A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico odv.
La Regione Veneto, con la legge regionale n. 14 del 2017, ha promosso un processo di revisione sostanziale della disciplina urbanistica ispirata alla consapevolezza della necessità di conservare le risorse territoriali ed ambientali: in particolare la normativa mira a ridurre progressivamente il consumo di suolo non ancora urbanizzato, in coerenza con l’obiettivo europeo di azzerarlo entro il 2050.
L’obiettivo dovrebbe essere gradualmente raggiunto nel corso del tempo, anche mediante la programmazione regionale e comunale.
Particolare rilievo nell’impianto normativo della legge rivestono le previsioni volte alla riqualificazione edilizia ed ambientale e alla rigenerazione urbana, che prevedono forme ed azioni quali la demolizione di opere incongrue o di elementi di degrado, il recupero, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e lo sviluppo di tipologie edilizie urbane a basso impatto energetico e ambientale. In proposito viene istituito un fondo regionale per la rigenerazione urbana e per le spese di progettazione e demolizione delle opere incongrue.
In realtà, si dovrebbe dire che le belle intenzioni sono rimaste, purtroppo, ben lontane dalla realtà, vista la continua e indefessa tendenza regionale alla più greve antropizzazione del territorio, tuttavia tali previsioni normative consentono di provare a ricondurre a legittimità le scelte degli Enti locali quando il consumo di territorio deborda assurdamente.
E’ il caso di Brenzone sul Garda, lungo la sponda veronese del Lago di Garda, dove la Regione Veneto ha individuato, con deliberazione Giunta regionale n. 668 del 15 maggio 2018, la quantità massima di consumo di suolo ammesso fino al 2020 in 3,96 ettari, in quanto misura minore tra il valore di cui alla ripartizione effettuata dalla medesima deliberazione e la quantità massima della superficie agricola trasformabile (SAT) prevista dal vigente Piano di assetto del territorio (PAT).
Con deliberazione Consiglio comunale di Brenzone sul Garda n. 29 del 15 luglio 2021 veniva approvata una variante al PAT, che effettua la perimetrazione dell’edificato urbano consolidato, dove sono consentite di fatto edificazioni esentate dagli obblighi normativi sul consumo del suolo: in realtà, però, ben otto zone sulle dodici individuate sono aree agricole, in gran parte impreziosite dai caratteristici oliveti gardesani.
Sono tutt’altro che aree edificate o compromesse.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico odv ha, quindi, inoltrato ricorso al T.A.R. Veneto avverso la deliberazione consiliare comunale, rappresentata e difesa dall’Avv. Eugenio Lequaglie, del Foro di Verona.
L’obiettivo è quello di contrastare concretamente sul piano giuridico un vero e proprio consumo di suolo agricolo di sensibile valore ambientale, perché la difesa del territorio sia reale e non limitata a enunciazioni di principio non verificate nella realtà dei fatti da controlli ambientali inesistenti.