In dirittura d’arrivo l’iter per l’approvazione del progetto di Sportlifecity per costruire la cittadella dello sport a San Donato Milanese

A cura dell’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano.

300 mila metri quadrati di suolo agricolo rischiano di essere sacrificati per un progetto totalmente estraneo alla città di San Donato, ai bisogni dei suoi abitanti e alla storia del territorio. Ai sandonatesi resterebbero solo i disagi: aumento del traffico, dell’inquinamento, rumori molesti… e la perdita dei benefici effetti che il suolo dona loro.
Quello che stupisce è che il Comune sembra voler procedere senza nemmeno considerare le perplessità o i pareri negativi espressi da vari enti.

Ancora una presa di posizione attraverso un documento di Osservazioni alla proposta Programma Integrato di Intervento relativo all’ambito denominato AT-SS San Francesco.

Premessa

Riteniamo che un’amministrazione pubblica, a maggior ragione se comunale, debba tutelare il territorio e promuovere attività di interesse per la collettività che rappresenta e nel cui nome amministra.
Dovrebbe avere un progetto di città che parta dalle esigenze e dai bisogni dei suoi cittadini e mettere a disposizione la sua capacità operativa per soddisfarli, legandoli alla storia e alla cultura del territorio, affermando l’etica e la cultura del pubblico. Non dovrebbe limitarsi a registrare le richieste di investitori e farsi portavoce dei loro interessi, certamente legittimi ma non sempre nobili.

Secondo noi il progetto Sportlifecity contraddice questi basilari principi.
Nessun rispetto del suolo bene comune, che viene percepito come mera risorsa economica, come una tavola su cui imbandire la mensa per pochi commensali, gli investitori.
Nessuna valutazione sul rapporto tra i benefici e i costi sociali, ambientali ed economici che il progetto comporta per i cittadini di San Donato.

Siamo profondamente contrari all’insediamento nell’area San Francesco e qui di seguito esporremo le nostre motivazioni, supportate anche da pareri espressi da enti certamente più autorevoli di noi.

Il suolo

Sembra superfluo doverlo ribadire ancora oggi ma dobbiamo sempre più spesso rilevare la mancanza di consapevolezza che il suolo è una risorsa irriproducibile fondamentale per la nostra vita. Dato che noi in quanto paladini del suolo e siamo considerati di parte, lasciamo che sia l’ISPRA (Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2020) a parlarne:

Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi, che rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e che ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa limitata sostanzialmente non rinnovabile. Per tali ragioni e per il suo valore intrinseco, il suolo naturale deve essere tutelato e preservato per le generazioni future (Parlamento europeo e Consiglio,
2013).

Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; è la piattaforma per lo svolgimento delle attività umane; rappresenta un elemento centrale del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo fondamentale come habitat e pool genico. Nel suolo vengono
stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali l’acqua, gli elementi nutritivi e il carbonio. Per l’importanza che rivestono sotto il profilo socioeconomico e ambientale, anche queste funzioni devono essere tutelate (Commissione Europea, 2006).
Le funzioni ecologiche che un suolo di buona qualità è in grado di assicurare garantiscono, oltre al loro valore intrinseco, anche un valore economico e sociale attraverso la fornitura di diversi servizi ecosistemici, che si suddividono in:

• servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.);
• servizi di regolazione e mantenimento (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e regolazione degli elementi della fertilità, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, riserva genetica, conservazione della biodiversità, etc.);
• servizi culturali (servizi ricreativi e culturali, funzioni etiche e spirituali, paesaggio, patrimonio naturale, etc.).

Il programma di mandato di questa amministrazione, immaginiamo nella consapevolezza dell’importanza del suolo, si impegna a “dare completa attuazione all’obiettivo di un PGT a crescita zero: un nuovo Strumento di governo del territorio […] caratterizzato sia dalla riduzione del consumo di suolo (con l’obiettivo di riassegnare le originarie destinazioni agricola/verde sportiva ludico e ricreativa alle aree sottratte all’edificazione…
Questo ci saremmo quindi attesi, che l’area di San Francesco fosse riassegnata alla sua originaria destinazione agricola.
Invece 300.000 metri quadrati di suolo vergine saranno cementificati.

