Nei giorni scorsi si sono concluse positivamente due lunghe “vertenze” che hanno visto impegnate associazioni e comitati astigiani nella difesa di aree e terreni liberi oggetto di iniziative considerate di particolare impatto.
La prima riguarda il progetto per creare un nuovo polo scolastico per l’infanzia nella città di Asti dove, nell’area del “Fontanino”, l’amministrazione comunale intendeva utilizzare i fondi di uno specifico Bando Inail (3.302.000 euro) che lo aveva selezionato come terza opera finanziabile in tutto il Piemonte.
Nel febbraio 2018 i cittadini avevano sollecitato Comune e Regione a non procedere nel progetto, invitando a trasferire l’opportunità su una struttura edilizia già esistente e dunque da recuperare e riadattare.
L’amministrazione comunale ha ora annunciato la sua decisione definitiva di non procedere nel cantiere e di rinunciare al finanziamento. La scelta dell’amministrazione non è dettata dagli stessi argomenti addotti per suggerire l’abbandono di un progetto ritenuto “contro natura“, ma per esigenze meramente finanziarie: spese di progettazione pari a 403.785 euro a fronte dell’incasso per la vendita del terreno all’INAIL stimato in 248.400 euro, ovvero un aggravio economico per il Comune stimato in 155.385 euro oltre ai costi per l’acquisto degli arredi, allestimenti e attrezzatura didattica (circa ulteriori 250.000 euro).
Risultato finale: evitato il consumo di suolo (spreco); restano comunque ancora da risolvere le criticità dei plessi scolastici e ancora una volta occorre registrare lo strapotere delle valutazioni economico-finanziarie rispetto alla ricerca dell’armonia con il nostro contesto ambientale.
La seconda buona notizia riguarda lo stop da parte della Provincia di Asti e della Conferenza dei Servizi al progetto per un impianto per il motocross a Castagnole Monferrato; archiviata l’istanza di compatibilità ambientale e iter concluso con esito negativo: i boschi del Monferrato possono tirare un sospiro di sollievo.
Il giudizio conclusivo poggia su alcuni elementi fortemente critici che hanno orientato la risposta negativa: l’assenza dei titoli di disponibilità delle aree, la presentazione “fuori tempo massimo” del Piano di Utilizzo delle Terre e rocce da scavo prodotte per la realizzazione dell’intervento, la mancanza degli approfondimenti acustici richiesti per le fasce “cuscinetto” e per l’aggiornamento della valutazione di impatto acustico (con l’inserimento di opportune proposte tecnico-gestionali in grado garantire il contenimento delle immissioni rumorose presso i ricettori sensibili all’interno delle abitazioni), un sistema di monitoraggio del rumore condiviso con ARPA e i Comuni.
Punti nevralgici e affatto secondari, che hanno fatto pendere la decisione verso le motivazioni da sempre espresse dalle molteplici realtà della Società civile che chiedevano il rispetto e la tutela di quei luoghi ancora non toccati dall’intervento antropico e preziosi per il benessere ecosistemico.
L’azienda proponente ha ora 60/120 giorni per promuovere ricorso giurisdizionale al TAR Piemonte o, in alternativa, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Ma è facile che le schiaccianti motivazioni negative non vengano impugnate e in molti già scommettono che fra qualche mese una nuova richiesta autorizzativa possa essere riproposta.
E’, quindi, quanto mai importante che il buon risultato conseguito si accompagni ad un percorso ancora più deciso per mettere in salvaguardia l’intera area e ad immaginare destinazioni fruibili nel pieno rispetto delle esigenze di cittadini, paesaggio e natura.
Una comunità matura ha, ora, il compito di ritrovare uno spirito di condivisione e ipotizzare un futuro che porti vantaggi a tutti…