di Giacinto Giglio, Forum Salviamo il Paesaggio e Consigliere Nazionale di Italia Nostra.
Leggiamo che il dilemma “fotovoltaico a terra o tutela dei suoli agricoli?” è risolto: con l’Agrivoltaico, ovvero un impianto fotovoltaico che adotta soluzioni volte a preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito d’installazione. Sembrerebbe ”l’uovo di Colombo” per risolvere il conflitto tra produzione agricola e generazione energetica da fonti alternative.
Lo studio parte dalla disamina dei dati della RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola) sulla produttività di un campione di aziende agricole a diverso indirizzo produttivo, per poi passare all’esame dei costi energetici delle aziende agricole (20% dei costi variabili) e agli investimenti per efficientamento energetico e autoconsumo aziendale.
Sempre dall’analisi del campione RICA risulta che il 4% delle aziende agricole (medio-grandi), produce e utilizza (15% della produzione complessiva) energia proveniente da fotovoltaico.
Le aziende agricole già hanno contributi PAC per la connessione/produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, purché la produzione energetica non interferisca con l’attività agricola per più di 60 gg e non utilizzi strutture permanenti che impediscano lo svolgimento del ciclo colturale e il mantenimento delle buone condizioni agronomiche e ambientali.
Poi ENEA ci dice pure quali devono essere le caratteristiche tecniche, un impianto agro voltaico, in attesa del regolamento applicativo del decreto legge n. 17 dell’1 marzo 2022.
Il DL energia ha stabilito che il fotovoltaico a terra, e anche agrovoltaico, non possa occupare più del 10% della superficie dell’azienda agricola. Per questo motivo ENEA cerca di fare dei distinguo tra i due sistemi FV: per far passare l’agrovoltaico introduce il “Volume agro voltaico” che è “determinato dalla superficie individuata dal profilo esterno dei moduli fotovoltaici e strutture di supporto proiettate sul piano di campagna per l’altezza minima dei moduli fotovoltaici dal suolo”.
Il volume agro voltaico cambia in rapporto alla distribuzione, alla densità e all’altezza minima da terra dei moduli FV. Ma il volume FV varia anche in relazione alla distanza e all’orientamento prevalente delle file dei moduli che in genere sono orientate in direzione est-ovest e i moduli sono rivolti a sud.
Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’agrovoltaico?
Gli Svantaggi: i moduli agri voltaici per permettere l’attività agricola meccanizzata e zootecnica devono essere verticali “a spalliera” e avere un’altezza dai 2-6 metri da terra, le file devono essere distanziate dai 5-8 m per permettere le lavorazioni ed evitare l’ombreggiamento. Molte colture agrarie come l’arboricoltura e le colture seminative sono poco adatte o per niente adatte.
L’ENEA non ha considerato, nelle proprie Linee Guida, il maggior impatto paesaggistico dell’agrovoltaico rispetto al fotovoltaico a terra, dovuto alla maggior altezza verticale (fino a 6 m) e ai moduli sospesi su tralicci che difficilmente possono essere mascherati con siepi e alberature.
I vantaggi: proteggono le colture dalla pioggia, vento, grandine, diminuisce il fabbisogno idrico per l’ombreggiamento, mantiene la permeabilità dei suoli, permette di ri-coltivare terreni marginali (abbandonati o semi-abbandonati), aumenta la fertilità, permette la raccolta di acqua piovana sotto i moduli FV, mantiene il microclima e la resilienza a cambiamenti climatici.
L’agrovoltaico integra il reddito agricolo dell’azienda con i diritti di superficie, con la produzione e l’autoconsumo energetico.
I vantaggi non sono cosi evidenti negli studi in letteratura sull’applicazione dell’agrovoltaico, tanto è vero che l’ENEA prevede un sintema di monitoraggio dell’impianto durante la vita tecnica che si lega così agli incentivi. Il monitoraggio deve valutare i parametri di: microclima (temperatura, umidità, velocità dell’area retro-modulo ecc.), ma anche il risparmio idrico, la resilienza ai cambiamenti climatici, la continuità dell’attività agricola (la resa della coltivazione e il mantenimento dell’indirizzo produttivo) e il monitoraggio della produttività elettrica.
Si afferma così che l’agrovoltaico è fatto per applicare “un’agricoltura digitale di precisione” ossia “legata alla precisa e puntuale somministrazione dei mezzi tecnici (prodotti fertilizzanti e trattamenti fitosanitari), permettendo la riduzione importante dei loro quantitativi, delle aree interessate alla loro distribuzione e, quindi, delle dispersioni in ambiente, oltre a miglioramenti quantitativi e qualitativi delle produzioni”.
Per mantenere una produttività elettrica del 60% di un impianto FV a terra servirebbero soluzioni integrative innovative come: pannelli bifacciali, orientabili su singolo o doppio asse o a inseguimento, pannelli ad alta efficienza, dispositivi FV spettralmente selettivi e pure pannelli semi-trasparenti.
In molti casi, dopo l’istallazione d’impianti FV, si perde la “continuità dell’attività agricola” (DL 77/2021) se si confronta con la produttività agricola precedente all’installazione dell’impianto.
E’ necessario che il 70% della superficie aziendale debba restare destinata all’attività agricola, e con una percentuale di superficie complessiva coperta da moduli (LAOR) di massimo un 40%.
In conclusione, l’agrovoltaico se si diffonderà in Italia non sarà certo per iniziativa delle aziende agricole, ma perché permetterà alle imprese del settore energetico di ricevere gli incentivi con DL 199/2021, DL 17/2022 ed entro il 2026 di accedere ai fondi statali del PNRR per 1,1 Mld di euro.
Agrivoltaico, come saggiamente detto nell’articolo… “In conclusione, l’agrovoltaico se si diffonderà in Italia non sarà certo per iniziativa delle aziende agricole, ma perché permetterà alle imprese del settore energetico di ricevere gli incentivi con DL 199/2021, DL 17/2022 ed entro il 2026 di accedere ai fondi statali del PNRR per 1,1 Mld di euro… “.
La solita ipocrisia italiana per mascherare i continui massacri del territorio a danno di quasi tutti e beneficio dei soliti pochi.
E se qualcuno legge questa lettera si ricordi fra un paio di anni, massimo tre, di andare a controllare quale” miracolosa”coltura Agraria sarà rimasta sotto i provvidenziali pannelli :ovviamente nulla, solo il consueto abbandono arido e vuoto, ma il lucroso pannello sarà ancora lì a devastare irreversibilmente quella che fu un tempo la bella campagna italiana. Si accettano scommesse