E’ un fenomeno ormai globale, che non colpisce solo le aree più desertiche del globo. I cambiamenti climatici e una gestione poco attenta alle risorse naturali mettono a rischio la fertilità dei terreni, del nord del mondo come di quelli del sud, e la produzione agricola. Davanti ad un fenomeno così preoccupante l’Onu ha deciso di dedicare una Giornata mondiale al tema della lotta alla desertificazione. Il 17 giugno non si ricorda solo quel 29% del territorio globale maggiormente colpito, abitato da oltre 3 miliardi di persone, ma anche tutte le altre aree dove la desertificazione avanza.
Il degrado a scala globale viene oggi calcolato attraverso dati satellitari che fotografano la copertura vegetale e la produttività del suolo. Tra il 1998 e il 2013, una percentuale pari al 20-30% della superficie terrestre ha mostrato andamenti declinanti nella produttività. Grazie all’osservazione satellitare del programma europeo Copernicus è stato stimato che il 12% delle terre coltivate a vegetazione mostra un calo della produttività e che il 21% è a rischio.
Quali le cause di questo fenomeno globale? Come sempre nelle questioni ambientali non c’è un solo colpevole, ma una serie di cause. I cambiamenti climatici hanno modificato le precipitazioni, aumentato la temperatura e gli episodi di siccità, con conseguente disponibilità insufficiente di acqua per il suolo, per la vegetazione e per le attività produttive (agricoltura in primis). C’è poi una gestione poco attenta delle risorse naturali, dell’acqua, del suolo e della vegetazione. Il suolo viene consumato eccessivamente e si usano pratiche agricole dannose.
In Italia il 10% del territorio è molto vulnerabile. La Sicilia è la regione più colpita (42,9% della superficie regionale), seguita da Molise, Basilicata (24,4%) e dalla Sardegna (19,1%). Il nostro Paese sta definendo le azioni necessarie per raggiungere la Land Degradation Neutrality – LDN, ovvero il bilanciamento tra le aree degradate e quelle recuperate. LDN è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.