La preghiera speciale per l’emergenza sanitaria.
“In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato“.
Lo ha detto Papa Francesco nella preghiera speciale per l’emergenza sanitaria. Nella preghiera speciale a San Pietro il Papa “implora” Dio. “Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: ‘Svegliati Signore!'”, “non lasciarci in balia della tempesta“.
“Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta“.
Un Papa straordinario…
Pandemia, una lezione che va imparata in fretta. di Gianfranco Amendola, Il Fatto Quotidiano 9 aprile 2020.
«Ci siamo illusi di poter essere sani in un mondo malato» ha detto Papa Francesco, un grande uomo del nostro tempo. Ha ragione: questa pandemia non è un incidente ma è la migliore dimostrazione che la nostra salute dipende direttamente dalla salute degli altri e dalla salute del mondo in cui viviamo. La deforestazione, i danni di un inquinamento sempre crescente, l’uso sconsiderato della chimica e della tecnologia stanno rapidamente distruggendo migliaia di specie animali e vegetali e con loro la biodiversità.
La nostra specie diviene, quindi, sempre più quella dominante e sempre più, quindi, sarà l’obiettivo privilegiato dei vari virus che sono in grado di replicarsi e modificarsi per superare le nostre difese. Proprio mentre, come da anni ci ripete l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), il crescente riscaldamento del globo ci porterà nuove pandemie tropicali. E non basterà lavarsi le mani, mettersi le mascherine e allontanarsi di un metro. Ma non basterà neppure un vaccino sempre più difficile da creare. Se c’è una lezione che dobbiamo imparare in fretta da questa pandemia è che dobbiamo iniziare a combatterne le cause, non le conseguenze.
E dobbiamo farlo subito, nel momento in cui destiniamo centinaia di miliardi per ricostituire la nostra economia e possiamo propiziare, quindi, una riconversione del tipo di sviluppo oggi dominante. Ma questo potremo farlo solo se lo capirà, e in fretta, la politica. Come ci ricorda l’Enciclica “Laudato si”, «non si può giustificare un’economia senza politica, che sarebbe incapace di propiziare un’altra logica in grado di governare i vari aspetti della crisi attuale».
Tanto più che una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi, poiché non basta inserire considerazioni ecologiche superficiali mentre non si mette in discussione la logica soggiacente alla cultura attuale. Una politica sana dovrebbe essere capace di assumere questa sfida, rifuggendo da una «concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese e degli individui»; così come finora è avvenuto.
In sostanza, per evitare nuove, insostenibili “emergenze”, occorre un ritorno alla politica vera che inizi a ripensare il senso dello sviluppo vero e sostituisca le scelte oggi operate e imposte dall’economia di mercato con quelle mirate al soddisfacimento dei bisogni veri degli individui in un quadro di pacifica convivenza tra l’uomo e l’ambiente e tra uomo ed uomo. Occorre, cioè, ripartire da beni e bisogni veri e fondamentali come la salute, l’ambiente, la biodiversità, la cultura, l’eguaglianza.