Ancora una volta ci avevamo visto giusto. Tanto che i rilievi tecnici e giuridici che il Forum Salviamo il Paesaggio avevano trasmesso agli uffici regionali e a tutti i ministeri sono stati confermati dalla decisione assunta il 22 luglio scorso dal Consiglio dei Ministri, che ha deciso di impugnare formalmente la legge della Regione Piemonte n. 13 del 29/05/2020, recante “Interventi di sostegno finanziario e di semplificazione per contrastare l’emergenza da Covid19”.
Sono cinque gli elementi di impugnazione indicati dal Consiglio dei Ministri e riguardano:
- l’articolo 23, comma 2, in materia di interventi di sostegno finanziario che viola l’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione in materia di tutela della concorrenza;
- l’articolo 52 in materia di autorizzazioni commerciali che viola i principi di libera concorrenza di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione;
- l’articolo 61 in materia di semplificazione documentale (“Riduzione dei termini della seconda conferenza di copianificazione e valutazione”), che risulta lesivo dell’articolo 14 della legge n. 241 del 1990 e del principio di leale collaborazione, sancito dagli articoli 5 e 120 della Costituzione;
- l’articolo 62 in materia edilizia (“Estensione delle varianti parziali”), che viola le norme poste a base della tutela del paesaggio e, di conseguenza, gli articoli 9 e 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione;
- l’articolo 79 in materia edilizia (“Destinazioni d’uso temporanee”), che viola l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione, in materia di governo del territorio.
A questi decisi rilievi si dovrebbero aggiungere diverse ulteriori modifiche ed abrogazioni riguardanti svariati articoli della legge regionale 13/2020 (articoli 53, 60, 63, 64, 78, 84 e 85), su cui la stessa Regione si è impegnata formalmente: gli uffici regionali stanno infatti lavorando sulle osservazioni mosse da ciascun singolo ministero e si prevedono drastici interventi correttivi nell’impianto dell’articolato.
Al momento nulla trapela, però, e l’opinione pubblica continua a non conoscere i dettagli tecnici di questo dialogo di revisione necessaria in corso tra Governo centrale e amministrazione regionale; e questo è certamente un fatto negativo perchè le questioni sono piuttosto rilevanti e sarebbe certamente utile e “formativo” per tutti la divulgazione in assoluta trasparenza del confronto fra tecnici.
Riteniamo anche discutibile la reazione che il Presidente della Regione Alberto Cirio e i suoi assessori Fabio Carosso (anche vice presidente), Vittoria Poggio e Maurizio Marrone hanno affidato a una nota stampa per commentare l’impugnazione del CdM: «Daremo battaglia fino all’ultimo perché spiace che si vogliano bloccare risorse necessarie per la ripartenza del turismo, norme per la tutela dei piccoli commercianti di fronte all’espansione della grande distribuzione e altri provvedimenti per la lotta alla burocrazia, specialmente in campo urbanistico, che sono per noi principi irrinunciabili. E spiace anche constatare che appena una Regione dimostra il coraggio di fare la differenza e anticipare lo Stato nel contrasto alla burocrazia, il Governo centrale si ribelli a questa sfida innovativa per imporre il mantenimento della palude attuale».
Pare, infatti, evidente che i vertici della Regione Piemonte vogliano considerare l’impugnazione del CdM come una sorta di “faida” tra opposti schieramenti partitici. Il che non corrisponde alla realtà delle cose: qui ci troviamo di fronte a un intervento (doveroso) di carattere squisitamente tecnico e giuridico. La “faziosità politica” non esiste: sono le norme statali e costituzionali ad essere violate!
La stessa motivazione che ha spinto il Forum Salviamo il Paesaggio a formulare i propri rilievi, tecnici e giuridici e non certamente “di parte”, perchè l’unica parte in cui ci sentiamo di stare è quella della ragione, del rispetto delle regole, dei diritti dei cittadini, della salvaguardia del bene comune…
E nel caso della legge 13/2020 piemontese – è bene ribadirlo ancora una volta – la Regione ha voluto “cogliere l’occasione” dell’emergenza sanitaria per riproporre un abituale rito del nostro sistema legislativo, attraverso una “legge speciale derogatoria” anziché una “legge generale”, cercando di indebolire le leggi urbanistiche vigenti in maniera indiretta.
Plaudiamo all’intervento risoluto dei Ministeri (in attesa di poter analizzare e valutare compiutamente le modifiche che verranno ratificate). E ci permettiamo anche una piccola soddisfazione nel registrare che le osservazioni e i suggerimenti tecnici e giuridici che abbiamo fornito a tutti gli “attori” di questo complesso procedimento normativo non sono caduti nel vuoto.
E, ancora una volta, confermano che la cittadinanza attiva non deve credere che la propria voce non abbia un peso nelle azioni dei “governanti”: quando sono motivate, competenti, chiare e indirizzate ai giusti soggetti, non passano inosservate. Ed è bene ricordarselo…
ottimo,inevitabile