A cura del Comitato San Salvi chi può, Firenze.
ANTEFATTO
Nel 2013 il comitato San Salvi chi può denunciò la distruzione di uno degli ultimi terreni coltivati ancora esistenti nella fascia pianeggiante destra del fiumeArno, alle porte della città, precisamente nei pressi del mulino di San Michele a Rovezzano, a causa della installazione di un grande villaggio turistico gestito da una holding privata. In questo estremo lembo orientale della piana fiorentina scompariva così la testimonianza preziosa, ancora ben visibile qualche anno fa, di quel ricco paesaggio agrario che un tempo cingeva da ogni lato la città di Firenze. La zona interessata all’intervento era considerata dal piano regolatore del 1996 “paesaggio agricolo di raccordo con l’area urbana” facente parte della bassa valle del torrente Mensola, a sua volta inserito in quello che avrebbe dovuto essere il parco dell’Arno e dei suoi affluenti. Un’ipotesi di parco che veniva oramai definitivamente compromessa dalla barriera che l’impropria destinazione turistica frapponeva tra il parco storico delle colline e le aree ripariali e golenali dell’Arno.
ASSALTO ALLA PIANA DI RIPOLI OVVERO COME PREPARARE UNA SECONDA NOVOLI
Adesso, malauguratamente, è la volta dell’aggressione all’agricoltura esistente sulla sponda sinistra dell’Arno a monte di Firenze, a cavallo fra il comune di Firenze e quello di Bagno a Ripoli; una serie di interventi collegati e convergenti, riflesso di quella mentalità che con furore distruttivo considera ormai marginale il mondo rurale, con le sue sedimentazioni antropiche plurimillenarie e la sua tessitura paesistica, mentre i terreni assumono valore solo se urbanizzabili o destinati ad attività extra-agricole. Ecco che questa porzione della piana (che ancora conserva, malgrado varie manomissioni, significative memorie di quella che fu la fiorente corona rurale periurbana con le sue colture promiscue di orti, seminativi e oliveti) sta per essere progressivamente cancellata per effetto di molteplici interessi privati che vanno dallo sport al turismo, all’imposizione di una scelta infrastrutturale molto impattante quale la tranvia con i servizi collegati (deposito, officina e parcheggi scambiatori).
CENTRO SPORTIVO FIORENTINA
Fra gli interventi di trasformazione di questa zona rurale emerge per estensione l’enorme centro sportivo che realizzerà l’ACF Fiorentina di proprietà dell’imprenditore italo-statunitense Rocco Commisso, a cui viene concessa un’area, precedentemente utilizzata a seminativo, di 25 ha per realizzare un complesso di ben 10 campi di calcio, all’interno del quale verranno costruiti nuovi edifici per un totale di 20000 mq per la connessa attività sportiva e per funzioni direzionali, commerciali e ricettive. Inoltre, un campo da calcio non mantiene la stessa capacità drenante e la ricchezza nutritiva naturale di un terreno agricolo ma è un terreno artificializzato con varie stratificazioni e seminato con erbe specifiche. A quale domanda sociale risponde dunque una simile mastodontica struttura sportiva e il sacrificio di tanto suolo fertile? Dubitiamo fortemente che sia destinata alla pratica dello sport come formazione e diritto di cittadinanza, aperto a tutti e a misura di ciascuno; ma piuttosto a un modello sportivo competitivo e di prestazione, funzionale agli interessi e al reclutamento della società sportiva.
CAMPEGGIO BUNGALOW
Gli stessi interessi speculativi che hanno agito per il villaggio turistico sull’area pregiata di Rovezzano, in ossequio alla monocultura turistica che domina incontrastata su ogni altra considerazione di tutela e conservazione del territorio, ancorché in stato di abbandono ma pur sempre recuperabile al verde e all’agricoltura, si concentrano ora su un’area di ancora più grande valore. Ci riferiamo al grande Camping di 100 Bungalow e annessi (83000 mq) che è previsto ai piedi e sulle pendici della collina in parte incolta e in parte a oliveto sovrastante la bellissima pieve romanica di San Pietro a Ripoli risalente all’anno Mille. Un impianto turistico destinato ad intaccare soprattutto l’identità di un sito, la cui immagine e memoria andrebbe invece preservata, nella sua tessitura storico-paesaggistica, in ciò che intorno rimane di ancora bello e non colonizzato dal cemento e dall’asfalto.
