Isabella Conti è la Sindaca di San Lazzaro di Savena, un comune di quasi 33 mila abitanti della città metropolitana di Bologna. Il suo volto è balzato agli onori delle cronache nel 2015, quando decise di revocare un Piano Urbanistico Attuativo (la cosiddetta “Colata di Idice”) che interessava circa 300.000 metri quadrati di suolo agricolo ai piedi delle colline di Bologna e prevedeva l’edificazione di 582 appartamenti e decine di negozi.
Per questa decisione “politica” ricevette intimidazioni e minacce – prontamente denunciate alla Procura – e anche una richiesta di risarcimento danni contro l’amministrazione comunale da parte dei promotori immobiliari della lottizzazione: ben 47 milioni di euro.
Un macigno.
Oltre a una richiesta di risarcimento danni per diffamazione, formalizzata dal legale rappresentante dei proponenti nei confronti personali della Sindaca: 4 milioni di euro.
Un altro macigno.
Richieste che avrebbero spaventato quasi tutti e che, da sole, avrebbero suggerito alla “malcapitata” Sindaca di fare un repentino dietrofront, ritirare la decisione della sua amministrazione, rimettere nel cassetto la volontà di garantire la piena difesa del territorio e addossare le colpe alle maldestre delibere del suo predecessore (abituale caratteristica italica, purtroppo, dei neo-eletti…).
Non è questo il caso: Isabella Conti – pur con mille preoccupazioni personali – non si lasciò intimidire e tirò dritto per la strada intrapresa e condivisa dalla sua amministrazione.
Lo scorso febbraio il TAR si è finalmente pronunciato in via definitiva indicando le scelte della Sindaca Conti come “decisione corretta sia sotto il profilo giuridico che per l’interesse pubblico“.
Ed è di pochi giorni fa la conferma alle valutazioni del TAR da parte del Consiglio di Stato: la “Colata di Idice”, finalmente, si è conclusa. Positivamente per il territorio e per i suoi cittadini.
E’ una vicenda che suggerisce ancora una volta (come già era accaduto alla Sindaca piemontese Matilde Casa) che l’interesse di una comunità può essere difeso e perseguito dai suoi amministratori pro tempore: basta volerlo, con un po’ di coraggio…
Anche quando – come nel caso di San Lazzaro di Savena – un progetto privato risultava essere già stato approvato dalla precedente amministrazione; qui la neo-Sindaca mise in discussione la “posta” che i costruttori (un consorzio che comprendeva anche alcune cooperative storiche del territorio) avevano offerto in cambio del terreno pubblico, ovvero un complesso scolastico.
La Conti si domandò «se veramente avevamo bisogno di una nuova scuola o se la scuola era il mezzo pensato per indurci ad autorizzare le costruzioni… In campagna elettorale dissi che però non si poteva tornare indietro, la precedente giunta aveva votato il progetto. Mancava solo una cosa, la fideiussione bancaria da 13 milioni di euro che il consorzio doveva versare per garantire la costruzione della scuola. Non fu depositata nemmeno dopo una proroga. Mi allarmai. Se non erano stati in grado di esibire garanzie per 13 milioni come potevano trovare i 300 milioni necessari per costruire? Il rischio era che si sarebbero iniziati gli scavi e poi senza soldi sarebbe rimasto tutto così. Decisi di bloccare tutto il piano edilizio».
Grazie, Isabella Conti, per il coraggio e la coerenza. Per esserti ricordata – e averci ricordato – che il termine “sindaco” deriva dal latino tardo syndĭcus, che a sua volta deriva dal greco σύνδικος ossia patrocinatore, composto di σύν ovvero “con, insieme” e δίκη ossia “giustizia”.
“Difensore di una comunità”, insomma.
Non sempre, chi Sindaco è, se lo ricorda…
E nelle ultime ore un altro successo va ascritto alla costanza della Sindaca Conti: il TAR ha dichiarato legittimo l’atto di esproprio del Comune di San Lazzaro di Savena delle scuole primarie Don Trombelli di via Fondé.
«La proprietà dell’edificio – afferma Isabella Conti – aveva comunicato di non avere più intenzione di concederlo in uso al Comune e avremmo dovuto quindi riconsegnarlo. La proprietà infatti intendeva venderlo al libero mercato permettendo così la sua demolizione e la realizzazione di una residenza di lusso. Il prezzo chiesto alla nostra comunità era inarrivabile. Abbiamo quindi deciso di utilizzare tutti i poteri possibili in mano al Comune e abbiamo avviato un esproprio, per fare rimanere la scuola, così amata e identitaria per i nostri bambini»…