La perdita di questo suolo:
• annullerebbe l’effetto di contenimento delle isole di calore e porterebbe nel periodo estivo ad un aumento della temperatura per chi risiede nelle vicinanze;
• aumenterebbe i rischi di allagamenti venendo a mancare la sua funzione di assorbimento; in un anno 111 milioni di litri di acqua non sarebbero più trattenuti dal terreno;
• aumenterebbe l’anidride carbonica nell’atmosfera venendo a mancare l’effetto di cattura e stoccaggio del carbonio. Aumenterebbe il cambiamento climatico;
• comporterebbe maggiori costi derivanti dalla perdita di tutti i servizi ecosistemici del suolo. Si stima che ogni ettaro cementificato costi alla collettività tra 30 e 44 mila euro all’anno.

Il progetto

Ambizioso, faraonico, totalmente estraneo alla realtà sandonatese e alle esigenze della sua comunità. Potrebbe sorgere su un’area da rigenerare ma invece distruggerà 300.000 metri quadrati di terreno fertile. Potrebbe sorgere indifferentemente in qualunque altro comune purché vicino ad una grande città e servito da una buona rete stradale e da trasporti pubblici.

Non stupisce quindi che, da parte dei proponenti, non ci sia attenzione alle esigenze della comunità a cui si tolgono i benefici effetti di un suolo vergine; stupisce invece l’acquiescenza
dell’amministrazione comunale nel promuovere questo progetto.

Anche l’attenzione ai futuri fruitori della struttura sembra un poco distratta, se l’Arpa deve chiedere di riverificare l’inquinamento acustico dovuto al traffico ferroviario e le barriere mitigative.
Un progetto raffazzonato, che, in alcuni punti che, lo vedremo poi in dettaglio, è contestato anche dagli enti che lo hanno analizzato.

Un progetto inopportuno e rischioso

Il Comune di Milano (Allegato 21) “pur non ravvisando interferenze dirette, ricorda all’Amministrazione di San Donato il mix funzionale previsto nell’ambito di prossima attuazione relativo al PII Montecity-Rogoredo del 2020. E, considerato il contiguo ambito di intervento (PII AT-SS San Francesco, PII Montecity-Rogoredo e Porto di Mare) e l’imponente area di trasformazione prevista invita il Comune di San Donato a tener conto, nell’elaborazione delle previsioni progettuali del Piano, delle consistenze dei futuri insediamenti per un’adeguata previsione delle ricadute urbanistiche e ambientali sul territorio.

Oltre alla perplessità sollevata dal comune di Milano sulle ricadute urbanistiche e ambientali intravediamo il rischio che una delle due strutture, che ricordiamo distano tre chilometri l’una dall’altra e fondano la loro sopravvivenza sullo stesso mercato e sulla stessa utenza, sia costretta a chiudere. In breve, potremmo trovarci alle porte di San Donato una mega struttura degradata.

San Francesco è suolo agricolo

I 30 ettari su cui si dovrebbe attuare il PII sono suolo agricolo, invece di usarlo per produrre cibo si vuole cementificarlo per costruire un’arena. Panem et circenses offrivano ai loro sudditi gli imperatori romani, a San Donato la possibilità di avere del pane viene tolta a favore delle attività ludiche. Un’area agricola garantisce la nostra sovranità alimentare e riduce la necessità di ricorrere alle importazioni per soddisfare alle richieste di cibo.
Quando cementifichiamo un’area siamo consapevoli che nel mondo ci sarà meno cibo disponibile?

Chiediamo che quest’area ritorni alla sua vocazione originaria.
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale classifica l’area ad uso agricolo di valore paesaggistico e nella Relazione Tecnica Agronomica Cascina San Francesco è considerato un insediamento rurale di interesse storico.

