Intervento di Cristiana Mancinelli Scotti, a nome del Forum Salviamo il Paesaggio, al Convegno “La Gestione del Verde Pubblico nell’Epoca della Transizione Ecologica” (Roma, Sala del Cenacolo, Camera dei Deputati, 29 Novembre 2022).
Nel 2019, il Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico, così scriveva nella relazione annuale, in merito alla l. n. 10/2013:
“La l. n. 10/2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” e con essa il sistema di sviluppo e tutela del verde pubblico che vi ruota intorno -nel quale si compenetrano salute, efficienza energetica e risparmio, standard urbanistici e governo del territorio, bellezza e paesaggio, storia e identità, turismo, PIL, e tanto altro – si trova, oggi, già ad un bivio: restare una normativa di settore in parte di principio con alcune specifiche prescrizioni di carattere puntuale (immediatamente cogenti per gli enti locali), oppure evolvere verso un modello più completo e in linea con una domanda ormai “forte” di intervento, in senso proprio, nei singoli casi. Se si opta per questa seconda impostazione, occorre – muovendo dalla odierna previsione regolatoria del Comitato ministeriale – andare decisamente oltre, creando un assetto organizzativo stabile che consenta ad esso, da un lato, di esercitare sempre con la massima tempestività le azioni, anche di moral suasion (non di rado sufficienti), di monitoraggio e vigilanza, e, dall’altro di poter disporre, attraverso idonei momenti di raccordo, interventi di accertamento e, quando necessari, di stimolo delle iniziative propriamente repressive di competenza degli organi giudiziari e delle forze di polizia.
Una scelta di fondo in ogni caso si impone, fra queste due alternative, perché la sfida del verde pubblico, che è soprattutto sfida per spazi verdi e alberi nei contesti urbani – dove non basta emettere meno polveri sottili e CO2, ma occorre anche assorbirne, considerando che nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale, e che si stimano in 91.000 le morti premature all’anno, in Italia, imputabili all’inquinamento atmosferico -, si alza ogni giorno di livello e richiede, per conseguenza, strumenti sempre più adeguati”.
Parliamo di un testo di tre anni fa, chiedeva di adeguare e applicare una legge di 6 anni prima. Sarà sorpassata anche questa richiesta, il lavoro è in corso o è stato portato a termine ?
Possiamo fare un esempio per Roma.
Le immagini di molti parchi, viali e strade, in cui fanno capolino le ceppaie lasciate dopo gli abbattimenti recenti e passati di migliaia di alberi, mostrano una triste realtà. È una testimonianza impietosa dell’incapacità pubblica di provvedere alla preservazione e al ripristino del patrimonio verde collettivo. Tuttavia, con l’approvazione del Regolamento del Verde e del Paesaggio urbano di Roma Capitale, complesso strumento d’indirizzo e di governo creato per la tutela, la pianificazione, la valorizzazione, ecc. dell’immenso patrimonio naturale e paesaggistico della nostra città al quale il Coordinamento ha dedicato otto anni di impegno (tecnico, documentale e comunicativo) in dialogo con l’Amministrazione e con l’Assemblea Capitolina, è stato imposto alla comunità cittadina il compito di provvedere al reimpianto di nuovi alberi per compensare la dotazione di verde esistente (Art. 41) e ripristinare, nei modi più opportuni, la continuità delle alberate (Art. 37).
Nel Piano di Forestazione urbana (PNRR), annunciato a maggio, non sono previsti alberi destinati alla città consolidata e alla città storica.
Il piano stesso riguarda aree comunali periferiche e/o degradate e prevede la messa a dimora di piante che, per costo (43€ a pianta) e densità, saranno in prevalenza arbusti e cespugli, non alberi che hanno costi ben superiori. Quindi, il problema di ricostruire il patrimonio arboreo cittadino dopo decenni di incuria sembra non venire ancora adeguatamente affrontato.
Nel Convegno del 14 settembre scorso presso il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia agraria) dedicato alla cura degli alberi, l’assessora all’Ambiente, ai Rifiuti, all’Agricoltura, ha dichiarato una piena adesione al Regolamento del Verde di cui ha confermato la validità. Ha parlato della preparazione dei nuovi bandi (verde verticale e orizzontale) secondo nuovi parametri di valutazione delle ditte partecipanti e secondo una revisione (?) dei criteri ammessi per i ribassi. Tuttavia non si possono ottenere potature eseguite a regola d’arte in mancanza di un’adeguata preparazione degli operatori, di un progetto d’intervento generale e anche specifico (per le singole piante) e di un controllo puntuale e oneroso degli interventi praticati. Per ottenere dei validi risultati è convinzione di tutti che sarà necessario giovarsi del contributo di tecnici qualificati che, a differenza dei bandi passati, dovranno esservi inseriti. Per parte nostra pensiamo che questo non basterà a superare le difficoltà del Dipartimento, perché bisognerà potenziare la sua struttura sia con l’incremento della pianta stabile del personale al fine di adeguarla alle ampliate esigenze che il Regolamento gli assegna e sia, ovviamente, con il rimpiazzo dei funzionari e degli operatori che hanno cessato il servizio in questi anni.
