A cura dei Gruppi di Ricerca Ecologica Lazio (GRE).
Il progetto di realizzazione a Tarquinia di un “impianto di recupero energetico”, presentato dalla A2A Ambiente S.p.A. di Brescia e dal costo di 400 milioni di euro, è una vera follia perché l’area di Pian D’Organo – Pian dei Cipressi ricade interamente in una zona identificata come Important Bird Areas, e specificamente la IBA 210 – Lago di Bracciano e Monti della Tolfa: è per questo che i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio hanno presentato alla Regione Lazio le proprie osservazioni ostative al prosieguo dell’iter amministrativo in corso per il rilascio dell’autorizzazione per l’impianto, che da progetto avrà una potenza termica di combustione di 200 MWt al massimo carico termico continuo, due canne di espulsione fumi alte 70 metri e sarà alimentato annualmente con 481.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.
Secondo i GRE LAZIO, «nell’ambito della Rete Natura 2000, le Important Bird Areas (IBA, le aree importanti per gli uccelli) vengono ad assumere un ruolo chiave per una reale salvaguardia della biodiversità, essendo coinvolte nell’istituzione delle ZPS. La “Direttiva Uccelli – Conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici” (Direttiva 79/409/CEE, recepita in Italia fin dal 1992) nonché la “Direttiva Habitat – Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” (Direttiva 92/43/8CEE recepita dall’Italia nel 1997) fissano i criteri di tutela del territorio e salvaguardia dell’ambiente e delle specie. La Commissione Europea negli anni ’80, poiché la Direttiva “Uccelli” non fornisce criteri omogenei per l’individuazione delle ZPS, ha commissionato all’International Council for Bird Preservation un’analisi dei siti importanti per la tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell’Unione. Secondo la Corte di Giustizia dell’Ue (sentenze nelle cause C-3/96, C-374/98, C-240/00 e C-378/01), “l’elenco delle zone di grande interesse per la conservazione degli uccelli selvatici, più comunemente conosciute come IBA, è il riferimento scientifico per l’identificazione e la designazione delle Zone di Protezione Speciale. In Italia l’inventario europeo IBA (Important Bird Areas) è stato curato dalla LIPU a seguito dell’incarico affidato all’associazione dal Ministero dell’Ambiente mediante specifica convenzione stipulata in data 12 dicembre 2000. Tuttavia la Regione Lazio non ha ancora provveduto ad ampliare la perimetrazione della ZPS IT6030005 “Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate” (né di diverse altre) così da includervi interamente il perimetro della IBA210 – Lago di Bracciano e Monti della Tolfa».
«L’area in esame è comunque già contigua alla Zona di Protezione Speciale, da cui dista meno di 200 metri – continuano i GRE – assolve all’obiettivo di ridurre il disturbo dovuto alle attività antropiche e costituisce elemento utile alla definizione della rete ecologica territoriale. Per questi motivi l’area IBA 210 è già segnalata ai fini della tutela e dell’eliminazione della lacuna di conservazione nell’ambito delle Unità Territoriali Ambientali n.3 Monti della Tolfa e n.4 Monti Sabatini e Tuscia meridionale dai PTPG della Provincia di Roma e di Viterbo. La realizzazione dell’impianto e soprattutto il suo esercizio in attività avrebbero un elevato impatto ambientale sull’elevata sensibilità ecologica dell’area (habitat di rapaci come nibbio reale, nibbio bruno, biancone, falco pecchiaiolo e pellegrino, ma anche di succiacapre, occhione, ghiandaia marina e passeriformi degli ambienti aperti quali calandra, calandrella, tottavilla, calandro, averla piccola, averla cenerina), comprometterebbe qualunque tutela della rete ecologica territoriale e configurerebbe violazione delle finalità di tutela previste nella Direttiva Uccelli».
L’incompatibilità urbanistica emerge anche dagli atti amministrativi, come già evidenziato dal Sindaco di Tarquinia con la propria nota del 16 agosto 2019: la delibera n. 31 del 10 aprile 2008 “Approvazione Piano Quadro di indirizzo e coordinamento zona DI in loc. Pian D’Organo — Pian dei Cipressi” esclude categoricamente insediamenti come cementifici, inceneritori, industrie chimiche, depositi inquinanti, discariche e comunque tutti quelli previsti dal D.M. che individua le attività nocive ed inquinanti.
Ma ci sono anche altri motivi tali da indurre un rigetto categorico della proposta: «la Regione Lazio non può ignorare che sull’area interessata hanno gravato per anni diversi stressor, tra cui i più impattanti sono stati sicuramente la centrale Torrevaldaliga Nord (la dodicesima più inquinante d’Europa), il Centro tecnico logistico interforze N.B.C. per lo smaltimento di armi chimiche, il Porto di Civitavecchia con il relativo traffico sia navale che terrestre ed il cementificio. Eppure nel progetto della A2A manca una caratterizzazione della qualità dell’aria presente all’interno dell’area d’intervento, e l’analisi di impatto ambientale si basa solo marginalmente sulla citazione di alcuni dati macro. Negli ultimi trent’anni, invece, è stata ampiamente evidenziata tramite svariati studi epidemiologici una mortalità e un rischio di cancro al fegato, mesotelioma e malattie respiratorie superiore alla media per gli abitanti di Tarquinia, Civitavecchia e dintorni, al punto che si possa addirittura parlare di vera e propria emergenza sanitaria, come rivelano i dati del Registro Tumori Lazio istituito con legge regionale n°7 del 12 giugno 2015 e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale».