Nel cuore del Centro storico Unesco di Firenze risulta essere stato accordato dall’Amministrazione comunale – con l’adozione di una Variante urbanistica del tipo ‘semplificato’ e con l’esclusione del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica – il primo via libera ad una gigantesca ipotesi di trasformazione proposta da un facoltoso privato accanto al Giardino rinascimentale di Boboli, a Palazzo Pitti e al Forte Belvedere, sulla collina che – dirimpetto – ospita la Villa e il Giardino Bardini.
Il caso è salito oramai all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. L’intervento porterebbe infatti ad una ristrutturazione edilizia profonda e al cambio radicale di destinazione di un vasto complesso di ambienti ex conventuali di origine medievale e di qualità architettonica elevata, già per decenni sede di una Scuola di Sanità militare, incastonato nel grande mosaico dei beni fra i più cari ai fiorentini e al mondo intero.
Sui suoi oltre 16.000 metri quadri di superficie si prospetta, per una quota vicina al 90%, la realizzazione di un’imponente struttura ricettiva di superlusso.
Apparentemente indispensabili, stando al disegno presentato al Comune di Firenze, ingenti scavi per far posto in sotterraneo, nel fragile ‘Poggio delle Rovinate’ (un toponimo che racconta le caratteristiche idrogeologiche dei luoghi), a parcheggi, a un tunnel carrabile, a magazzini e servizi. E, ancora, a beneficio della ricca clientela attesa nei 300 posti letto programmati, si ipotizzano collegamenti meccanici con l’albergo (funicolare? cremagliera? ascensore inclinato?) da Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, con servitù di passo incompatibile con tali proprietà demaniali, e da Forte Belvedere sulla cresta della cinta muraria che delimita il confine col Giardino.
In cambio, la collettività riceverebbe accesso agli ambienti restaurati di pregio storico, artistico e architettonico del complesso. Ma non si trova traccia, nell’avallo di Palazzo Vecchio, di alcuna precisazione circa i tempi, le modalità e le condizioni di questa ipotesi di fruizione. Mentre gli stessi uffici tecnici comunali che si occupano di mobilità hanno escluso categoricamente che si possa intervenire su questo spicchio di Firenze, minacciato di divenire epicentro di una cantierizzazione pesante, sotto ogni riguardo difficilmente sostenibile. La collina di Belvedere è peraltro, nel panorama fiorentino, una fortunata eccezione: la consistente pendenza della Costa San Giorgio lungo il crinale e la distanza dai flussi turistici di massa della dolce e tortuosa Via San Leonardo, dai piedi del Forte Belvedere ai viali del Poggi, permettono a questa viabilità di vivere e far vivere una condizione particolare.
Qui rimane possibile passeggiare godendo di ritmi e percezioni visive, sonore e olfattive ancorate alla storia dei luoghi e all’identità dei manufatti e dei muri, intonacati e istoriati con geometriche fantasie di graffiti. Appaiono, questi, valori che conviene assolutamente preservare, difendendoli da una penetrazione di massa ispirata al modello turistico speculativo che – fino alla vigilia della pandemia – ha segnato Firenze.
Per tutti questi motivi consideriamo importante e urgente che l’Amministrazione comunale adotti un provvedimento di sospensione dell’iter della Variante urbanistica in questione, ed apra un dibattito pubblico che permetta alla cittadinanza, all’associazionismo e agli esponenti del mondo della cultura, lasciati di fatto all’oscuro delle caratteristiche dell’intervento proposto e impossibilitati, a questo punto del procedimento, a intervenire col contributo delle proprie osservazioni, di recuperare il terreno perduto in fatto di conoscenza, trasparenza e partecipazione alle decisioni che toccano un contesto così prezioso della città storica.