di Alessandro Mortarino.
Nei giorni scorsi la prestigiosa rivista “Nature” ha pubblicato la sintesi di uno studio condotto da un team del Weizmann Institute of Science a Rehovot (Israele), guidato dal professor Ron Milo, che rende ancora più comprensibile il peso dell’impronta ecologica impresso dall’uomo nel ciclo di vita del nostro “affaticato” pianeta.
In un’era che, non a caso, ha preso il nome di “Antropocene“, lo studio mette in luce come la massa di tutto ciò che gli esseri umani hanno costruito e realizzato (potremmo, per facilità, definirlo come “le cose opera dell’essere umano“…, dai marciapiedi di cemento ai grattacieli di vetro e metallo, dalle bottiglie di plastica a vestiti, computer e oggetti di ogni genere), ha raggiunto una dimensione praticamente identica alla biomassa naturale, ovvero la massa degli esseri viventi sulla Terra. E il trend di sviluppo indica un indiscutibile superamento già nel corso di quest’anno.
Mentre la massa delle forme di vita della Terra si attesta a circa 1,1 trilioni di tonnellate e non è cambiata molto negli ultimi anni, la cosiddetta “massa antropica” dei materiali artificiali sta crescendo in modo esponenziale.
Il mondo sta dunque attraversando una transizione materiale che “accade non solo una volta nella vita, ma una volta in un’era“, come hanno affermato gli autori di questa ricerca che è stata sviluppata attraverso l’esame dei cambiamenti nella biomassa globale e nella massa prodotta dall’uomo dal 1900 ad oggi, calcolando le stime del peso a secco, esclusa l’acqua.
All’inizio del 20° secolo, la massa di “cose” creata dall’uomo pesava 35 miliardi di tonnellate, circa il 3% della biomassa globale. Da allora, la massa antropica è cresciuta esponenzialmente fino a raggiungere circa 1,1 trilioni di tonnellate oggi. Ora si sta accumulando a una velocità di 30 miliardi di tonnellate all’anno: come dire che ogni persona vivente genera più del proprio peso in prodotti fabbricati ogni settimana.
La maggior parte di queste “cose” hanno a che fare con il cemento, il materiale da costruzione preferito dall’umanità, seguito da ghiaia, mattoni, asfalto e metalli. Se le tendenze attuali continueranno (ed è difficile dubitarne), questi materiali fabbricati peseranno più del doppio di tutta la vita sulla Terra entro il 2040.
Nel frattempo, circa il 90% del mondo vivente – in termini di peso – risulta essere composto da piante, principalmente alberi e arbusti. Ma mentre gli esseri umani producono sempre più materiali ogni anno, il peso delle piante della Terra è rimasto relativamente stabile, a causa di ciò che gli autori descrivono come una “complessa interazione” di deforestazione, ricrescita delle foreste e crescita della vegetazione stimolata dall’aumento dei livelli atmosferici di anidride carbonica.
Sebbene il confronto tra la massa biologica e quella prodotta dall’uomo sia un chiaro indicatore del nostro impatto, è importante notare che anche la biomassa della Terra è stata profondamente alterata dall’umanità. Come osserva lo studio, è presumibile che vi fosse il doppio della biomassa vegetale sulla Terra all’inizio della rivoluzione agricola (circa 12.000 anni fa), prima che le persone iniziassero a disboscare vaste aree di foresta per poter sviluppare la coltivazione. Gli esseri umani e il loro bestiame, nel frattempo, ora superano di quasi 20 volte tutti i mammiferi e gli uccelli selvatici della Terra. E la quantità di plastica presente, da sola, risulta maggiore della massa di tutti gli animali terrestri e delle creature marine messe assieme.
Sono dati su cui siamo tutte e tutti chiamati a riflettere, prima che sia troppo tardi.
Ma siamo sicuri che non sia già troppo tardi?…