A cura del Comitato No Porte Franche 2 e di Legambiente Franciacorta.
“We don’t need no… concert hall”.
Sembra che l’uso dell’inglese alla Moretti SpA serva per darsi un tono internazionale. D’altro canto, dopo aver analizzato il progetto depositato in Comune ad Erbusco per l’edificazione di una “imponente” Concert Hall ci sembra che l’azienda punti tutto sull’illudere, proclamare, vendere fumo per far digerire quella che noi consideriamo un’immensa offesa alla cultura, all’ambiente e ai cittadini.
In Regione Lombardia l’Azienda dovrà giustificare l’interesse pubblico dell’opera. Senza tale finalità collettiva la collina, vergine e intatta, non potrà essere sventrata e sostituita con le mastodontiche volumetrie richieste. L’interesse pubblico dichiarato nel progetto è promuovere la cultura. Purtroppo, nelle carte, noi abbiamo al contrario trovato un progetto faraonico privo di reali contenuti culturali e le cui ambizioni vanno ben oltre i limiti del credibile e dell’accettabile.
La FCH anziché valorizzare, rischia di soffocare la Franciacorta.
Gran parte della relazione ruota attorno alle dimensioni da Guinness dei primati della sala concerti e al paragone con altri teatri simili per capienza nel mondo. È semplicemente ridicolo pensare che una sala da concerto abbia la sua principale ragion d’essere nelle sue dimensioni, così come è inutile ricordare che le sale di New York, Londra o Mosca sono destinate a servire un pubblico potenzialmente almeno venti volte superiore dal punto di vista numerico.
Anche il continuo considerare come “competitors” gli altri teatri di tradizione dimostra semplicemente che i promotori della FCH non conoscono il mondo del teatro e della cultura in generale, ma ragionano in termini prettamente economici ed imprenditoriali. I teatri non sono aziende che si fanno concorrenza l’un l’altro: sono istituzioni culturali che svolgono un servizio alla comunità e, non appena possono, collaborano tra loro.
L’analisi economica infatti si regge su troppe incongruenze come ad esempio il regolare sold out su tutti i 6000 posti, obiettivo impossibile anche per i teatri di maggiore esperienza e prestigio come l’Arena di Verona che la FCH tenta di scimmiottare anche nel cartellone (senza però le strepitose regie di Zeffirelli). Se la FCH cerca il confronto con l’Arena di Verona, non può che essere perdente.
Che dire poi del previsto Advisor Emiliano Facchinetti il quale non ha alcuna esperienza nel campo della direzione teatrale: ha organizzato qualche concerto di interesse locale, ha fondato un’orchestra (che in otto anni non è riuscita ad affermarsi nel panorama non solo nazionale, ma nemmeno locale), ma non ha mai gestito un teatro o un festival di rilievo, con tutte le difficoltà che l’incarico comporta.
E infatti lo si vede quando riporta i numeri inerenti all’orchestra, ai corpi di ballo, ai cori: dati molto approssimativi e riportati solo per stupire gli ingenui.
Da ultimo, al contrario di ciò che è stato dichiarato finora agli organi di stampa, il teatro NON sarà finanziato solo con soldi privati, ma chiederà anche il contributo pubblico ministeriale del Fondo Unico per lo Spettacolo.
Abbiamo voluto approfondire l’aspetto culturale ma, dall’analisi degli allegati, emerge anche che le problematiche ambientali, viabilistiche, idrogeologiche, non solo sono ancora presenti, ma appaiono anche enfatizzate rispetto al progetto del 2016.
L’area interessata all’intervento è sottoposta al vincolo paesaggistico, istituito nel 2008, per il quale tutti gli interventi edificatori non possono danneggiare il pregio paesaggistico del luogo. Il progetto sia per l’impatto volumetrico (più di 50.000 mq) sia per l’enorme altezza (27 metri dalla provinciale) è evidente che contrasta sia con la delibera della Giunta regionale, n. 7311/2008, di istituzioni del vincolo a Erbusco, sia con la delibera regionale n. 27/2011 che approva i criteri per l’approvazione dei progetti in zone a vincolo paesaggistico.
Il progetto contrasta inoltre con la Legge regionale n. 7/2017 sull’Invarianza idraulica poiché prevede una superficie filtrante piccolissima e conseguentemente aumenterà le massime portate di piena e dei volumi scaricati in un’aria già fortemente soggetta ad allagamenti.
Il progetto contrasta altresì con:
– il Piano d’Area della Franciacorta (PTRA) approvato con delibera del Consiglio regionale n. 1564/2017,
– il Piano territoriale regionale (PTR) aggiornamento approvato con delibera del Consiglio regionale n. 766/2019;
– la legge regionale n. 31/2014 che introduce nel governo del territorio nuove disposizioni mirate a limitare il consumo di suolo e a favorire la rigenerazione delle aree già urbanizzate.
Inoltre è evidente che la zona circostante la rotatoria Bonomelli non è più in grado di sopportare altra cementificazione che provocherebbe ulteriori inconvenienti:
– aumento del traffico veicolare con pericolo per gli utenti della strada (numerosi sono già stati gli incidenti anche mortali);
– rallentamento dei veicoli presso la rotatoria Bonomelli;
– aumento dell’inquinamento;
– deterioramento dell’impatto visivo.
Per quanto esposto, riteniamo che la scelta politica fatta dal Consiglio comunale di Erbusco con l’atto di indirizzo, da cui deriva una responsabilità diretta dell’Amministrazione comunale, vada bloccata nelle sedi regionali, provinciali e locali anche in ossequio alla chiara volontà popolare espressa nel referendum del 2016.
Proseguire nella discussione di una tale proposta significa fare una scelta politica in nessun modo supportata da un progetto credibile e in contrasto con tutto ciò finora dichiarato e scritto (anche nelle normative) sulla Franciacorta.
Per questo chiediamo ai Comuni di Rovato e Cazzago, alla Provincia di Brescia e a Regione Lombardia di prendere parola sulla proposta PRIMA di iniziare l’iter dell’accordo di programma. Se il silenzio tenuto finora era determinato solo, come ci hanno risposto, dal fatto che non avevano ancora visionato il progetto, bene ora il progetto lo abbiamo ed è zeppo di criticità, incongruenze e inganni.
Secondo me ogni progetto dovrebbe essere valutato dai cittadini (tramite piattaforma) e non più da un ristretto numero di personaggi ovviamente spinti da interessi più vari e di parte.
Il terreno e l’ambiente è divenuto più prezioso di creare lavoro per pochi addetti e qualche impresa che distrugge un bene di tutti per sempre. Non è più sostenibile.