Testo e immagini di Susanna Vecchioni.
Le aree verdi e archeologiche tra Ostia Antica, Ostia Lido e Castel Porziano rientrano nella Riserva naturale statale del Litorale romano, istituita il 29 marzo 1996 con Decreto del Ministro dell’Ambiente. Nel medesimo ambito, dove è garantita “la salvaguardia dei preziosi valori naturalistici e storico-archeologici” che dovrebbe impedire o controllare l’ulteriore crescita dei nuclei abitati, sono comprese anche altre aree situate tra Fiumicino, Ponte Galeria, Infernetto, Acilia, Vitinia, Casal Palocco, il parco urbano di Castel Fusano e le dune di Capocotta. In particolare il decreto impone divieti di caccia, di danneggiamento della flora spontanea e di circolazione con mezzi fuoristrada nelle zone individuate dallo strumento legislativo.
La grande distesa agricola e selvosa che costeggia a sinistra la via del Mare, tra Ostia Antica e l’ingresso a Ostia Lido, è costituita dalle aree dette di Pianabella e di Procoio.
La Riserva naturale statale del Litorale Romano (compresa Procoio) è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Macchia Grande di Focene e Macchia dello Stagneto” (codice IT6030023) ai sensi della direttiva Habitat (n. 92/43/CEE).
La Tenuta di Procoio-Pianabella è un comprensorio di proprietà privata ampio circa 350 ettari (dei quali 200 di pineta e di macchia mediterranea e 130 di coltivazioni); parte dalle ultime case di Ostia Lido, nei pressi di via dei Promontori, e arriva fino a ridosso del Parco di Castel Fusano verso sud e alla Via del Mare a nord. La Pineta di Procoio è definita nella zonizzazione della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, come “area di tipo 1 di massima tutela (art. 2 del Decreto istitutivo della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano)”. La parte agricola, con i campi segnati da filari di eucaliptus e pino, costituisce un tipico esempio di paesaggio agrario della Riserva Naturale.
I campi sono delimitati verso Sud, al confine con l’abitato di Ostia, da una pineta di impianto artificiale a pino domestico, con qualche esemplare di pino marittimo e di pino d’Aleppo. Adiacente alla pineta troviamo una lecceta con diversi esemplari di sughere, alcune addirittura centenarie. Questo albero, che predilige zone ad alta piovosità, nei pressi della foce del Tevere è praticamente assente a causa del terreno calcareo, ad eccezione della Tenuta di Procoio. Qui infatti gli strati argillosi (praticamente impermeabili all’acqua) con il passare del tempo sono saliti in superficie e con il conseguente affioramento della falda acquifera hanno permesso la creazione di un habitat naturale favorevole alla sughera. Il sottobosco presenta una vegetazione molto rigogliosa, con cespugli di mirto, cisto giallo delle sabbie, corbezzolo, lentisco e fillirea. La fauna è pressoché la stessa che si trova nel Parco di Castel Fusano, e si presta per un ottimo birdwatching soprattutto per la presenza di zone coltivate che ne caratterizzano l’avifauna.
Abbiamo uno dei boschi misti scampati alla cementificazione scellerata, alle bonifiche, alle concessioni edilizie e commerciali che si sono perpetuate negli anni, un luogo che custodisce una ricchezza ecosistemica dal valore inestimabile.
Il taglio boschivo in corso sembra in relazione con un piano di prevenzione incendi proposto dalla Proprietà Aldobrandini e approvato con nullaosta dell’Organo di gestione della Riserva naturale statale del Litorale Romano del febbraio 2019, previ vari pareri positivi condizionati da parte della Commissione di riserva della Riserva naturale statale del Litorale Romano al termine di lunga e complessa procedura.
Negli ultimi mesi dello scorso anno 2019, tali azioni sono state ripetutamente denunziate alla Magistratura, alle Autorità competenti e sulla stampa, ad opera degli abitanti locali e delle Associazioni attive nella zona, data la crescente preoccupazione per l’incombente sfacelo paesaggistico ed ecologico di questo importante settore della Riserva del Litorale.
Più di uno sono stati i sopralluoghi che hanno evidenziato un’attività lontana da quella relazionata all’origine.
