A cura del Comitato Si Può Fare.
La Corte Costituzionale annulla il Piano Paesaggistico della giunta regionale.
La Cgil prende posizione e boccia il progetto disorganico di Asl e Regione Lazio sull’ex manicomio di Roma.
La Corte Costituzionale annulla il Piano Paesaggistico della giunta regionale
Un Piano, come denunciato da Italia Nostra, che riduceva i vincoli a difesa del Paesaggio, soprattutto relativamente al Centro Storico Cittadino. La motivazione della sentenza è la violazione, da parte della Giunta Regionale, dell’obbligo di concertare il Piano con il Ministero dei Beni Culturali. Da qui il ricorso del Governo a cui la Corte ha dato ragione.
Questa vicenda apre uno squarcio sul metodo di governo della Giunta Regionale del Lazio che, in campo urbanistico e paesaggistico procede ritenendosi al di sopra delle regole.
Sulla vicenda del riutilizzo dell’Ex Manicomio di Roma, la questione aperta è esattamente la stessa.
La Regione Lazio ha deliberato la cessione alla ASL RM1 dell’80% del Complesso, inserito in una Centralità Urbana, ignorando le Leggi Nazionali che prevedono l’uso reddituale e non sanitario e la destinazione dei redditi prodotti al Sistema Pubblico della Salute Mentale ed ignorando le norme urbanistiche procedendo al di fuori di un Piano Urbano “obbligatorio”.
La speranza è che la vicenda del Piano Paesaggistico aiuti le Istituzioni a fare la cosa giusta.
Al Comune il proprio dovere imponendo, come è nelle sue possibilità, un piano di utilizzo prevalente socioculturale del S. Maria della Pietà in linea con le proprie delibere ed evitando la realizzazione di un inutile e disorganico polo sanitario-assistenziale in un territorio già colmo di grandi strutture sanitarie. Speriamo sia anche un segnale per il TAR del Lazio che, incomprensibilmente, non si pronuncia sul ricorso presentato ormai più di 3 anni fa da associazioni locali e della Salute Mentale e che rischia di arrivare a “giochi fatti”.
La Cgil prende posizione e boccia il progetto disorganico di Asl e Regione Lazio sull’ex manicomio di Roma
“… l’immenso patrimonio rappresentato dagli edifici e dal parco presenti nell’ex ospedale psichiatrico. Patrimonio che avrebbe dovuto esser riproposto alla città in un complessivo e moderno progetto che, nel preservare il valore urbanistico del comprensorio stesso, avrebbe dovuto produrre proposte culturali, sociali e programmi degni di una grande metropoli europea. Oggi – si legge ancora nella nota – a distanza di vent’anni, si deve prendere atto che un tale progetto complessivo è lungi dall’esser realizzato e, al contrario, si assiste a un insieme di interventi frammentati nel tempo e negli spazi che non tutelano sostanzialmente il patrimonio paesaggistico-ambientale del Santa Maria della Pietà e non ne consentono un adeguato utilizzo”.
Così si esprime la CGIL in una nota ufficiale e pubblica. Si aggiunge così alle critiche dell’intero mondo della Salute Mentale, delle principali realtà dell’Urbanistica Romana e persino della Caritas di Roma che aveva esplicitato, nel suo “Rapporto sulla Povertà 2019” che l’accordo sul S. Maria della Pietà “disattende la Normativa Nazionale”.
La CGIL conclude la propria nota auspicando: “di vedere al più presto l’amministrazione regionale, il comune metropolitano, le forze politiche e le rappresentanze dei lavoratori, l’associazionismo e il terzo settore della città di Roma impegnati in un percorso condiviso e partecipato“.
Perché questo sia possibile, la Regione Lazio deve fermare i processi in atto e il Comune di Roma rivedere le proprie scelte di accettazione passiva e silente, rivendicando le proprie prerogative urbane, ritirando la propria incomprensibile adesione ad un Protocollo che toglie all’amministrazione comunale qualsiasi ruolo e voce e impedisce una Partecipazione reale, trasparente e rispettosa delle Regole.
Ci sono due atti che possono essere il punto di partenza per un processo sano che inverta questa corsa al “disastro”. La Delibera 40/2015 approvata dall’Assemblea Capitolina che va solo applicata e la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare presentata nel 2014 alla Regione Lazio con 12mila firme autenticate. Mai discussa dal Consiglio Regionale del Lazio, se approvata, permetterebbe di recuperare il S.Maria della Pietà al servizio dei cittadini e secondo le norme.
Avviando, finalmente, il Processo Partecipato che i cittadini rivendicano da oltre 20 anni.