di Paolo Pileri.
Un noto test di attenzione consiste nel far contare a un osservatore i passaggi che si fanno dei giocatori di basket usando due palloni. Immaginate la scena. Parte il video, i ragazzi iniziano a correre in tondo e volano i due palloni di qua e di là velocemente. Incollati al video si conta senza perdere un colpo. Finita la scena si è pronti a dire: tredici. Ma la voce fuori campo ci spiazza con una domanda: hai visto se è passato un gorilla? Un gorilla? E che c’entra? Non bisognava contare i passaggi di basket? Allora si torna indietro con il video a rivedere la scena. Accidenti, è vero. Mentre i ragazzi si passavano la palla un gigantesco gorilla ha attraversato la scena. Non l’hai visto, tanto eri preso a contare. Incredibile, ma dannatamente vero. Si chiama attenzione selettiva: concentrati su una cosa ne perdiamo altre, perfino gigantesche.
Questo racconto mi fa venire in mente quel che potrebbe accadere con il ministero della Transizione ecologica. Siamo tutti là a vedere (giustamente) quanti passaggi farà, quante novità lancerà, se il suolo si salverà, ma intanto un gorillone potrebbe attraversare la scena senza che ce ne accorgiamo. Metti caso che questo gorillone sia il ministero del Turismo o il sottosegretariato all’Agricoltura e altri che hanno un curriculum poco convincente. Prendiamo il turismo. È un settore di grande importanza per il nostro Paese: vale il 13% del Prodotto interno lordo. Ma è anche un settore che non brilla per sostenibilità visto che nel passato ha spalmato cemento su monti e spiagge, inquinamento con i low cost, grandi navi nella laguna più delicata al mondo, si è rubato intere coste facendoci stabilimenti balneari sbarrando l’accesso al mare di tutti, ha insozzato piazze storiche ficcandoci qualsiasi cosa potesse attrarre e far spendere i turisti.
Visto che dobbiamo ripartire da capo, quel turismo lo vogliamo ancora e ovunque? Non deve forse anche lui transitare per le porte dell’ecologia e della sostenibilità? Credo proprio di sì. Il turismo è una risorsa preziosissima per l’Italia, ma anche un pericolo mortale. Come re Mida, quel che il turismo tocca lo trasforma in oro, ma quando va in overdose di profitto, e capita in un attimo, quell’oro diviene cacca e allora sono guai per tutti. E noi i guai non li vogliamo più. Alle prossime generazioni non possiamo consegnare cacca che massacra le città, trasforma i nostri borghi storici in mercatini h24 o ne fa “eventifici” o piastre per la movida ovunque capiti, solo perché la movida fa fare soldi a palate. Non vogliamo un turismo sporcaccione e in nero (leggendo la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020, viene fuori che i settori che ruotano attorno al turismo alimentano il 20% dell’economia sommersa).
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