La prevenzione incendi nel territorio siciliano

di Francesco Cancellieri.

Sintesi dell’intervento in occasione della IV Commissione regionale “ambiente e territorio e mobilità” convocata mercoledì 5 maggio 2021, audizione dell’assessore regionale per il territorio e l’ambiente in merito all’attività di prevenzione degli incendi nel territorio regionale.

Ill.mo on.le Presidente, On.li Commissarie e Commissari, Ill.mo Assessore Regionale per il Territorio ed Ambiente, Ill.mo Direttore Generale e colleghi delle Associazioni, con vero piacere ho ricevuto l’invito di partecipare alla Audizione dell’Assessore Regionale per il Territorio e l’Ambiente in merito all’attività di prevenzione degli incendi nel territorio regionale.
Lo faccio in veste di rappresentante della Associazione per lo Sviluppo SOstenibile e Centro di Educazione Ambientale Messina APS (già Associazione Centro Educazione Ambientale (CEA) Messina Onlus), Componente CNES Comitato per l’Educazione alla Sostenibilità – Agenda 2030 (CNESA2030) sotto egida della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e Responsabile Nazionale Aree Protette ed Ecoregioni di SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), impegnati nella sensibilizzazione, soprattutto, delle giovani generazioni ai temi dei rischi ambientali di cui gli incendi boschivi sono certamente i più drammatici, stante gli alti tributi pagati, soprattutto, per i danni ambientali e spesso anche di vite umane.
Voglio ricordare che stiamo vivendo una nuova stagione di educazione e formazione culturale ambientale.

Cavillo x cavillo x 3,14 = aumento degli incendi in zone boscate?

La modifica che ha apportato l’art. 4, comma 173, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 al comma 1 (c.d. Legge Finanziaria 2004) dell’art 10 della Legge 353 del 21 novembre 2000 deve essere abolita e necessita urgentemente ritornare al c.d. Testo Storico dell’art. 10 che riportiamo:

omissis … art. 10 – (Testo Storico). Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell’atto. È inoltre
vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione
. Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell’ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.

Omissis … Art. 10 – (Testo Vigente). Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. E’ comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell’atto. Nei comuni sprovvisti di piano regolatore è vietata per dieci anni ogni edificazione su area boscata percorsa dal fuoco. E’ inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui detta realizzazione sia stata prevista in data precedente l’incendio dagli strumenti urbanistici vigenti a tale data. Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell’ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.

E’ evidente a chiunque che l’eventuale speculazione non è “colpita” dalla normativa ed anzi il “combinato disposto” dell’incendio boschivo e della presenza di eventuali habitat prioritari della aree della Rete Natura 2000 (incendiate) potrebbe considerarsi una aggravante ed anzi un potenziale agente di innesco!

Quindi con forza chiediamo di riportare alla iniziale formulazione la Legge 353/2000 c.d. Legge Quadro sugli Incendi Boschivi e vigilare con un sistema GIS a Livello Regionale per verificare la eventuale coincidenza di incendi boschivi con aree perimetrate quali habitat prioritari nei Piani di gestione della Rete Natura 2000!

Quindi vigilare, vigilare, vigilare!

Chiudo questo contributo al dibattito con le parole del Prof. Renato Carella – Presidente del Ramarro Sicilia e dello storico “il Ramarro di Caltagirone” il giorno dopo il tremendo rogo che il 3 luglio 2020 ha devastato il Bosco di Santo Pietro e la ns. base Naturalistica “Rifugio Civetta” in c.da Renelle:

Una serie impressionante di incendi ha imperversato ieri, 3 luglio 2020, per diverse ore sul Bosco di Santo Pietro interessando diverse contrade tra cui la nostra base di contrada Renelle andata completamente distrutta. Le proporzioni del disastro ambientale provocate dal fuoco sono gigantesche e oltre alle centinaia di
ettari di preziosa macchia mediterranea a farne le spese è stato il delicato equilibrio ecologico nel suo complesso, di cui fanno parte anche le miriadi di specie animali piccole e grandi che in quel contesto trovavano cibo e rifugio e con esso interagivano in perfetta simbiosi.

Indescrivibile è lo spettacolo a cui abbiamo assistito impietriti, di decine e centinaia di mammiferi, uccelli e rettili che abbiamo visto scappare in tutte le direzioni per mettersi in salvo mentre i Canadair, gli elicotteri, i mezzi del Corpo Forestale e le forze dell’ordine tentavano di limitare i danni: conigli, una volpe, la poiana e altri rapaci, tartarughe e persino un colubro leopardino e una biscia dal collare.
Impressionanti le colonne di fumo nero e le fiamme che passando anche a livello di chioma d’albero, oltre che di terra, hanno divorato ogni forma di vita al loro passaggio, impossibile per chiunque avventurarsi in quell’inferno dove la temperatura era di diverse centinaia di gradi.
Impossibile anche solo pensare che questo disastro sia avvenuto per caso o per incuria. Ma quando le Istituzioni non hanno le idee chiare o non ce la fanno più e lo stato arretra cedendo il controllo del territorio a forze “altre”, la legalità viene meno e i cittadini restano soli a sbrigarsela in una lotta che diventa sempre più impari.
Più che l’odio verso chi ha potuto ordire e mettere in atto tanta nefandezza ci affligge è la pena per la cappa di sottosviluppo e di imbecillità che affligge questa terra e questi uomini che ci spinge a pensare quanto sia necessario opporsi, resistere e ricominciare malgrado tutte le pesanti evidenze che inviterebbero alla scelta contraria. La mafia dei boschi esiste, gli eventi di ieri lo dimostrano e fanno probabilmente parte di un più vasto disegno criminale al quale noi in quanto associazione non vogliamo cedere o rassegnarci chinando il capo o girandoci dall’altra parte come troppo spesso fanno la classe politica e gli uomini che da queste parti “contano” pur essendo anch’essi figli di questa terra così bella e cosi disgraziata.”

Un commento

  1. Se non si punisce l’ incendio come crimine contro l’umanità, non se ne esce; ma trovare un piromane sia pazzo , che pilotato non credo sia difficile e in cinquantanni (dal 70 ci sono incendi) non ne è stato beccato uno. La proposta è di bloccare un terreno per centoanni dopo un incendio ed ergastolo per i PIROMANI prima di morire tutti.

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