Che il territorio veneto sia il maggior consumatore di suolo libero di tutto il nostro Paese è cosa ormai nota e ripetutamente sottolineata da parte di tutto il nostro Forum, che continua a reclamare un’azione di “stop” da parte della politica, rigorosamente non ascoltato.
Ora alla nostra voce forte e persistente pare essersi aggiunta anche quella dell’Associazione dei Costruttori Edili del Veneto: in questi giorni il suo presidente regionale ha diffuso un comunicato stampa che suona come un messaggio di monito e di novità.
«L’emergenza – ha affermato Paolo Ghiotti, presidente regionale Ance – non deve farci perdere di vista le priorità per il rispetto del territorio. In questi giorni abbiamo riaperto i cancelli dei cantieri con la consapevolezza che la sicurezza dei lavoratori e della loro salute viene prima di tutto, come sempre. L’emergenza sanitaria, divenuta purtroppo emergenza economica che investe anche il nostro settore, non deve far passare in secondo piano il futuro e le sfide dell’edilizia. A cominciare dalla riduzione del consumo del suolo e dalle costruzioni sempre più sostenibili. Queste strade non devono essere abbandonate perché sono fondamentali per il futuro. I numeri a livello nazionale disegnano un quadro preoccupante per quel che riguarda le nostre abitazioni. Cinquantanove milioni di abitazioni, di cui 24 milioni ad alto rischio sismico, 6 milioni ad alto rischio idrogeologico; il 50% con più di 40 anni, l’80% oltre la classe. E non cambia per il Veneto che con 470.000 unità abitative assorbono il 30% dell’energia prodotta, con emissione in aria del 21% di Co2 e 64% di polveri sottili. Soffre pure la nostra città di Rovigo che già al 15 febbraio aveva raggiunto il trentacinquesimo giorno con valori di Pm10 superiori al consentito in un anno. E’ il riscaldamento delle nostre case che sta inquinando, case energivore che non rispondono più alle esigenze di una società che sta cambiando velocemente, multietnica e sempre più vecchia».
E aggiunge: «La sostenibilità non è un no a tutto e non può ridursi alla semplice approvazione di leggi, ma deve essere innanzitutto un salto culturale. Dobbiamo capire che il futuro passa attraverso un’edilizia d’implosione, demolire e ricostruire sullo stesso sedime; abbiamo arte, mezzi e materiali per farlo. Crediamo sia possibile rigenerare le nostre città, riqualificando le nostre case, che non possono più essere volumi, contenitori, ma abiti fatti su misura. Un’edilizia bio, sartoriale, che ci possa emozionare dando il giusto valore ai nostri centri storici e alle nostre campagne. Bisogna fermare l’edilizia espansiva di consumo del suolo, che vede il nostro Veneto, per il secondo anno consecutivo, il maggior consumatore in Italia (923 ettari). Incentivanti sono le proposte eco-sisma bonus, riqualificazione facciate, con defiscalizzazione fino al 110%».
Le parole del presidente regionale dell’ANCE ci paiono opportune; avremmo preferito un po’ più di coraggio e il richiamo alla necessità di una moratoria delle nuove edificazioni. Ma è comunque un segnale di cambiamento indispensabile: ci auguriamo che gli sviluppi vadano in questa direzione e che le Istituzioni recepiscano il messaggio.
Ora anche delle imprese…
Non c’è solo il problema del consumo di suolo, però, ma anche quello dell’energia e della materia prima. Non sono favorevole ai bonus ristrutturazioni perché sono falsamente ecologici: preferirei si facessero pagare di più le materie prime e quelle di cava e si rendesse facile togliere edificabilità ai terreni. Inoltre bisognerebbe tassare le case vuote di modo da spingere i proprietari a venderle, evitando così di costruirne di nuove. Allora sì che non si andrebbero a costruire case enormi e orrende su terreni verdi, perché sarebbe sconveniente.
Ho visto troppe persone “ristrutturare” demolendo e costruendo muri (l’industria del cemento è una delle peggiori inquinatrici mondiali), buttando via vecchi pavimenti o sanitari perfettamente funzionanti per sostituirli con altri in pietra (cave), legno (disboscamento) o addirittura plastica… gli esempi sarebbero infiniti, dagli isolamenti in polistirolo che finiscono nell’ambiente al costo ambientale del produrre vetro. Per non pagare dell’enorme dispendio di energia (trasporti, estrazione, lavorazione, demolizione, costruzione) che richiede una qualsiasi ristrutturazione. Lo strapotere dell’ediliza in questo paese è tale che si fanno passare interventi inutili per ecologici e addirittura da finanziare.
Io avevo pochi soldi per sistemare la casa e non ho toccato quasi nulla; questo sì che è un vero risparmio di risorse. Se avessi preso i soldi per “ristrutturare” ne avrei consumate molte di più.
Perché con le mie tasse devo finanziare, di fatto, il consumismo altrui, solo perché lo chiamiamo “ristrutturazione”?