L’International Land Coalition è una rete globale di oltre 250 organizzazioni in tutto il mondo che lavorano insieme per mettere le persone al centro del governo della terra, rispondendo ai bisogni e proteggendo i diritti delle donne, degli uomini e delle comunità che vivono sul e dal territorio.
Un suo recente approfondito studio fotografa la cruda realtà dei nostri tempi: il 10% più ricco della popolazione rurale possiede il 60% dei terreni agricoli, mentre il 50% più povero della popolazione rurale ne controlla appena il 3%.
La disuguaglianza della terra minaccia direttamente i mezzi di sussistenza di circa 2,5 miliardi di persone coinvolte nell’agricoltura tradizionale, cioè quella dei piccoli proprietari, nonché degli 1,4 miliardi di persone più povere del mondo, la maggior parte delle quali dipende in gran parte dall’agricoltura per il proprio sostentamento.
Oggi, l’1% delle aziende agricole gestisce più del 70% dei terreni agricoli del mondo ed è integrato nel sistema alimentare aziendale, mentre oltre l’80% è rappresentato da piccole aziende con superfici inferiori ai due ettari, generalmente escluse dalle catene alimentari globali. Questo fenomeno raggiunge anche l’Europa dove meno del 3% delle aziende agricole rappresentano più della metà della terra coltivata nell’intero continente.
In questo quadro che fa presagire un fosco futuro, pare fare eccezione l’Italia: nel 2016 (ultimi dati disponibili da Eurostat) risultano attive 1.145.710 aziende agricole, con una superficie agricola utilizzata pari a poco meno di 12,6 milioni di ettari (oltre il 40% dell’intera superficie nazionale). In media, quindi, circa 11 ettari per azienda.
Le politiche europee e mondiali incentivano la grande dimensione. Ma la terra è ancora un elemento di vita o di morte e la politica dovrebbe (deve…) tenerne conto.
Per approfondimenti: https://www.landcoalition.org/en/uneven-ground/