A cura del Comitato No Tunnel TAV Firenze.
Ormai dentro alle stanze del potere, locale e nazionale, la prospettiva dei miliardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha generato un’euforia che però non riesce a contagiare il mondo reale, quello delle persone che lavorano, fanno la spesa, vanno a scuola.
Fuori dalle Giunte, dal Governo, dai consigli di amministrazione delle banche e delle grandi imprese si constata rassegnatamente di come le condizioni di vita peggiorino e la pioggia di soldi promessi non bagni molto i comuni mortali.
In Toscana, come si vede dalle dichiarazioni di Presidenti, Assessori e Sindaci, l’euforia dei tanti progetti riesce addirittura a servire minestre riscaldate troppe volte come il Passante AV, cioè il sottoattraversamento TAV, i cui cantieri bloccano un serio sviluppo delle ferrovie da decenni. Ovviamente il progetto stesso non può essere messo nel paniere delle promesse europee perché non potrà mai essere terminato entro il 2026, anno entro il quale le opere previste devono essere realizzate, ma ci si prova lo stesso mettendoci il finanziamento per il collegamento previsto tra la stazione di Santa Maria Novella e la nuova stazione ai Macelli (che qualcuno si ostina a chiamare “Belfiore” per oscuri motivi).
Si tratterebbe di un people mover e una nuova stazione DI SUPERFICIE, in corrispondenza della voragine attuale, che si dovrebbe chiamare “Circondaria”; opera necessaria a ridurre il disastro trasportistico rappresentato da una stazione dei treni a lunga percorrenza lontana dal restante servizio ferroviario.
Se una nuova stazione in superficie è possibile, perché non farla anche per i treni “alta velocità” con lavori molto più veloci, sicuri ed economici? Ci sono più possibilità, come il Comitato ripete da sedici anni, quali Campo di Marte, Statuto o Rifredi; aggiungere due binari in superficie – ammesso sia necessario – causerebbe molto meno disagio e soprattutto meno rischi che non scavare due gallerie ciascuna di quasi sette km sotto una città fragile.
Nessuno dice pudicamente che questo trenino, o quel che sarà, occuperà parte della sede ferroviaria esistente riducendone la potenzialità! Alla faccia della falsa promessa che “la TAV libererà i binari di superficie”! Si prevede invece di privarne uno o due all’esistente!
Ma così va il mondo della politica, degli affari e della finanza: quel che interessa sono i miliardi, che devono essere tanti, diretti verso portafogli prestabiliti e facili da guadagnare. La loro utilità è una opzione secondaria e infatti si vede come non esista un serio piano dei trasporti né locale, né nazionale, ma un patchwork di progetti buttati qua e là a seconda degli interessi dei costruttori e di chi li sostiene. Ci si riempie la bocca dicendo che sono opere “strategiche” e si va avanti spendendo soldi, facendo debiti, causando danni ambientali, non risolvendo i problemi di mobilità e senza curarsi del fatto che scavare tunnel e usare cemento produce tanta CO2.
Il Comitato NO Tunnel TAV si scusa con gli eventuali lettori di dover ripetere noiosamente le stesse critiche da troppi anni, ma come si può fare altrimenti, se si deve rispondere alla solita minestra che non era buona all’inizio e ora è stata riscaldata troppe volte?