A rischio il completamento della Carta Geologica d’Italia. É il grido d’allarme lanciato dall’ISPRA in occasione dell’incontro “La memoria del territorio a garanzia del futuro: il Progetto CARG” che si è svolto il 14 novembre 2022 a Roma, per evidenziare la necessità di attivare nella legge di bilancio dello Stato un capitolo di spesa dedicato al Progetto CARG e consentire il completamento della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 che, a conclusione dei fogli avviati nell’ultimo triennio, arriverebbe solo al 55% della copertura del territorio nazionale.
Un’esigenza che non può essere procrastinata, in considerazione della vulnerabilità del nostro territorio, costretto di continuo ad affrontare eventi estremi derivanti dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico.
Il Direttore Generale dell’ISPRA, Maria Siclari nell’occasione aveva sottolineato come la conoscenza del territorio e del suo sottosuolo rappresenti un passaggio fondamentale per la prevenzione di disastri, oltreché per l’individuazione delle risorse idriche, energetiche e minerarie e la gestione dei territori: “Dobbiamo consolidare uno strumento fondamentale di conoscenza, qual è il Progetto CARG, che potrà contribuire alla prevenzione di eventi catastrofici e consentire di allineare l’Italia agli altri Paesi Europei che hanno già da tempo completato la copertura geologica del loro territorio e avviato la fase di ulteriore aggiornamento”.
Avviato alla fine degli anni Ottanta, il Progetto CARG prevede la realizzazione di 636 fogli geologici e geotematici alla scala 1:50.000 sull’intero territorio nazionale. Finanziato con una certa regolarità fino al 2000, per poi subire una battuta di arresto per assenza di finanziamenti, ha potuto riprendere la sua attività grazie alle risorse economiche stanziate nelle tre ultime leggi di bilancio.
In questi anni lo studio, le sperimentazioni, il confronto tra i vari esperti, la crescita culturale dal punto di vista della conoscenza geologica del nostro territorio, hanno reso la cartografia del progetto CARG indispensabile al raggiungimento degli obiettivi finalizzati ad uno sviluppo sostenibile, temi al centro dell’agenda della COP27. Quella a rischio, quindi, non è una semplice carta colorata, ma una sofisticata importante infrastruttura di ricerca strategica per la Nazione, che oggi rappresenta lo strumento più completo per leggere il passato e il presente del nostro territorio.
Un vero e proprio heritage culturale e scientifico, strumento fondamentale di conoscenza per il nostro Paese, cittadini e amministratori del territorio, che rischia – con l’esaurimento delle risorse stanziate nel 2022 – di decretare il suo stop.
Il 26 novembre, cioè 12 giorni dopo questo grido di allarme, ISPRA ha così commentato la frana di Ischia: «Un forte nubifragio ha colpito nella notte l’isola di Ischia causando allagamenti, le piogge cadute in maniera violenta all’alba hanno causato una frana nella zona del Celario.
Secondo i dati del Rapporto ISPRA sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Edizione 2021, complessivamente il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria. Le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (3,9%), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7%)».
Ogni commento ci pare superfluo, così come preferiremmo evitare di ascoltare le tante (troppe…) frasi commosse pronunciate a gran voce dinanzi alle telecamere accese: è ora di accantonare le parole vacue e di avere il coraggio di investire in prevenzione e manutenzione del territorio e di arrivare all’approvazione di una seria legge per l’arresto del consumo di suolo…
Concludiamo con le parole del prof. Paolo Pileri che su Altreconomia così ci ricorda che la difesa del suolo deve essere in cima all’agenda. “Ma così non è –commenta amaramente Pileri – come dimostrano le scarse risorse previste nel Pnrr“…
(Immagine e dichiarazioni tratte dal sito web di ISPRA).