Nello scorso mese di marzo 2020 il nostro sito nazionale aveva segnalato l’ennesimo caso di consumo di suolo in terra veneta occupandosi di un progetto urbanistico ricadente su Casale sul Sile e Quarto d’Altino (rispettivamente provincia di Treviso e Venezia), teso a trasformare un’area di ben 500mila metri quadrati in un nuovo maxi polo logistico (Amazon?…), fortemente voluto dalla giunta comunale senza il coinvolgimento della comunità. Una superficie pari a circa 100 campi di calcio!
La Società civile aveva immediatamente risposto con una serie di disamine che avevano messo in luce le notevoli criticità che il progetto avrebbe riversato sul territorio in termini di aumento del traffico, maggiore inquinamento, danni irreversibili sul paesaggio e sull’ecosistema del parco del fiume Sile, impoverimento dell’economia locale.
Alle voci di Legambiente, Italia Nostra e del mondo ambientalista si erano subito unite quelli dei giovani del Fridays for Future, dei Sindacati e delle associazioni locali del commercio ma le loro istanze non sono state accolte dalle Istituzioni locali e l’iter del progetto è proseguito, nonostante che a suo tempo fosse stata espressa una ferma opposizione anche dallo stesso responsabile tecnico-urbanistico dell’ufficio comunale, che aveva dato parere negativo al progetto dopo aver evidenziato le irregolarità procedurali del suo iter, con l’aiuto dello stesso studio legale che ha scritto la legge regionale veneta sul consumo del suolo.
Il “Coordinamento No Maxi Polo” formatosi a Maggio e che raggruppa associazioni e singoli cittadini, oltre a presentare osservazioni puntuali al piano urbanistico adottato dalla giunta,in questi mesi ha organizzato sit-in, assemblee pubbliche, banchetti informativi e flash-mob con l’intento di sensibilizzare la cittadinanza sui rischi di questo intervento.
A supporto, nelle scorse settimane è stato costituito il “Comitato per la salvaguardia del territorio di Casale sul Sile e del basso trevigiano-no maxi polo logistico a Casale sul Sile“; assieme, il Coordinamento e il Comitato intendono utilizzare tutte le strade consentite dalla nostra democrazia per impedire questo ulteriore sfregio ad una terra già martoriata da colate di cemento a spese del suolo agricolo; il piano produrrebbe infatti, a Casale sul Sile, un consumo di suolo di 6 volte quello consentito dalla stessa legge regionale 14/2017 per il contenimento del consumo di suolo…
Tra le molte iniziative, il Comitato ha deciso di presentare un ricorso al TAR allo scopo di fermare il progetto e chiede a tutti noi un aiuto nel sostenere finanziariamente la loro meritevole azione con una donazione che potete destinare da qui.
Una battaglia civica importante che possiamo e dobbiamo sostenere…
Brava! Sottoscrivo ogni parola; occorrerebbe un movimento che riuscisse ad ottenere la necessaria visibilità. Non so però se esista una sensibilità diffusa su questo tema.
Sarebbe ora che le persone stessero più attente a cosa comprano: tutti sappiamo che Amazon sfrutta i lavoratori, paga pochissime tasse, distrugge le piccole medie attività e consuma suolo, eppure tutti comprano da loro!! Idem per i vari centri commerciali, supermercati, ecc. Attorno a Udine non so quanti prati ho visto cementificare per supermercati, Lidl (e palazzine varie), ecc, però questi sono sempre pieni. E finché si riempiono, continueranno a costruirne perché conviene. Facciamo anche lo sforzo di sostenere negozietti in centro, mercatini, acquisto dai produttori…