Le risorse idriche

Sull’area è presente una zona umida spontanea meritevole di tutela.
L’area è classificata come ambito acquifero a vulnerabilità elevata poiché la falda si trova a soli 4 metri sotto il piano campagna. Il progetto non se ne cura e Città Metropolitana (Allegato 9 al PII) chiede che vengano fatti studi approfonditi.
Il progetto si merita anche il rilievo dell’ARPA (Allegato 12) perché “non sono stati considerati impatti relativi alle opere di tombinatura/spostamento corsi d’acqua presenti nell’area” e neppure gli “impatti legati alla dispersione delle acque meteoriche nel sottosuolo […] in relazione alla soggiacenza della falda e alla permeabilità dei terreni”. Quest’ultimo rilievo è condiviso anche dal Gruppo CAP (Allegato 13).

In più, ARPA e Città Metropolitana lamentano la mancanza dello studio in dettaglio sull’invarianza idraulica, richiesto dal vigente Regolamento Regionale.
Il Gruppo CAP gestore del Servizio Idrico Integrato accusa il progetto di approssimazione poiché non indica né i fabbisogni idropotabili né i quantitativi scaricati nelle fognature.

Sicurezza

Il progetto non tiene conto dei rischi per la sicurezza né dei cittadini di San Donato né dei futuri fruitori.
Come ricordano Autostrade per l’Italia (Allegati 14 e 22) e il Comune di Milano (Allegato 21), sono attesi elevati volumi di traffico concentrati principalmente negli orari di entrata ed uscita degli eventi che si terranno all’arena. San Francesco è un’area interclusa e solo due saranno gli accessi all’area per le auto. In caso di gravi incidenti le operazioni di soccorso rischierebbero di essere fortemente rallentate.
Unico sarebbe, verosimilmente, l’accesso pedonale, il sottopasso della stazione. Anche in questo caso elevati sarebbero i rischi anche nel semplice, e ahimè frequente, caso di semplici alterchi tra tifosi.
Inoltre, la SNAM (Allegato 20) esprime “parere negativo alla realizzazione dell’opera che viene ritenuta incompatibile con la preesistenza dei propri gasdotti e in contrasto con la normativa vigente in materia di sicurezza.

Aumento del traffico e dell’inquinamento

Sull’area, in occasione di grandi eventi, sono previsti grandi afflussi di auto, con la conseguente congestione del traffico e l’aumento dell’inquinamento atmosferico.
Anche su questo fronte la proposta è stata giudicata poco attendibile e Autostrade per l’Italia (Allegati 14 e 22), contestando le stime e anche la successiva integrazione, non esprime alcun parere.
Stesse critiche arrivano dal Comune di Milano (Allegato 21) che aggiunge la richiesta di valutare l’impatto sul traffico includendo anche l’indotto determinato nella zona qualora si verifichino due eventi in contemporanea a Sportlifecity e Montecity-Rogoredo
ARPA (Allegato 12) e Regione Lombardia (Allegato 15) chiedono che venga valutato il maggior inquinamento atmosferico dovuto all’incremento di traffico e al riscaldamento dei nuovi edifici.
La proposta prevede anche che l’amministrazione trovi più di mille posteggi al di fuori dell’area dell’intervento per ospitare le auto dei visitatori, spazi che verranno sottratti ai sandonatesi o ruberanno altro suolo.
L’area avrebbe solo due accessi, uno a nord e l’altro a sud. Inevitabile quindi che per evitare code si cerchino percorsi alternativi intasando il traffico in città.

Un progetto lontano di cittadini

San Donato ha già strutture sportive, alcune funzionanti e altre da rilanciare, che soddisfano i bisogni dei cittadini. Queste strutture dovrebbero agire in concorrenza con Sportlifecity e sarebbero, probabilmente, destinate a chiudere o sarebbero quanto meno ridimensionate.