E’ previsto che il Dipartimento Ambiente dia incarico ad alcuni agronomi per seguire le potature. Non sono le ditte che non sono capaci ma i tecnici del comune che non sono aggiornati o formati.
Domanda: I contratti per il verde verticale prevedono tipi di potatura da eseguire, molto chiari. Nel regolamento del Verde i professionisti hanno determinato 4 tipi, diradamento, rinnovo, rimonda del secco, spalcatura. Significa che i tecnici non formati non leggono i capitolati ? Potrebbe configurarsi il danno erariale ?
A questo punto, lasciamo l’esempio eclatante di Roma.
Dopo tanta dedizione da parte di migliaia i persone che ogni giorno tutelano personalmente le singole piante o presidiano pezzi grandi e piccoli di territorio da nord a sud, ci chiediamo:
Il governo ha intenzione di attuare le leggi concernenti il Verde Pubblico, il patrimonio boschivo e monumentale italiano, di rispettare le normative in materia di Parchi e Riserve naturali, di rispettare le normative europee sull’Ambiente? Se sì, bene
Il Governo ha intenzione di seguire i Criteri Ambientali Minimi (CAM) come da D.M. 6 Marzo 2020 ?
Ha intenzione il governo di destinare quanto necessario a una delle opere più importanti per l’Italia, la messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico? Sarebbero migliaia di posti di lavoro in ogni parte del Paese. Se sì, bene.
Ha intenzione il Governo di approvare una legge che sia finalmente contro il consumo di suolo che Ispra ci dimostra ogni anno col suo Rapporto sia gravemente eccessivo? Se sì, bene.
Ha intenzione il Governo di sostenere le Regioni, i Comuni nel preservare e aumentare il Verde Pubblico come da articolo 6 comma 1 della Legge 10/2013? Se sì, bene.
Perché, dopo 50 anni dalla fondazione del Club di Roma, con il suo primo rapporto “Il limite alla crescita”, ci accorgiamo che il patrimonio vegetale è affatto tenuto in considerazione.
Le cifre scandite all’incontro al CNEL del 28 Novembre 2022 sul consumo delle nostre limitate terre ed acque è sconvolgente. Ci dice Gianfranco Bologna: “Dal primo rapporto del Club di Roma a oggi, grazie anche all’evoluzione tecnologica, ciò che emerge con forza è che è impossibile una crescita materiale indefinita, quantitativa e illimitata in un mondo dai limiti bio-geo-fisici definiti. La Terra si estende per 510 milioni di chilometri quadrati, mentre abbiamo circa 150 milioni di chilometri quadrati di terre emerse. Di queste ultime le zone abitabili sono il 71% e l’attività antropica ne ha già modificato il 75%. Se guardiamo alle aree marine, è stato modificato in modo significativo il 66%.
Parliamo parliamo e, anche se facciamo, il risultato dopo cinquant’anni dal primo allarme globale, è che ci troviamo a rotolare da una china sul fondo della quale rischiamo l’estinzione”.
Forse dovremmo essere ancora molti, ma molti di più e creare una rete che abbia un impatto mediatico enorme e fare una grande campagna per chiedere di introdurre con grandi investimenti non solo quanto espresso sopra, ma anche l’educazione ambientale nelle scuole, per insegnare alle generazioni presenti come preservare l’ambiente per le generazioni future, attuando il comma 2 dell’art. 9 cost.
Nel mio piccolo posso forse solo continuare a a piantare alberi, come dice Catone nel suo De Senectute, già 2200 anni fa:
”Pianta alberi che daranno frutti alla generazione successiva. (…) L’agricoltore, in realtà, per quanto vecchio sia, se gli viene chiesto per chi pianta, non esita a rispondere: Per gli dèi immortali, i quali vollero che non solo ricevessi tali doni dai miei antenati, ma li trasmettessi anche ai posteri.”
L’immagine mostra l’area del Vesuvio: in bianco la deforestazione e in rosso quanto è stato tagliato negli ultimi 10 anni.