Undici associazioni ambientaliste di Mestre e di Venezia (Ecoistituto del Veneto, Amico Albero, Italia Nostra-Venezia, Mestre Mia, La Salsola, Comitato Ex Umberto I, Movimento dei Consumatori, Alberi a Venezia, VeneziAmbiente, I Sette Nani, WWF-Venezia e Territorio) hanno deciso di passare alle vie legali per contrastare il progetto del “Boschetto di Carpenedo” che una società privata ha avviato in questi mesi, facendo tabula rasa di un pioppeto, tombando un fossato in maniera ritenuta illegittima dalle associazioni, facendo entrare nel viottolo del Tinto, per settimane, tre enormi trattori con rimorchio, violando il chiaro divieto posto all’inizio della via e, soprattutto, agendo in forza di un “Permesso a Costruire” considerato pieno di illegalità, rilasciato l’anno scorso dagli Uffici del Comune.
L’esposto, firmato da Michele Boato, presidente dell’Ecoistituto del Veneto, ed espressamente condiviso (via mail, essendo impossibile, in questi giorni, la raccolta delle firme autografe) dalle altre 10 associazioni, oltre a segnalare gli abusi attuati in questi mesi e inutilmente segnalati al Comune si concentra su tre rilevanti illegalità contenute negli atti comunali che permettono di costruire su terreni in cui è decretata l’assoluta inedificabilità da ben due Piani (Regionali e Provinciali) e una Valutazione di Incidenza Ambientale del Comune di Venezia.
I vincoli violati dal Progetto e dalle autorizzazioni comunali sono:
- la fascia di rispetto di 50 metri da via del Tinto (posta dall’art.24 delle NT del Piano Territoriale della Provincia di Venezia del 5.12.2008,);
- la fascia di rispetto di 250 metri dal perimetro del Bosco di Carpenedo, posta, assieme ai 50 m. dalla strada, dalla VINCA-Valutazione di Incidenza Ambientale del 12.8.2009;
- una distanza ancora maggiore dal bosco, di 330 metri, posta dal PALAV-Piano Ambientale della Laguna di Venezia (art. 21/a-Aree di interesse paesistico ambientale delle NTA), norma regionale, di valore superiore alle due precedenti.
Prima di rilasciare un Permesso a Costruire, è obbligo degli Uffici verificare che il progetto non incorra in alcun divieto di legge. Invece, secondo le Associazioni, gli Uffici comunali competenti non hanno svolto questo compito, non hanno verificato nessuno dei tre vincoli detti ed è pertanto da ritenere che si tratti di una palese omissione di atti d’ufficio che, di fatto, favorisce i privati che ottengono così il Permesso a costruire.
Ad aggravare la responsabilità del Comune c’è il fatto che la presenza di tali vincoli non può essere “sfuggita” ai responsabili degli Uffici, perché gli stessi progettisti hanno segnalato la presenza dei tre vincoli nella Planimetria Generale del Permesso a Costruire del Piano di Lottizzazione approvato.
Il permesso a costruire rilasciato dal Comune il 14 gennaio 2019 consente a una società privata la realizzazione di un nuovo quartiere, con 26 villette unifamiliari e tre condomini da cinque appartamenti ciascuno.