Nemmeno un anno è passato dal precedente articolo pubblicato sul nostro sito nazionale che denunciava del Piano intermodale dell’area Flegrea finanziato con i fondi della legge 887/84: irregolarità (stessi soggetti proprietari e costruttori), lentezza (35 anni) sproporzionalità (tra cementificazione e realizzazione degli standard urbanistici e delle funzioni sociali ed ambientali, abuso dell’urbanistica contrattata con i Permessi di Costruire Convenzionati PdCC (grande invenzioni!) e inversione della tempistica nella realizzazione delle opere pubbliche (prima le opere private e poi, forse, le altre, senza parlare della priorità assoluta della bonifica sul demanio marittimo ad opera degli inquinatori), che questi geniali e antistorici amministratori del territorio ne hanno pensata un’altra, con la scusa del Recovery Fund e delle soluzioni al congestionamento da traffico automobilistico.
La Cabinovia di collegamento dei Comuni di Pozzuoli e Bacoli.
Il Progetto magico, risolutore del grande problema del traffico, tirato fuori come un coniglio dal cilindro, senza nessun dibattito pubblico nè partecipazione civica (ma è chiedere veramente troppo a questi signori) non tiene conto dei vincoli paesaggistici, delle bellezze naturali, culturali, archeologiche dell’area flegrea che stravolgerebbe e sfregerebbe con i suoi piloni, il suo cemento (parcheggi di scambio) e consumo di suolo conseguente. Nè considera le potenzialità alternative e la necessità di un rafforzamento/ampliamento del trasporto pubblico su ferro (c’è una linea, la CUMANA, tra le peggiori in Italia e che quindi deve essere migliorata, vedi Rapporto Pendolaria 2021). Ignora, inoltre, totalmente le esigenze di collegamento centro-periferia come se la mobilità dovesse servire solo ad uso esclusivo del turismo.
Una funivia che vola proprio basso, materialmente e metaforicamente, parlando.
Che a fronte di un impatto ambientale devastante risparmia appena 20 minuti di tempo per la tratta prevista rispetto ad un’auto, sposta un numero di passeggeri non rilevante (un mezzo lento e poco capiente), non si inserisce in una idea di mobilità sostenibile integrata con piani di intermodalità (treno-bus-bici) pensati anche per i cittadini delle periferie e, soprattutto, non si inserisce in un PUMS che in effetti non c’è.
E dulcis in fundo – ma anche in primis – questo è un territorio sismico, vulcanico, dove una mente sana dovrebbe capire facilmente che la mobilità da realizzare deve essere solo una mobilità leggera, integrata, collettiva che inoltre piace molto anche al Turismo sostenibile, lento e ai veri amanti del paesaggio e della Bellezza.
Anche sotto il profilo della sostenibilità economica l’opera non regge in quanto non confrontabile con le grandi realtà metropolitane in cui queste tipologie di opere, finora, sono state realizzate.
Ma allora perchè è stata pensata questa genialità?
Semplice, ci sono i soldi, c’è il Recovery Fund, c’è trippa per gatti, c’è che i cittadini non contano, che l’ambiente, ormai, l’abbiamo già distrutto, opera in più opera in meno…
Insistere su quest’opera è solo follia e sete di predazione e ulteriore speculazione.
Non c’ è fine al peggio, fin quando ci sarà questa classe politica. Ma per fortuna c’è chi dice NO. E’ nato il COMITATO NO CAB che mette insieme diverse associazioni, gruppi e reti sociali del territorio tra cui il Comitato Salviamo il paesaggio Area flegrea. Ha già avviato i gruppi di lavoro per smontare e decodificare le insostenibilità ambientali, sociali, urbanistiche ed economiche di questo studio di fattibilità tecnico-economico. Ha già denunciato l’irragionevolezza di questa opera e il nuovo attacco al territorio che essa rappresenta.
Nuove azioni sono in programmazione.
Per approfondimenti: https://www.facebook.com/no.cabinovia