A cura di Italia Nostra Siena.
A distanza di molti anni, forse troppi, sono finalmente iniziati i lavori di demolizione del Podere Le Vigne a Casole d’Elsa nel silenzio ingiustificato dei media, che il Covid-19 può spiegare solo in parte. Era il 2007 quando la Procura di Siena iniziò ad indagare sui molti abusi che si stavano consumando nel Comune di Casole d’Elsa dando origine alla più grande ondata di sequestri immobiliari di tutti i tempi in Toscana: Pietralata di Berignone, San Severo, la Fornace di Poggio Marino, vari insediamenti residenziali in Cavallano, oltre al complesso de Le Vigne.
Fu proprio la sezione di Italia Nostra di Siena ad accendere i riflettori sui molti abusi che si stavano realizzando grazie alla vigilanza attiva di molti cittadini residenti a Casole d’Elsa. Le indagini furono intraprese dalla Procura della Repubblica di Siena sotto la direzione del Sost.Proc. Mario Formisano e si conclusero con il rinvio a giudizio di sei imputati per lottizzazione San Severo, nove imputati per Podere Le Vigne e altrettanti per la Fornace di Poggio Marino di proprietà della società Castello di Casole. Una prima sentenza portò nel 2009 all’abbattimento di circa 5000 mc. del complesso immobiliare di San Severo a cui si aggiunge oggi la demolizione di due terzi del complesso “Le Vigne”.
Gli interventi previsti adesso per Le Vigne, in attuazione della sentenza a suo tempo formulata dal Giudice Gaggelli, prevedono la demolizione dei fabbricati C – D – E – F con il ripristino dello stato dei luoghi e la bonifica dell’intera area per un totale di oltre 11.526 mc. San Severo e Le Vigne rappresentano ad oggi la più grande operazioni di ripristino della legalità con l’effettiva “cancellazione” del costruito mai effettuata nella storia della nostra Regione e tra le più rilevanti nell’ambito dell’intero territorio nazionale. Sul fronte penale nessuno ha pagato e nessuno purtroppo pagherà perché non potrà mai più essere formulata una sentenza a conclusione di un regolare processo, a causa della prescrizione scattata per i principali reati; sul fronte “civile” , invece, si sta attendendo il risultato dell’appello contro la sentenza che ha condannato il Comune di Casole d’Elsa ed altri due professionisti a pagare somme milionarie a danno dei cittadini che, in caso di esecutività del dispositivo, si vedranno quasi certamente diminuire i servizi per far fronte alle spese legali e processuali.
Il grande abbattimento in corso, insieme a quello di San Severo del 2009, non rimargina la grave ferita inflitta all’ambiente e al paesaggio con l’estirpazione di numerose piante e ceppaie per far posto ad una colata di cemento oltre ogni limite consentito ma segna – comunque – un’importante vittoria dei cittadini e di Italia Nostra di Siena che mai hanno desistito dal portare avanti questa battaglia di civiltà. E’ doveroso infine aggiungere che la demolizione non sarebbe invero sufficiente a sanare l’abuso, e sarebbe giusto anche una ripiantumazione del bosco, laddove illegalmente estirpato, che negli anni ’70 – e questo lo sanno in pochi – era stato messo a dimora tramite l’utilizzo di fondi pubblici. Le tristi vicende urbanistiche di Casole d’Elsa portano in dote l’insegnamento che dietro quei colpi di ruspa di oggi ci sono quei “cittadini” di ieri che con il loro “vigile impegno” hanno verificato e ancora oggi verificano il rispetto della “legalità” di scelte miopi e di ancor più blandi controlli effettuati dalle politiche locali.
Un plauso postumo all’operato dell’ex Corpo Forestale dello Stato che nella sua specificità è stato eliminato con motivazioni poco convincenti e suddiviso in 5 settori anche diametralmente opposti per cultura storica. Oggi, a circa 4 anni di distanza, possiamo tranquillamente affermare che nessun significativo risparmio per le casse statali è stato conseguito ma, per contro, quello che ne resta è probabilmente meno vicino ai problemi della gente residente nei pregiati contesti paesaggistici rurali che contraddistinguono la Toscana in tutto il mondo.