In uno di questi era presente il Professor Franco Tassi che scrive:
“Lo spettacolo è impressionante: più che di taglio, si dovrebbe parlare di pesante devastazione della Pineta con Macchia mediterranea, senza alcuna regola, tecnica o logica accettabile. Sono stati abbattuti o malamente danneggiati splendidi alberi sani di Pino a ombrello (Pinus pinea), Pino marittimo (Pinus pinaster), Leccio (Quercus ilex) e persino Sughera (Quercus suber), radendo al suolo senza scrupolo sottobosco e macchia, scorticando i tronchi e strappandoli dal suolo con mezzi meccanici. Questo intervento, che ha interessato non soltanto il livello arboreo, ma anche quello arbustivo, erbaceo e muscinale, è stato effettuato con pesanti mezzi cingolati anzichè gommati, aprendo ovunque piste e varchi. Risulta quindi scomparsa gran parte della Flora del sottobosco, che comprendeva un ricco campionario di essenze Mediterranee, tra cui Cisto (Cistus albidus, Cistus incanus), Ginepro (Juniperus phoenicea), Fillirea (Phillyrea angustifolia), Corbezzolo (Arbutus unedo), Alaterno (Rhamnus alaternus), Lentisco (Pistacia lentiscus) , Erica multiflora (Erica multiflora), Mirto (Mirtus communis), e numerosi fiori, come varie specie di Composite, Orchidee e Ofridi, tra cui va segnalata la bella e rara Ophrys lutea.
Le conseguenze sulla fauna protetta appaiono drammatiche, come è stato dimostrato dai resti di animali morti: Porcospino (Erinaceus europaeus), Volpe (Vulpes vulpes), Tartaruga terrestre (Testudo hermanni) e altri Rettili, Anfibi nonché, tra gli Invertebrati, Coleotteri, Lepidotteri, Ortotteri e Imenotteri di molte specie.
L’effetto sull’ecosistema è stato a dir poco dirompente, causando anche altre conseguenze assai gravi: come l’allontanamento del Capriolo (Capreolus capreolus) e la distruzione di tane di Istrice (Hystrix cristata), Tasso (Meles meles) e altri Mustelidi, e di una gran quantità di nidi di Uccelli, tra cui Picchio verde (Picus viridis), Picchio rosso maggiore (Dendrocopus major), Picchio rosso minore (Dendrocopus minor), Merlo (Turdus merula), Torcicollo (Jynx torquilla), Rampichino comune (Certhia brachydactila), Scricciolo (Troglodytes troglodytes), Saltimpalo (Saxicola torquatus), Occhiocotto (Sylvia melanocephala), Cinciallegra (Parus major), Cincia mora (Periparus ater), Cincia bigia (Poecile palustris), Cinciarella (Cyanistes caeruleus), Codibugnolo (Aegytalos caudatus), Gazza (Pica pica), Ghiandaia (Garrulus glandarius) e, fatto di estrema gravità, della splendida e vulnerabile Ghiandaia marina (Coracias garrulus).
Ma un altro danno assai grave è stata la completa devastazione dell’ambiente retrodunale, che con i suoi acquitrini e ristagni permanenti di acqua e umidità ospitava non solo una importante flora idrofila e igrofila, ma rappresentava la zona ideale di rifugio per numerose specie di animali a rischio estinzione, tra cui spiccano i Coleotteri adefagi (dei generi Carabus: rossii, alysidotus, granulatus interstitialis, bayardi, violaceus, morbillosus, italicus rostagnoi; Calosoma: sycophanta, inquisitor; Campalita: maderae; Eurynebria: complanata; e Chlaenius (velutinus, festivus, tristis, nigricornis, vestitus, sulcicollis, decipiens, chrysocephalus, circumscriptus). L’ambiente retrodunale, particolarmente vulnerabile, risulta come è noto protetto, con la sua ricca biocenosi, anche da numerose Convenzioni Internazionali: e tuttavia i disastrosi interventi attualmente in corso stanno condannando le specie menzionate, insieme a molte altre entità stenoecie, tipiche della zona retrodunale, a scomparire dalla Riserva del Litorale, che come è ben noto era stata creata anche per la loro salvaguardia.”
Sono voluta andare personalmente a sincerarmi di quanto oggettivamente documentato. Le foto sono state da me scattate domenica 5 gennaio, ho voluto mostrare la differenza dalla parte ancora da “gestire” e quella operata dalla Ditta incaricata. E’ facilmente intuibile che questa operazione non può essere presentata in alcun modo come normale taglio selvicolturale, ceduazione o diradamento, né come prevenzione incendio.
Ringrazio le varie Associazioni, i Comitati i singoli cittadini che si stanno spendendo senza tregua per salvare quello che resta, i giornalisti che con professionalità e coraggio sostengono la causa. In attesa che la Magistratura faccia chiarezza auspico Organi di Controllo preposti più mirati verso la tutela, la protezione e il rispetto delle leggi vigenti.
La mia Ostia: https://youtu.be/z3FyGkfMaBc