A cura del Gruppo d’Intervento Giuridico odv.
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato (3 gennaio 2022) una specifica istanza al Governo perché promuova ricorso davanti alla Corte costituzionale (art. 127 cost.) avverso le disposizioni contenute nella legge regionale Liguria 29 dicembre 2021, n. 21 (legge di stabilità 2022) che promuovono una vera e propria sanatoria delle occupazioni illecite dei terreni a uso civico abusivamente occupati.
La legge regionale Liguria n. 21/2021, recentemente pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione, all’art. 15, consente di “sanare l’occupazione senza titolo o senza valido titolo di beni del demanio civico, anche a definizione di contenziosi pendenti, mediante conciliazione stragiudiziale conclusa dal comune, acquisito il parere favorevole dell’amministrazione separata dei beni di uso civico … , se esistente, e previa autorizzazione della Giunta regionale”.
In estrema sintesi, viene introdotta la possibilità di sanare le occupazioni illegittime dei terreni a uso civico e, addirittura, la possibilità di sdemanializzazione per importi decisamente molto contenuti in base ai criteri posti dalla norma stessa e che saranno individuati dalla Giunta regionale.
L’art. 15 della legge regionale Liguria n. 21/2021 introduce nell’Ordinamento regionale ligure un’abnorme ipotesi di sanatoria in via di conciliazione delle occupazioni abusive di terreni a uso civico in palese danno dei valori ambientali del territorio e delle collettività locali.
Come noto, i terreni a uso civico e i demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., legge n. 168/2017, regio decreto n. 332/1928 e s.m.i.) costituiscono un patrimonio di grandissimo rilievo per le Collettività locali, sia sotto il profilo economico-sociale che per gli aspetti di salvaguardia ambientale (valore riconosciuto sistematicamente in giurisprudenza).
Si stimano cinque milioni di ettari di terreni rientranti nei demani civici in tutta Italia. Boschi, pascoli, litorali, terreni agricoli, zone umide.
I diritti di uso civico sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili e imprescrittibili (artt. 3, comma 3°, della legge n. 168/2017 e 2, 9, 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.). I demani civici sono tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.). Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla pubblica amministrazione competente soltanto a particolari condizioni, previa autorizzazione regionale e verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.).
Nel caso di specie, i cittadini residenti nei Comuni della Liguria ove sono presenti demani civici sono gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici (artt. 2, commi 3° e 4°, e 3, commi 1° e 2°, della legge n. 168/2017 e s.m.i.).
La Giunta regionale ligure, presieduta da Giovanni Toti, anziché promuovere finalmente un completo censimento delle aree ricadenti nei demani civici e il recupero ai demani stessi dei terreni occupati abusivamente, ha invece inteso premiare le occupazioni illegittime, danneggiando le comunità locali titolari dei diritti di uso civico.
La medesima presentazione e inserimento in sordina della disposizione, senza alcun dibattito pubblico, fa purtroppo pensar male e fa supporre l’esistenza di parecchie situazioni illecite, nelle quali le terre collettive sono state colpevolmente lasciate nelle mani di occupanti senza titolo e di speculatori.
In caso di terreni a uso civico occupati illegittimamente e irreversibilmente trasformati, devono, in ogni caso, applicarsi le disposizioni nazionali in materia di usi civici poste dall’art. 63 bis della legge n. 108 del 29 luglio 2021 di conversione con modificazioni e integrazioni del decreto-legge n. 77/2021, il c.d. decreto governance PNRR) che consente il trasferimento dei diritti di uso civico da terreni ormai irrimediabilmente compromessi (es. perché edificati) ad aree provenienti dal patrimonio comunale o regionale di valore ambientale (es. boschi, coste, zone umide, ecc.).
Il tema meriterebbe una forte attenzione da parte delle forze sociali e politiche.