di Franco Arminio, poeta e paesologo.
I paesi sono una grande risorsa dell’Italia, è una grande fortuna che non li abbiamo ancora perduti, come è accaduto in molte nazioni. Altre nazioni hanno villaggi o frammenti urbani che somigliano più a semplici aggregati abitativi e non a piccoli mondi, ognuno diverso dall’altro, come sono i nostri paesi. Forse è arrivato il momento di pensare i paesi non come semplice retrovia anginosa, dove arriva poco sangue e dove ne arriverà sempre meno. Bisogna pensarli come frontiere di un nuovo umanesimo, luoghi dove sperimentare modi per sfuggire all’apocalisse della noia e dell’infelicità che sta conquistando il mondo. Il paradosso è che bisogna farlo proprio partendo da posti in cui i noiosi e gli infelici spesso dominano la scena. Si parla tanto di cambiamento, ma spesso è la parola usata da chi non sa o non vuole cambiare niente. Il vero cambiamento è di chi sa aprirsi all’impensato, di chi sa salire sul cavallo inquieto dell’immaginazione.
Bisogna avere il coraggio di apparire deliranti se davvero si vuole licenziare la sfiducia, riaccendere un poco di entusiasmo nella vita associata. Quello che segue è un prontuario assai facoltativo di suggestioni che non sostituiscono i progetti concepiti negli ultimi anni contro l’anoressia demografica. Quando uno zoppica è inutile pensare di farlo camminare in maniera normale, meglio pensare a farlo volare.
- Ufficio dell’arcaico
Un luogo in cui ci si reca per sapere cose strettamente inattuali e inutili. Bisogna che da qualche parte si rompa il conformismo di allinearsi sul presente. Allora in quest’ufficio puoi trovare il vecchio berretto di una guardia comunale o la vecchia sedia del barbiere, puoi trovare una lettera di un emigrato in America. Non pensate ai soliti musei della civiltà contadina. Non è un’esposizione, è proprio un ufficio dell’arcaico. Qui ti puoi curare una malattia della pelle come si faceva cento anni fa. Puoi imparare a fare un cesto, un centrino, puoi comprarti una sciarpa fatta con lana antica, puoi chiedere notizie di persone morte senza aver fatto nella vita nulla di memorabile. L’ufficio dell’arcaico mette insieme archeologia e etnografia, si occupa di preservare le parti del paese meno manomesse, è l’ufficio che tutela i luoghi e i paesaggi inoperosi.
- Casa della gioia
Una piccola casa al centro del paese. La funzione è diffondere buone notizie in luoghi in cui in genere circolano solo cattive notizie. Si prende un giovane attore pieno di entusiasmo e gli si affida questa funzione di accendere un focolaio di buon umore. Nella casa dell’allegria si porta una crostata, si festeggiano compleanni fuori dal cerchio ristretto dei propri familiari. Si ospitano persone a cui sono accadute cose belle, uno che è guarito da un tumore, uno che ha aperto un negozio che sta andando assai bene. Si canta e si suona, si raccontano storie mirabili. È la casa per combattere la sfiducia, il vittimismo, è un modo per farla finita con gli scoraggiatori militanti.
- La guardia medica della poesia
Apre una volta la settimana. Ogni settimana un poeta diverso. Il poeta sta nella sua stanza e legge i suoi versi o racconta qualcosa a chi va a trovarlo. Ovviamente il poeta fa anche visite domiciliari. Va a trovare un malato, passa un poco di tempo con lui. Oppure va a trovare uno scapolo che vive da solo o un anziano che ha voglia di compagnia. Nei momenti liberi il poeta sta per i fatti suoi. Scrive o guarda il paese, lo usa come una cura per i suoi nervi.
- Musei senza custodi e senza biglietto
Gestire un museo in un paese in genere è molto difficile. Non ci sono abbastanza entrate per mantenere il personale. Ma si possono aprire dei musei che non hanno bisogno di personale e a cui si può accedere gratuitamente. Si possono fare un museo dell’aria in un luogo in cui l’aria è particolarmente salubre o un museo del buio in luoghi dove non ci sono inquinamenti luminosi o un museo del silenzio in luoghi particolarmente silenziosi.
- La stanza del lutto
Adesso anche nei paesi dopo il giorno dei funerali dei morti non parla più nessuno. Si può creare una casa dove si incontrano persone che hanno avuto lutti più o meno gravi. La stanza è aperta anche a persone provenienti da altri luoghi. La casa diventa un luogo per federare le ferite, un luogo dove custodire lo spirito comunitario in attesa di tempi migliori.
- La casa dei maestri
Si tratta di riconoscere i maestri e portarli vicino ai cittadini e ai turisti. Si fa una mappa dei maestri, anonimi o famosi, poco importa. È bello avere un maestro in paese per tutto l’anno. Può stare un giorno o un mese, o una settimana, residenze variabili. E può essere un maestro che parla in piazza o al teatro, un maestro invitato ogni giorno a pranzo in una famiglia diversa del paese. Le case diventano luoghi aperti. Il poeta che arriva in paese magari va a prendere il caffè da una coppia di pensionati e poi passa per il bar. Il paese si salva da dentro e da fuori. Ci vuole chi porta freschezza e saperi, saperi antichi e nuovi. Ci vuole un baratto coi generosi: il paese accoglie chi sa raccontargli qualcosa.
Tratto da: https://comunivirtuosi.org/frontiere-di-un-nuovo-umanesimo/