Ricordiamo l’impegno assunto dall’amministrazione con i suoi cittadini nel programma di mandato, che per lo sport recitava:

“Intendiamo valorizzare lo sport come “strumento” sociale in grado di favorire e rafforzare il legame fra le persone, i gruppi, i contesti di vita.
[…] Seguire costantemente l’iter di riqualificazione del Parco Mattei e l’ampliamento del Centro Sportivo di Via Maritano.”

Questa proposta renderebbe più difficile il recupero e la sopravvivenza del parco e del Centro Sportivo. Chi investirebbe sapendo che avrebbe come concorrente un colosso di tali dimensioni a pochi metri di distanza?
Ci ritroveremmo in città aree in cui oggi le persone si ritrovano che resterebbero inutilizzate e diventerebbero degradate.
Oltretutto non si tiene assolutamente conto del fatto che, in previsione dei Giochi Olimpici del 2026, a Montecity-Rogoredo, a tre chilometri dall’area di San Francesco, sorgerà un nuovo Palazzetto del Ghiaccio da 16 mila spettatori che, dopo l’appuntamento olimpico, verrà utilizzato per ospitare eventi (sportivi e/o musicali). Che necessità c’è di avere due strutture così grandi ed impattanti a poca distanza l’una dall’altra?

L’importanza della pubblica istruzione

La proposta prevede che nell’area venga aperto un liceo sportivo, naturalmente privato.
Anche questa una struttura non tiene conto delle esigenze dei cittadini. Ammesso che la richiesta esista e che abbia numeri importanti (non dimentichiamo che a Milano già esistono numerosi licei sportivi e che Milano si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici), perché non chiedere che venga inserito anche questo indirizzo all’OMNI? È una struttura sottoutilizzata e già dotata di tutte le strutture necessarie, incluse quelle sportive.

Impatto sul commercio locale

L’apertura di cinque mila metri quadrati di esercizi commerciali facilmente raggiungibili avrebbe un impatto fortemente negativo sul commercio di vicinato, già in sofferenza per la concorrenza dei centri commerciali e delle vendite in Internet.
Una città in cui si spengono le vetrine dei negozi è una città meno vivace e meno sicura.

Altri disagi per i cittadini

San Donato Milanese, città di poco più di 32 mila abitanti, nei giorni delle manifestazioni dovrebbe ospitarne altri 20 mila, subendo il disagio, l’inquinamento, il traffico e senza ricavare alcun beneficio né per i cittadini né per il commercio.
I grandi eventi attirano sempre bagarini, posteggiatori abusivi, venditori di bibite e di cibo da strada che inevitabilmente invaderebbero anche alcune zone della città, impegnando anche la vigilanza urbana nei controlli. Si sa che fan e tifosi eccitati dallo spettacolo possono essere molesti e rumorosi. La struttura di polizia urbana sarebbe in grado di gestire anche il controllo di questi flussi straordinari ma imponenti? Chi pagherebbe per questi controlli?
Anche l’Area Territorio Ambiente e Opere Pubbliche del Comune di San Donato Milanese ha sollevato il problema del rumore, che ha due aspetti, quello degli eventi che si svolgono nell’arena e quello del baccano che precede e segue l’evento.

Una visione commerciale del territorio

Il Sud Est Milano fa parte della più vasta area del Basso Milanese, terra fertile e ricca di acque che è stato il motore dello sviluppo di Milano.
In questa area abbazie, marcite, mulini, castelli e palazzi sono sotto il costante attacco di una cementificazione che, nella migliore delle ipotesi, ne conserva qualcuno come singolo gioiello, tolto dal suo contesto storico e culturale.
Da anni si sta lavorando per lanciare il progetto della Strada delle abbazie e quello del Cammino dei monaci è in parte già realizzato.
Si tratta di due percorsi tesi a ricostruire l’identità del nostro territorio e a lanciare un turismo lento, di cui si avvantaggerebbe anche il commercio locale.
A un chilometro dall’area di San Francesco sorge l’Abbazia di Chiaravalle, a tre chilometri l’Abbazia di Viboldone. Quale impatto avrebbe questa mega struttura sul paesaggio e sulla quiete monacale?
È stato valutato anche l’impatto sul borgo di Chiaravalle, a soli 500 metri in linea d’aria dall’area di San Francesco? Ricordiamo che non più tardi di otto anni fa, sempre nell’area San Francesco si prospettò la costruzione dello stadio dell’Inter e questa prospettiva fu evitata proprio per la stretta vicinanza dell’abbazia di Chiaravalle e per la nascente Strada dei Monaci. Non comprendiamo la logica per cui oggi invece sarebbe da sostenere il progetto della cittadella dello sport.

