A cura della Rete per il Paiolo.
Le acque del fiume Mincio formano intorno alla città di Mantova 4 laghi che dal XII secolo hanno costituito, insieme ad altre installazioni militari, un complesso di fortificazioni che hanno reso per secoli la città praticamente inespugnabile. Il quarto lago, detto di Paiolo, chiudeva il cerchio delle acque a sud ovest dell’abitato fino a che alla fine del ‘700 fu iniziata, a fasi alterne, la bonifica e la realizzazione del canale Paiolo Basso che ancora oggi scorre al centro dell’antico bacino, fluendo dal lago Superiore con la possibilità di poter allagare nuovamente l’intera zona per necessità difensive o in caso di grandi piene.
La valle del Paiolo, costituisce oggi un’ampia zona di particolare interesse comprendente una combinazione di ambienti di grande pregio naturalistico confinanti con un’area agricola di coltivazioni sostenibili fra cui estesi pioppeti. Tutto ciò si colloca in un ben più grande territorio a sud della città che si estende fino al Migliaretto e al Bosco Virgiliano e, lungo il basso corso del Mincio, alla Riserva naturale della Vallazza.
Un territorio che ha resistito alla cementificazione fino ad una ventina di anni fa, ma su cui poi inevitabilmente hanno messo gli occhi, a partire proprio dalla Valle del Paiolo, sia gli interessi privati che quelli pubblici. Questi ultimi attraverso vari PGT hanno progressivamente puntato a cambiare la destinazione d’uso dell’area.
La breve ultima storia dell’Ex Lago Paiolo vede un primo tentativo di cementificazione non riuscito nel 2005 per il fallimento della Società che aveva acquistato l’area, provocato dalla insufficienza di domanda del mercato degli immobili. Un segnale chiaro che non esiste una vera esigenza di costruire in un territorio che vanta migliaia di alloggi sfitti e cantieri abbandonati. Sono seguite una serie di aste finalizzate alla vendita dei terreni andate deserte fino a che una immobiliare veronese l’ha acquistata per soli 512 mila euro superando con facilità di poche migliaia di euro la cifra che il Comune di Mantova e il Parco del Mincio avevano affermato di lanciare per un vano tentativo di acquisto
L’area del Paiolo ospita moltissime specie di flora e di fauna, alcune particolarmente protette a livello comunitario, nazionale e regionale quali la Rana di Lataste e la Testuggine Palustre Europea. Queste specie richiedono la designazione di zone speciali di conservazione ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. L’area è inoltre inserita nei siti Rete Natura 2000 come area di rete ecologica regionale di 2° livello poiché rappresenta un corridoio ecologico naturale verso il Sito di Importanza Comunitaria della Vallazza.
Pertanto è tuttora in corso l’iter per l’istituzione, nell’area Ex Lago Paiolo, di una riserva naturale orientata.
Il sito rappresenta uno dei pochi luoghi rimasti nella bassa pianura mantovana dalle caratteristiche ambientali ideali per ospitare una popolazione vitale di RANA DI LATASTE (Rana latastei).
Mentre il ritrovamento di un giovane di Emys orbicularis e l’osservazione di 10 individui adulti insieme rendono il sito fondamentale per una specie molto rara e localizzata in Lombardia di testuggine padana.
Poiché presenta le caratteristiche tipiche delle zone umide, l’area svolge una serie di azioni note come “servizi ecosistemici” quali regolazione della temperatura e delle precipitazioni e
assorbimento della CO2. Edificare in questa zona è totalmente contrario a qualsiasi politica di blocco del consumo dei suoli, lotta al cambiamento climatico e alla devastazione degli ecosistemi.
Fin dall’inizio di questo tentativo di distruzione di un ambiente tanto prezioso e importante è scattata la mobilitazione dei cittadini mantovani attraverso una prima raccolta di 11.000 firme e, in questi ultimi mesi al ripresentarsi del pericolo, un nuovo e più vivace impegno ha visto la fondazione di una RETE PER IL PAIOLO che ha esortato molte centinaia di cittadini a partecipare ad un corteo a margine del sito in discussione, a sollecitare il Consiglio Regionale Lombardo con una manifestazione per la istituzione di una Riserva Naturale Orientata, e infine l’invio di osservazioni utili alla revisione del Piano di gestione del territorio a firma di molte associazioni e singoli cittadini.