LA TRANVIA 3.2 E IL SUO IMPATTO SUL CONSUMO DI SUOLO
Una grande opera come la tranvia (con i tre rami già realizzati a Firenze verso Scandicci, Aeroporto e Caregggi), generalmente percepita come soluzione migliore per affrontare l’annosa questione della congestione del traffico automobilistico del sistema urbano fiorentino, si è rivelata nel tempo, ad un’analisi approfondita e non ideologica, un’operazione molto pesante sotto il profilo dell’impatto ambientale e al contempo affatto risolutiva dei vari problemi della mobilità.
Per quanto riguarda la linea 3.2 in progetto e le relative conseguenze sulla piana di Bagno a Ripoli, essa comporta in termini di servizi associati, deposito e officine per le vetture del tram e parcheggi scambiatori, un notevole dispendio di suolo (circa 70000 mq) e l’eliminazione di attività agricole come le colture orticole. Un danno al paesaggio rurale dovuto ad un ulteriore incremento della cementificazione e al mutato assetto ecologico ed idrografico a causa dell’impermeabilizzazione dei terreni interessati. Per questi motivi, numerosi esperti in materia e molti cittadini hanno già manifestato la loro decisa contrarietà a tale costosissima infrastruttura, orientandosi verso la richiesta di un trasporto pubblico locale alternativo, oggi disponibile, come ad esempio l’Ecoblutram, un mezzo elettrico la cui batteria può essere ricaricata velocemente, dall’uso assai flessibile e che può usufruire dei depositi esistenti, a costi e impatto ambientale contenuti.
Eppure siamo consapevoli che il vero problema del traffico si risolve con una pianificazione di area vasta mediante il coordinamento di tutti i vettori di trasporto collettivi e in particolare di quello ferroviario, un coordinamento di risorse che le istituzioni pubbliche preposte -si noti- ben si guardano dal mettere in atto.
E POI ANCORA….
Purtroppo all’elenco delle trasformazioni previste per la martoriata piana di Bagno a Ripoli, la cui amministrazione già in passato si è contraddistinta per favorire la proliferazione devastante di villettopoli in varie parti del suo territorio, occorre aggiungere ulteriori interventi collegati ad alberghi di lusso e di ampliamento di altre aree sportive. Tali interventi, che in questa sede non trattiamo, andranno a depauperare ulteriormente la tessitura paesistica e rurale della piana di Ripoli.
CONCLUSIONI
Associazioni ambientaliste, comitati, liste civiche e moltissimi cittadini sono inorriditi di fronte a questa politica scriteriata e suicida, asservita agli interessi privati, di continua distruzione e frammentazione del tessuto rurale esistente, che porta con sé sul piano paesistico omologazione e appiattimento oltre allo stravolgimento degli equilibri ecologici e alla perdita di biodiversità, e confina l’agricoltura in spazi interstiziali e residuali, predisponendola a nuove alterazioni.
Insomma, siamo di fronte all’ennesimo esempio di un potere pubblico che viene meno quando si tratta di salvaguardare gli interessi collettivi di carattere ambientale, culturale e sociale e di difendere i “beni comuni” per le presenti e future generazioni, e li sacrifica ancora una volta sull’altare degli interessi venali e del profitto privato.
Comitato San Salvi chi può – http://firenzecomitatosansalvi.blogspot.com/
Ciò che leggo è la prova che nessuna pandemia sarà servita a smantellare le logiche del mercato, della speculazione edilizia, del profitto, del consumo ai danni dei territori.
Neppure il Coronavirus li ferma !Assurdo ,davvero inaccettabile questo ulteriore sacrificio di beni comuni!