Magari la risposta dei cittadini berlinesi sarà contraria a quanto propone un singolare referendum di iniziativa popolare che si terrà il prossimo 26 settembre, ma di certo si tratta di un esercizio di democrazia piuttosto interessante, dall’esito incerto e che meriterebbe di essere riprodotto e adattato anche nel nostro Paese.
Un referendum consultivo, dunque non vincolante, ma molto chiaro che propone il trasferimento (con indennizzi inferiori al prezzo di mercato) di oltre 240 mila abitazioni attualmente sfitte e/o inutilizzate di proprietà di grandi realtà immobiliari (cioè proprietarie di più di 3 mila alloggi) all’ente pubblico AÖR. Un passaggio da privato a pubblico che potrebbe consentire un rilancio dell’edilizia popolare a canoni calmierati.
Negli ultimi 10 anni Berlino ha visto raddoppiare il costo degli affitti: i canoni mensili per gli appartamenti sono aumentati del 12 per cento solo nel 2017 raggiungendo il massimo storico di 10,15 euro al metro quadrato. I prezzi delle proprietà sono a loro volta aumentati del 20,5 per cento, sempre nello stesso anno, favoriti dalla crescita demografica, dalla bassa disoccupazione e dal forte interesse da parte degli investitori esteri.
A Berlino quasi l’80% dei cittadini vive in abitazioni in affitto.
Lo scorso anno il Sindaco di Berlino aveva approvato la definizione di un tetto massimo per gli affitti, una importante scelta politica successivamente invalidata dalla Corte Costituzionale in quanto materia di esclusiva competenza del governo federale (ovviamente contrario a tale indirizzo).
In Italia, ricordiamo che il potere salariale è minore rispetto ai cugini tedeschi, con un’incidenza dell’affitto sul totale delle entrate di un nucleo familiare che nelle principali metropoli italiane oscilla tra il 30 e il 40%.