A cura del Comitato a difesa delle ex cave di Marocco del Forum Salviamo il Paesaggio, comitato di Mogliano Veneto.
Centinaia di pagine, diagrammi, carte topografiche, disegni, contenuti all’interno della documentazione dello strumento urbanistico attuativo del PAT non sono facilmente digeribili per i non addetti ai lavori.
Dalla presentazione alla cittadinanza inoltre, lo scorso 3 settembre, alla data entro cui consegnare osservazioni, si hanno solo tre settimane a disposizione.
Tentiamo allora di esprimere una valutazione su quanto ci è stato esposto al Double Tree Hotel in merito ai principali aspetti di nostro interesse.
Parco di Mogliano e Parco delle cave di Marocco: ci risulta sia stato consegnato il Masterplan col progetto per la sua attuazione. Siamo felici si siano definiti i contenuti sulla base della VAS, non siamo invece contenti si sia perso un anno per decidere di assegnare lo Studio Ambientale, strumento decisivo per l’attuazione del progetto (si sta decidendo a chi affidarlo in questi giorni).
Non abbiamo capito, sulla base di quanto letto, come si immagini una gestione del futuro Parco, ma sembra si preveda si crei un’attività economica che ne consenta la conduzione e manutenzione (forti dubbi da parte nostra in tal senso). Rimane il problema della volumetria ancora disponibile alla proprietà: come fanno a starci 65.000 metri cubi nell’area ex Veneland? In questi due anni a che conclusioni si è giunti con la proprietà? A nostro avviso non vi si dovrebbero costruire più di 15/20.000 mcubi.
Speriamo che in tutti questi mesi il Sindaco sia riuscito a convincere la proprietà a riconsiderare i precedenti progetti.
Consumo di suolo: il principale impegno a livello nazionale del Forum a cui aderiamo – Salviamo il Paesaggio – è tentare di arrestare l’inarrestabile, a oggi, consumo di suolo che, in Veneto e nella provincia di Treviso continua a essere al di fuori di ogni logica che tenga conto di ambiente e al paesaggio.
Non tutti sanno che il terreno ancora libero da qualsiasi tipo di costruzione è il principale contenitore di carbonio oltre a essere il garante della capacità di assorbimento delle acque meteoriche, e restare pur sempre il bene principale, con l’acqua, per sfamarci.
La Regione Veneto ha licenziato un’apposita Legge, la nr. 14/2017 “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione urbana” per tentare di arginare il fenomeno, ma, come quella successiva del 2019 “Veneto 2050”, a nulla è servita e a nulla servirà visto che gli articoli finali grazie a infinite deroghe, annullano le premesse per cui si è legiferato.
Anche nel Comune di Mogliano Veneto quindi si potrà continuare a costruire, ove si sia in Ambito Urbanistico Consolidato, senza che metri quadri e metri cubi siano conteggiati come consumo di suolo!
Inoltre in ambito agricolo gli edifici non più utilizzati, i vecchi casolari e anche i loro annessi, in caso di abbattimento daranno diritto ai proprietari di edificare ex novo almeno 600 mcubi di residenza, mentre la restante volumetria si trasformerà in credito edilizio! Resta almeno il dato che su 46 kmq di superficie comunale 18 non potranno mai essere toccati. In verità secondo la Legge Regionale ancora disponibili a essere sacrificati sarebbero solo 12 ettari circa; avremo bisogno di chiarimenti.
Riteniamo positiva la decisione dell’Amministrazione contraria a nuovi insediamenti di strutture commerciali sul Terraglio, purtroppo questa possibilità rimane in area ex NIGI. Teoricamente inoltre si afferma che circa 100.000 metri cubi potrebbero sparire dall’edificabile in centro città se si riuscirà a contenere il rapporto metro quadro su metro cubo a 0,75 (restando possibile però arrivare a 1/1,50 in alcuni casi).
Gli accordi pubblico/privato, a parte quello che prevede lo spostamento del supermercato ALI’ per recuperare l’ex essiccatoio, si sostanziano in denaro e parcheggi per il pubblico in cambio di metri cubi al privato. Superfici che, grazie sempre all’assurda Legge Regionale, trasformeranno aree ancora verdi o comunque libere presenti in ambito urbanistico consolidato, in nuove palazzine.
Di fronte a questa pratica urbanistica, bisogna dirlo figlia anche delle precedenti amministrazioni, non si capisce come si possa parlare di contenimento di consumo di suolo in un comune ove la popolazione è stabile o in leggera recessione ormai da anni.
Abbiamo inviato diverse proposte per la redazione del Piano, inerenti la qualità delle Acque, dell’Aria, per la salute del Suolo (in particolare quello agricolo) e per la difesa di quel che resta del paesaggio. Vedremo se da qualche parte faranno capolino tra le decisioni assunte.
Se note positive qua e là appaiono, la sensazione è che ci sia una continuità sostanziale con una pratica urbanistica condita di tante belle parole, ma nei fatti attenta prima di tutto a soddisfare le attese dei privati a fronte del bene comune.
Paesaggio: non ci resta che sperare nella realizzazione concreta del Parco della Biodiversità alle cave di Marocco e che sempre più privati rinuncino alle residue capacità edificatorie acquisite con le giunte precedenti riconvertendo al verde le superfici o almeno riducendo al massimo le cubature.
Confidiamo che l’Amministrazione sappia difendere dall’assalto della grande distribuzione organizzata le residue attività commerciali che sopravvivono in centro e nelle frazioni e che sia parte attiva nel difendere le architetture e i parchi delle Ville Venete in stato di abbandono (Bianchi Kunkler, Rigamonti Coletti, e altre) ultimo segno della civiltà veneta di campagna che tanto lustro dette al nostro paesaggio.
Siamo attraversati dal Terraglio, trasformato, a partire dagli anni ’60, in una quasi ininterrotta sequela di edifici commerciali e artigianali spesso di architettura di bassa qualità, se rapportata alle Ville e ai parchi che vi si affacciavano e ancora in parte vi si affacciano. Dovrebbe tornare a essere un viale alberato, nel nostro PAT chiamato boulevard, ma allora ci dovrebbe essere un piano unitario tra Venezia, Mogliano, Preganziol, Casier e Treviso, per decidere come fare, evitando un “viale Arlecchino” privo di identità.
Difendere il paesaggio campestre coi suoi fossati, le sue siepi, i fiumi che lo attraversano dovrebbe diventare un imperativo per questa e le prossime amministrazioni anche di fronte all’ulteriore recente ampliamento concesso (6.000 ha) per la coltivazione del prosecco icona della nuova agricoltura, ma semplificatore ulteriore del paesaggio agrario.
Confidiamo che dei 1.260.000,00 euro di entrate previste dai sei accordi pubblico privato, almeno la parte maggioritaria venga destinata al ripristino ambientale del nostro territorio.
Non siamo contrari al FARE, siamo per il FARE BENE.