 opere private ancora incompiute!”.
Tale scellerata politica urbanistica, sollecitata soprattutto da interessi privati, relega nelle periferie le criticità più pesanti provocando ai comuni limitrofi un incremento dei problemi locali legati alla viabilità, ai trasporti, all’assistenza sanitaria, alla scuola e a tutti gli altri servizi.
Questo non lo denuncia soltanto Paolo Berdini ma anche il sindaco di Albano, Nicola Marini, fortemente contrario al Print, l’assessore all’urbanistica di Castel Gandolfo, Cristiano Bavaro e il consigliere comunale di Pomezia, Stefano Mengozzi, che, lamentando l’assenza della giunta pometina, alla quale ha presentato un’interrogazione, sostiene la necessità di un fronte comune per combattere il progetto che devasterà Santa Palomba, che deve risolvere già altri problemi. Ha dichiarato infine che “fare l’amministratore significa produrre un buon risultato per il proprio territorio, anche se a volte bisogna mettersi contro il proprio partito!”.
Per il Print nessuna conferenza dei servizi è stata indetta dal Comune di Roma con i comuni limitrofi, e nemmeno è stato consultato il municipio competente o il consiglio Metropolitano, come hanno lamentato il consigliere del IX Municipio, Paolo Mancuso o il consigliere Metropolitano, Massimiliano Borelli – che ha presentato un’interrogazione specifica alla sindaca Raggi, ancora senza risposta.
Un ulteriore contributo critico è arrivato dai Consiglieri regionali Marco Cacciatore, Marta Bonafoni e Daniele Ognibene, e dalla responsabile per i Piccoli Comuni della Regione Lazio, Cristiana Avenali, che hanno evidenziato come questo progetto, definito dal Campidoglio “welfare di comunità” non consideri che le relazioni tra gli individui e i luoghi che vanno ad abitare non sono fatte di mattoni e cemento, quando la casa non coincide con il territorio in cui si vive o lavora diventa solo un tetto sotto il quale dormire.
Si è parlato di riconversione ecologica e sociale dei centri storici dei Comuni della provincia in contrapposizione al modello speculativo di questo PRINT, che rischia di produrre ulteriori disuguaglianze. C’è allora bisogno di ripensare la pianificazione territoriale in termini di sostenibilità ambientale e sociale.
La continuità amministrativa non è un valore assoluto e non deve valere se ci si accorge che porta in una direzione sbagliata.
Assolutamente unanime è stata la posizione secondo cui il progetto di “social housing” di S. Palomba presenta elementi sufficienti per richiedere la sospensione dei lavori in autotutela, ribadita dal Presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi, che ha menzionato i dati sul consumo di suolo della provincia di Roma, 3 o 4 volte superiori alla media nazionale, esprimendo preoccupazione per altre aree soggette a cementificazione in questo quadrante, come Paglian Casale, risorse sprecate che porteranno solo problemi anziché essere concentrate sulla rigenerazione di tanti spazi abbandonati.
Tutti si sono impegnati a sostenere la battaglia delle associazioni e dei comitati per una legge urgente contro il consumo di suolo nel Lazio.