La recente pandemia di COVID-19 ha causato una contrazione dell’Impronta Ecologica dell’umanità, spingendo indietro di tre settimane rispetto all’anno precedente la data del Giorno del Sovrasfruttamento della Terra. La sfida della ripresa economica offre ai governi nazionali l’opportunità senza precedenti di creare il futuro che desideriamo…
29 luglio 2019: ricordatevi questa data. In tutto il mondo si è celebrato il giorno del non ritorno, detto anche del superamento: l’umanità in quel giorno si era già divorata tutta la scorta annuale di risorse non rinnovabili a sua disposizione per l’intero anno. In poco meno di 7 mesi i Sapiens avevano già consumato acqua, terreni fertili, CO2, minerali essenziali che avrebbero dovuto servirci per 12 mesi e per consentire a queste risorse, vitali per la sopravvivenza dell’intero nostro pianeta, di potersi rigenerare.
Quest’anno la data-limite, per la prima volta, si è “allentata” cadendo il 22 agosto: il Pianeta ha guadagnato tre mesi ma, ovviamente, la situazione non è affatto rosea. Il blocco mondiale indotto dal Coronavirus ha causato una contrazione del 10% dell’Impronta Ecologica, ma purtroppo continuiamo ad usare le risorse ecologiche come se vivessimo su una Terra più grande di 1,6 volte.
Poiché la salute pubblica e la ripresa economica sono diventate le preoccupazioni dominanti a livello globale, i responsabili delle decisioni sono chiamati ad intervenire su questa emergenza che non ha precedenti, per dare vita ad un futuro in cui tutti possano prosperare con le risorse del nostro unico pianeta (“one-planet prosperity”).
“La sostenibilità richiede che sia l’equilibrio ecologico che il benessere delle persone siano garantiti a lungo termine, quindi l’improvvisa contrazione dell’Impronta ecologica di quest’anno non può essere confusa con un vero progresso“, ha affermato Laurel Hanscom, CEO del Global Footprint Network.
“Quest’anno, più di prima, il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra evidenzia il bisogno di strategie che aumentino la resilienza di tutti”.
Esistono molte soluzioni che possono essere adottate a livello di comunità o individualmente per avere un impatto significativo sul tipo di futuro in cui investiamo: come produciamo il cibo che mangiamo, come ci muoviamo, come ci procuriamo l’ energia, quanti figli decidiamo di avere e quanta terra proteggiamo per la fauna selvatica.
Ridurre l’impronta di carbonio del 50% sposterebbe la data di 93 giorni. Poiché i sistemi alimentari attualmente utilizzano il 50% della biocapacità del nostro pianeta, ciò che mangiamo è importante. Particolare attenzione meritano le politiche che mentre migliorano la salute pubblica, mirano a ridurre l’intensità di carbonio degli alimenti e l’impatto della produzione alimentare sulla biodiversità come evidenziato dalla ricerca congiunta tra Global Footprint Network e il Barilla Center for Food and Nutrition. Ridurre della metà gli sprechi alimentari significherebbe spostare il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra di 13 giorni.
Poiché dobbiamo prepararci ad un mondo sempre più soggetto ai cambiamenti climatici e alla limitazione delle risorse, il sito overshootday.org propone i cambiamenti di stili di vita che le persone possono fare, mentre il calcolatore dell’impronta può aiutarle a misurare i progressi. Inoltre, le iniziative attive e in esecuzione da parte di aziende, governi, comunità e individui per promuovere efficacemente la sostenibilità sono enfatizzate nella mappa interattiva di crowdsourcing #MoveTheDate.
Riconoscendo l’importanza della Conferenza sul Clima COP26 prevista in Scozia, l’Agenzia scozzese per la protezione dell’ambiente (SEPA), l’Università di Glasgow e il Global Footprint Network hanno lanciato il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra a Glasgow il 20 agosto. Basandosi sull’approccio normativo della SEPA della “prosperità in un pianeta unico“, l’evento in streaming dal vivo prevede l’intervento dei leader del settore pubblico e privato della Scozia e di tutto il mondo. Nel complesso, consentire all’umanità di prosperare sul nostro pianeta limitato sta diventando una strategia aziendale chiave.
L’approccio della “prosperità basata su un pianeta unico” fornisce il contesto per il successo a lungo termine, con l’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite e l’impronta ecologica come indicatori: così sostiene l’e-book di cui sono autori la Schneider Electric e Global Footprint Network.
La resilienza delle aziende, ma anche dei paesi e delle città, dipende dalla corretta gestione delle risorse ecologiche. La biocapacità australiana è scesa a quasi la metà durante i massicci incendi boschivi del 2019, facendo sì che l’Australia debba fronteggiare, per la prima volta nella sua storia, un deficit di biocapacità. Al contrario, la Scozia, con la sua aggressiva strategia di decarbonizzazione e grazie a risorse di biocapacità piuttosto significative, si sta rendendo conto che sta per chiudere il suo annoso deficit di biocapacità. Il sovraconsumo globale è iniziato nei primi anni ’70. Ora, il debito ecologico cumulato risultante è pari alla produzione di 18 anni della Terra.
In altre parole, il pianeta utilizzando tutta la sua capacità rigenerativa, impiegherebbe 18 anni per ripianare i danni causati da un uso eccessivo delle risorse naturali, ammesso che quei danni siano completamente reversibili. L’ esistenza di soluzioni fa pensare che sia possibile vivere entro la capacità del nostro unico pianeta. Se riuscissimo a #MoveTheDate di 5 giorni ogni anno, l’umanità potrebbe vivere entro la capacità del nostro pianeta prima del 2050.