John Muir è stato uno dei primi conservazionisti moderni, pioniere della filosofia della wilderness e primo promotore dell’origine dei parchi nazionali statunitensi. Senza ombra di dubbio possiamo anche definirlo come uno dei primi “ambientalisti“, padre nobile di una stirpe. Eppure il suo nome non è così noto al pubblico italiano e bene ha fatto una piccola casa editrice di Prato – Piano B edizioni, che da anni propone saggi importanti dedicati alla wilderness – a portare alle stampe un libro che raccoglie dieci suoi scritti e delinea i tratti di un insolito e poliedrico personaggio contemporaneamente ingegnere, inventore, naturalista, esploratore, scalatore e scrittore.
Dobbiamo a lui la creazione di alcune aree protette degli Stati Uniti come la Yosemite Valley e il Sequoia National Park, scelte naturalistiche che hanno profondamente influenzato la volontà imititativa praticamente di tutti gli Stati.
Il racconto che si sprigiona da questa raccolta di scritti è la narrazione di un lungo percorso di vita che ha portato Muir a conoscere rispettosamente la natura nella sua essenza. La natura selvaggia. Perché la natura è selvaggia e va rispettata, come lui stesso afferma: «Quando scopro una nuova pianta, mi accampo accanto a lei per qualche minuto o giorno, per fare la sua conoscenza e provare ad ascoltare cosa ha da dirmi… Ai massi che incontro chiedo da dove giungano, e dove stanno andando».
Dicevamo del suo poliforme background: un ingegnere/inventore amante della natura. Da un personaggio con queste caratteristiche non ti aspetteresti un’esistenza basata su un assioma così perentorio: «Non cieca opposizione al progresso, ma opposizione al progresso cieco»; è la base di una ricerca che afferma la necessità di ritrovare (e preservare) la natura selvaggia e considerare i parchi e le riserve non come fonte di legname e di acqua per irrigare ma come fonti di vita. «Tutti hanno bisogno della bellezza come del pane; luoghi in cui poter giocare e pregare, dove la natura possa guarire e rinvigorire il corpo come l’anima».
Ne nasce un racconto di mille esplorazioni, di fatiche e pericoli, di sorprese e scoperte. I protagonisti sono alberi e animali, vette inviolabili e tramonti: «In questo mondo non c’è strada giusta che sia anche facile. Se vogliamo salvare le nostre vite, dobbiamo rischiarle. Nel peggiore dei casi scivoleremo soltanto e che magnifica tomba avremo; pian piano le nostre buone ossa gioveranno alla morena terminale».
La natura. Lo “stare fuori”. Il rispetto.
Non l’economia.
E se partissimo da qui (a più di cent’anni dal suo decesso)?…
(Recensione di Alessandro Mortarino).
Andare in montagna è tornare a casa. Saggi sulla natura selvaggia.
di John Muir
Piano B edizioni, 2020
Pagine: 220
Prezzo: €15,00