A cura di Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro.
Dopo venti anni Colleferro è riconoscibile, mancano i segni del cambiamento che la politica “nuova” aveva promesso. La città appare intristita dalla fine della grande speranza di un vero cambiamento e molti tra coloro che conducevano la battaglia civile hanno adattato la propria impostazione culturale, perdendo interesse a partecipare più direttamente alla vita pubblica. Questo loro allontanamento richiede ogni volta uno sforzo maggiore da parte nostra per far sapere cosa succede in città.
Nella periferia sud di Colleferro nella zona boscata di Piombinara in via Palianese da alcuni giorni non si odono i motori delle seghe e il rumore secco degli alberi che cadono. Abbiamo documentato alle Autorità competenti che da metà aprile, fin dalle prime luci dell’alba, si stava procedendo al taglio delle piante.
Con l’esposto abbiamo chiesto di verificare la regolarità dell’atto di autorizzazione al taglio boschivo, assoggettato per legge a comunicazione, la verifica dei titoli abilitativi e di disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti, valutando gli eventuali profili di illiceità amministrativa o penale degli stessi e, nel caso, di individuare i possibili responsabili e procedere nei loro confronti.
Con accesso agli atti al Comune di Colleferro abbiamo chiesto di acquisire copia dell’indagine vegetazionale, del progetto di taglio e/o la dichiarazione di taglio boschivo, nonché tutta la documentazione successiva al nostro esposto. Del resto, il Comune di Colleferro non ha dato seguito alle nostre richieste di informazioni. Hanno risposto operativamente le Forze dell’ordine e per incompetenza la Regione Lazio (il personale guardiaparco non può effettuare i controlli richiesti fuori dai confini dell’area protetta Monumento Naturale Selva di Paliano e Mola di Piscoli o delle Rete Natura2000).
La disciplina del taglio boschivo
Il procedimento istruttorio per le autorizzazioni è disciplinato con legge ed è volto a contemperare le esigenze di taglio con il rispetto dei vincoli onde evitare abbattimenti indiscriminati, a tutela dei valori paesaggistici e ambientali. La legge punisce chi arreca danni alle ceppaie che, se tagliate in primavera, possono potenzialmente penalizzare l’intera pianta e, in generale, tutto il bosco.
Per procedere agli interventi, la società titolare, la ditta esecutrice o il committente devono richiedere preventivamente al Comune e al Corpo forestale dello Stato l’autorizzazione e procedere dopo aver ricevuto la relativa comunicazione, se inviate nel rispetto dei tempi stabiliti dalla legge.
La descrizione del contesto territoriale
Il bosco di Piombinara si estende per circa 10 ettari ed è in vita da circa trenta anni. In quel periodo l’Europa e la Regione concedevano contributi pubblici per lo sviluppo del settore forestale.
Pur essendo privato, gli interventi colturali devono sottostare alle norme sulla gestione delle risorse forestali, che proteggono la fase vegetazionale e la stagione della riproduzione dell’aviofauna selvatica e dell’ecosistema boschivo (Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, 2009/147/CE, Legge n. 157/1992, Legge regionale 28.10.2002, n. 39, Regolamento regionale 18.4.2005, n. 7, Piano territoriale paesistico regionale).
La Palianese è un’area di interesse ambientale, con un suo patrimonio arboreo, con il Castello di Piombinara ed è segnata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, di testimonianze dei caratteri identitari e storico-archeologici della città. L’Amministrazione comunale nel 2014 ha acquistato i resti del Castello per il recupero della zona, dove da anni i privati insistono con progetti cementizi, finora naufragati, ad alto impatto ambientale.
La stagione dei progetti in variante al Piano regolatore generale
Le prime seducenti proposte infrastrutturali risalgono al 2003 e mirano allo sviluppo urbanistico ed occupazionale della Palianese per la valorizzazione di aree agricole e la loro trasformazione in attrezzature generali ricettive, ricreative e sportive, in chiave di servizi turistici.
Il progetto richiedeva una variante al piano regolatore comunale e la modifica della destinazione da “zona agricola di valore paesistico” in “attrezzature generali” con una “plusvalenza che porta il valore di un ettaro da 2,5 € a 30 €”.
Durante quelle Amministrazioni comunali, pur tra moltissime “anomalie” procedurali (esclusione dei progetti dalla valutazione di impatto ambientale e strategica), alcuni passaggi puramente “formali” vengono rispettati.
Ci sono le frettolose approvazioni in Consiglio comunale e le Conferenze di servizi, complete dello schema di convenzione urbanistica sui tempi per la realizzazione e cessione al Comune delle opere compensative da parte delle società. Gli atti vengono regolarmente pubblicati, cosa che consente a comitati ed associazioni, che numerosi intervengono nei procedimenti, di presentare osservazioni.
La compensazione per il Comune era del 30% rispetto all’incremento del valore dell’area e prevedeva la realizzazione di percorsi salute (adiacenti alla Tav!), aree verdi e la loro gestione ventennale a carico del privato.
Su 7.360 mq si prevedeva un albergo da 112 stanze, suite varie, piscina da 137 mq, club house da 270 mq, palestra e 33 appartamenti divisi in palazzine con un taglio da 83 ai 115 mq, palestra da 1.800 mq, tutto fronte discarica.
I privati decidono lo sviluppo della città
Negli anni tra 2009 e 2012 vengono presentati nuovi progetti. Uno da parte della stessa società, che propone di realizzare una sorta di area sosta con edifici da destinare a servizi autostradali, commerciali e di ristorazione. Anche in questo caso deve essere approvata una bella variante urbanistica, modificata la destinazione dell’area, da cui deriverebbe un sostanzioso plusvalore, e definita la compensazione.
