di Fabrizio Milanesi.
Era solo la scorsa estate quando in Italia un arretramento mai visto sulla battigia della Liguria aveva acceso un campanello d’allarme. Rispetto alle misurazioni del 2018 la spiaggia si era infatti ritirata di quasi 12 metri, un segnale mai così evidente che il livello del mare sta aumentando. Se pensiamo solo alla Liguria, il mare è avanzato di 5 metri negli ultimi 50 anni.
A pochi mesi di distanza, uno studio scientifico pubblicato su Nature Climate Change alza l’asticella e di molto. Un gruppo di ricercatori europei si spinge infatti ad ipotizzare che nel 2100 metà delle spiagge del mondo potrebbe sparire a causa dei cambiamenti climatici e dall’innalzamento del livello del mare.
Le aree più a rischio sarebbero le coste australiane per quasi 12000 chilometri, come anche quelle di Canada, Cile, Messico, Cina e Stati Uniti. Una tragedia se si pensa che le spiagge occupano più di un terzo delle coste mondiali e rappresentano una vera e propria barriera naturale contro gli eventi atmosferici, dalla tempesta meno offensiva al ciclone più violento.
Ma come si è arrivati a disegnare uno scenario tanto sciagurato? Michalis Vousdoukas, ricercatore dell’Ispra nell’ambito del Centro comune di ricerca dell’Unione europea, supportato da vari istituti di ricerca, ha analizzato immagini satellitari che mostrano i cambiamenti del litorale dal 1984 al 2015.
Gli scenari ipotizzati di cambiamento climatico sono quello ambientale, provocato da fattori geologici e dalla invasività delle attività dell’uomo, e dalla ritirata del litorale a causa dell’innalzamento del livello del mare. Un’ulteriore analisi si è concentrata su come l’erosione causata dalle tempeste può cambiare a causa dei cambiamenti climatici e quale impatto possa avere sulle coste.
I risultati di queste analisi indicano che circa il 50% delle spiagge sabbiose del mondo è a rischio di grave erosione. E a rischiare di più sono alcuni paesi che potrebbero subire entrambi gli scenari climatici, tra cui Gambia e Guinea-Bissau, dove si potrebbe perdere oltre il 60% della costa sabbiosa.
Tornando sulle nostre coste è di Legambiente il dossier “Spiagge indifese“, che nella sua pubblicazione del 2017 e nei successivi aggiornamenti denuncia come il 42% delle spiagge italiane sia a rischio erosione.
La regione più esposta per tassi di erosione costiera è il Molise (91%), seguito da Basilicata (78%), Puglia (65%), Abruzzo (61%), Marche e Lazio (54%). Se la passano meglio Friuli (13%), Veneto (18%), Emilia-Romagna (25%) e Liguria (33%).
Noi potremmo fare molto per diminuire questi enormi rischi. Gli studiosi affermano che già una mitigazione moderata delle emissioni di gas a effetto serra potrebbe impedire il 40% del ritiro delle coste. Un impegno non più derogabile per il bene comune.