Scuola di paesaggio «Emilio Sereni», XII edizione della Summer School Storia del Paesaggio agrario italiano: 25–29 agosto 2020, Istituto Alcide Cervi, Gattatico (Reggio Emilia).
Tema di questa edizione: Il paesaggio nel rapporto città-campagna.
La Scuola di Paesaggio intitolata a Emilio Sereni, importante storico del paesaggio agrario italiano, è una delle più consolidate esperienze formative sui temi paesaggistici. Allestita nella sede dell’Istituto Cervi, dove è conservato anche il patrimonio librario e archivistico di Sereni, essa costituisce una feconda occasione d’incontro fra università, scuola e governo del territorio. Con una impostazione pluridisciplinare, la Scuola è rivolta a coloro che sono impegnati nei diversi campi dell’istruzione e della formazione, della ricerca, dell’amministrazione pubblica, delle professioni, dei musei e dell’associazionismo culturale e ambientale. L’edizione di quest’anno, dedicata al “Paesaggio nel rapporto città-campagna”, riprende un tema classico della storia italiana per affrontare la crisi delle relazioni tra mondo rurale e mondo urbano e per elaborare strategie e linee di intervento finalizzate alla necessaria ricostruzione di questo rapporto, che trova nelle dinamiche del paesaggio una delle espressioni più eloquenti.
Il paesaggio è l’esito visibile dei processi storici di territorializzazione, nei quali l’interazione città-campagna assume un ruolo determinante. Nel corso del tempo queste due componenti territoriali fortemente distinte (la campagna e la città) hanno dialogato tra di loro, producendo paesaggio: i circuiti del lavoro e del cibo (cioè dell’energia), con i loro profondi risvolti culturali e politici (cioè del sapere e del dominio), sono stati gli elementi base di questa relazione incessante e problematica, economica e antropologica al tempo stesso, ma anche filosofica e religiosa. La storia ci dice che spesso l’urbano ha matrici rurali e viceversa (Sereni parlava di “supremazia”).
Il rapporto città-campagna è un tratto caratteristico della storia d’Italia. Anche i divari regionali, spesso ricondotti ad una visione dualistica nord-sud, riflettono il diverso grado e modalità di tale rapporto, che si è rivelato nettamente più marcato e duraturo al centro-nord, più flebile (anche se non assente) nel Mezzogiorno. La città ha significato presenza di una molteplicità di funzioni sul territorio, autonomia politica e vicinanza (Italia comunale) o lontananza (Italia meridionale) del potere, organizzazione di contadi e di sistemi agricoli in funzione dell’approvvigionamento alimentare e un frequente contatto culturale degli abitanti della campagna con la vita urbana.
Profondi legami che non hanno impedito una chiara distinzione dei ruoli e dell’immagine urbanistica. In un sistema unico, la città doveva fare la città e la campagna la campagna. Il paesaggio rifletteva questa diversità. Per stare insieme e perché il sistema funzionasse i ruoli dovevano essere chiaramente distinti e come tali percepiti. Contavano le relazioni e l’integrazione delle funzioni. E da queste derivava l’organizzazione, più o meno resistente, del paesaggio, “l’orma visibile” di cui parlava Sereni.
L’urbano e il rurale, che compongono da secoli l’identità profonda di molte regioni italiane e non solo, avevano imparato a dialogare, diversi ma insieme, mentre nell’età contemporanea questo rapporto si è venuto affievolendo; si è perso anche il confine fisico (le mura) tra la città e la campagna e il dialogo ha preso altre forme, talvolta interrompendosi del tutto. La dispersione urbana non si è verificata soltanto intorno alle grandi città, ma anche in molte aree del Paese, sommandosi all’abbandono delle zone interne.
Con i processi di industrializzazione e di globalizzazione, la progressiva distruzione del locale e del rurale ha determinato un bypass: la città sembra poter vivere senza la sua campagna e la campagna può morire senza più alcun rapporto con i centri urbani di riferimento. Non si è trattato solo di una crisi dell’urbanistica, ma della fine di un modo di intendere la politica, della capacità dei pubblici poteri di dare risposta al disagio per la condizione urbana e del territorio. Per questo appare necessario superare la contrapposizione e costruire (o ricostruire) un’alleanza tra città e campagna. Nuove relazioni devono essere prodotte, non in senso gerarchico ma funzionale, che partano dal cibo, dal tempo libero, dal paesaggio, dagli stili di vita… con l’obiettivo d progettare un nuovo circolo virtuoso, che rimetta al centro l’agricoltura e i legami tra la multifunzionalità rurale e i contesti urbani e che si rispecchi nella qualità del paesaggio come contenitore di armonie, anziché di separazioni.
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