L’importo da cedere al Comune, in opere e/o aree, è pari ad € 2.269.161, corrispondente al 30% dell’aumento di valore. La cessione riguarda l’area boscata di via Palianese, 79.680 mq, valutata in € 2.687.550. Il progetto interessa 27 ettari di catasto e 18 di superficie, con una stima occupazionale di 120–180 unità. La società ha un modesto capitale versato e ha sede a Lugano.
All’interno dell’area sosta è prevista una stazione di servizio, bar, ristorante, market, locali igienico–sanitari, docce, lavanderia, parcheggio, motel, spazi commerciali e negozi, gommista, elettrauto, riparazione e vendita di parti meccaniche, stazioni di rifornimento, autolavaggio, immagazzinaggio e supporti tecnici alle imprese. Una sorta di centro commerciale, nonché doppione del Truck Village!
Si prevedono quattro diversi immobili, uno di circa 1.875 mq, un altro per attività ricettive sia commerciale sia alberghiero di 3.396 mq, una officina-lavaggio di 1.150 mq e un’altra ricettizia di 4.300 mq. In sostanza le attività di stazione e di officina devono occupare circa 3.000 mq, le attività commerciali arrivare a 4.700 mq, con 352 posti auto e solo 172 per gli autocarri: i dati dicono che il progetto aveva ben altre finalità!
Nuova viabilità a carico della collettività e come compensazione la cessione al Comune di un parcheggio per circa 200 veicoli su 8.000 mq, con belvedere sulla discarica.
Conflitto di interesse
Mentre questo progetto è in corso di valutazione, nel 2013 un’altra nota società presenta una proposta del tutto simile per realizzare poco più a nord un’area di attrezzature ricreative, sempre in variante urbanistica, con due campi da tennis e di calcetto, piscina con annessi spogliatoi e club house, un parcheggio per autovetture, superfice complessiva 26.534 mq.
L’area è a ridosso del Castello di Piombinara, dove insiste il vincolo di interesse archeologico, nonché il divieto assoluto di costruzione. Tenuto conto della Carta Archeologica comunale, del PRG e del PTPR, tanti comitati e associazioni coalizzati presentano osservazioni e dimostrano che l’area è tutelata per alcuni vincoli di rispetto paesistico, di elettrodotto e di area boscata. L’insieme è altresì riconosciuto zona di notevole interesse pubblico, i cui beni hanno un valore estetico tradizionale e sono definite bellezze panoramiche.
Questi progetti, approvati in Consiglio comunale, non superano il vaglio della Regione, che li respinge in Conferenza dei servizi, dove comitati e associazioni avevano presentato osservazioni contrarie.
Benvenuto Amazon
Nelle precedenti amministrazioni comunali la formalità burocratica, pur essendo una sorta di “foglia di fico”, aveva assicurato uno spazio di discussione pubblica nei luoghi deputati. Oggi quella foglia si è seccata ed è caduta, posto che dell’insediamento del cantiere Vailog nel 2018 erano a conoscenza pochi amministratori. Tutta l’operazione è stata gestita fuori dal Consiglio comunale e, sotto il profilo della mancata trasparenza e dello strozzamento del dibattito pubblico, non ha confronto con quelle del passato.
E’ proprio in Consiglio comunale che il Sindaco di Colleferro, Sanna, allora consigliere di opposizione, definisce il progetto ricettivo, ricreativo, sportivo: “Un intervento eccessivo e questo vale il nostro voto contrario” (verbale C.C. del 29.4.2014).
Invece, divenuto Sindaco, è lui a piantare il primo albero all’apertura del cantiere Vailog per l’ampliamento del Polo logistico nell’ambito dello Slim il 9 maggio 2019, ritenendo compatibile ambientalmente la dimensione infrastrutturale del progetto di Amazon e Leroy Merlen: 51 ettari e circa 510.000 mq di superfice occupata.
“Credo che di centri commerciali Colleferro ne abbia veramente abbastanza” mentre “un bosco purifica l’area chiunque sia il suo proprietario” e “quando si dice 180 o 200 posti di lavoro noi dobbiamo sapere concretamente di che qualità sono”, declamava nel 2014 Sanna, [perché noi] “abbiamo un’idea diversa del futuro di questa Città, la sogniamo diversamente.”
“Le persone lavorano nello SLIM dalle sei di mattina all’una di notte senza avere alcun tipo di diritto, senza avere nessun tipo di tutela da parte dell’Amministrazione Comunale”, era la condanna veemente del Consigliere Girolami dai banchi dell’opposizione, anche lui oggi in maggioranza.
Una situazione molto simile a quella che, 10 anni dopo, vivono i precari di Amazon, senza che nessuno si alzi dai banchi della maggioranza per difendere i loro diritti.
Nemmeno la realizzazione di infrastrutture, come le rotonde e la nuova viabilità finanziata con contributi pubblici a favore di Amazon, ha suscitato in città il minimo sussulto.
Conclusione
Quei vecchi progetti li avevamo contrastati con tante altre realtà per la loro espansione intensiva e per l’erosione delle residuali superfici e terreni agricoli di cui Colleferro è povero, vedendo nell’operazione di cementificazione un disegno speculativo, con il falso pretesto della ripresa occupazionale.
Progetti oggi non comparabili con la demolizione permessa ad Amazon che, per la nostra Amministrazione, è un modello virtuoso, che ha saputo conciliare la dimensione della progettazione con il rispetto dell’ambiente e che darà un futuro lavorativo ai giovani.
Come in passato, anche con gli attuali Amministratori, le scelte urbanistiche della città sono decise dal privato proponente, che ha individuato sui propri terreni lo “sviluppo” futuro della Città. Nessuno ne parla e non è finita qui.