Quale bonifica?

Il soggetto attuatore si impegna a progettare ed eseguire una serie di opere di urbanizzazione aggiuntive e la bonifica dell’area per un importo complessivo di oltre 23 milioni di euro. Quali sono queste opere e di quale bonifica si parla?

La procedura adottata

Non comprendiamo come mai, data l’entità dell’intervento e nonostante le richieste di approfondimento e i pareri negativi espressi nei documenti citati, la proposta di PII sia stata esclusa dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica, che avrebbe consentito di valutare in modo meno approssimativo le rilevanti implicazioni ambientali del progetto. La richiesta, lo ricordiamo, è stata sollevata da ARPA (Allegato 12 che addirittura ricorda come la tipologia di progetto ricada anche molto probabilmente in ambito VIA) e Regione Lombardia (Allegati 15 e 18).
Anche l’Area Territorio Ambiente e Opere Pubbliche del Comune di San Donato Milanese, pur asserendo che la VAS non serve, sostiene la necessità di un approfondimento della proposta in merito alle tematiche rumore e rete viaria di accesso all’area. E quando farla
se non nell’ambito di una valutazione ambientale (VIA o VAS prima e VIA dopo)?
Il problema non riguarda solo la città di San Donato Milanese, che subirebbe il maggior impatto da questa opera, impatta anche il territorio del Sud Milano. Per questo motivo abbiamo già scritto al sindaco della Città Metropolitana, Giuseppe Sala, sollevando la questione.

L’Osservatorio permanente contro il consumo di suolo e per la tutela del paesaggio nel Sud Est Milano è un organismo composto dalle strutture locali di Italia Nostra, Legambiente, WWF, Slow Food, DESR, Libera, Amici di Carlotta, Comitato Tilt Vizzolo, Greensando, Comitato Stop alla logistica Sordio-San Zenone, Vivai ProNatura, Associazione per il Parco Sud Milano, Associazione NOI, Associazione Cittadini di Paullo, Comitato salviamo gli alberi di via Galvani a Peschiera Borromeo e Comitato Salviamo il Pratone.

2 commenti

  1. Non esistono interessi legittimi quando si devasta un territorio che appartiene a tutti, anche alle generazioni future. Non c’è bisogno di simili speculazioni edilizie, nemmeno in altri Comuni. La corruzione non è solo lo scambio di mazzette, ma anche privilegiare gli interessi economici di privati a danno dell’ambiente da cui dipendiamo e del benessere della collettività. Mi dispiace che un’amministrazione pubblica che dovrebbe avere come primo e unico fine l’attenzione alla vivibilità di un territorio, alla difesa del suolo, del paesaggio e della sua storia, si lasci abbagliare dall’ennesima, inutile, dannosa, speculazione immobiliare.

  2. La Lombardia è ridotta a uno schifo già adesso. Spero che non si offenda nessuno se dico che la pianura Padana è uno dei posti più brutti della Terra. Nonché dei più inquinati. E poveri di vita che non siano umani, monocolture e animali domestici. L’ho attraversata per un paio di giorni l’anno scorso e mi ha lasciato con un senso di disgusto e tristezza che non mi ha ancora abbandonata del tutto. Mi dispiace per chi ci vive (comprendo Piemonte, Veneto, Emilia e parte del Friuli).
    Incredibile che si pensi a costruire ancora. Sarebbe da buttar giù metà di quello che c’è.

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