“Mc Donald’s rappresenta l’italianità, le nostre eccellenze, la nostra biodiversità… La collaborazione con Mc Donald’s ha dato riscontro positivo sulla sostenibilità, sul benessere animale…” ha dichiarato ieri il Presidente nazionale di Coldiretti.
Ma le parole sono importanti e noi queste non possiamo condividerle. Non solo perché Slow Food è nata in opposizione al fast food e alla fast life ma perché qui è in gioco il significato stesso delle parole.
L’accordo tra la principale organizzazione agricola nazionale e la più grande catena mondiale di ristoranti di fast food può avere una valenza commerciale importante e può dare risposte economiche a realtà produttive che attraversano momenti di crisi, ma non può essere presentato come operazione culturale e sociale che conduce verso l’eccellenza, la valorizzazione della biodiversità e del made in Italy, la sostenibilità, il benessere animale…
L’eccellenza del cibo italiano è il frutto di saperi artigianali, culture, competenze diffuse, suoli sani, bellezza e diversità dei paesaggi, produttori che hanno storie da raccontare, che difendono e migliorano i loro territori.
La biodiversità è la diversità delle specie e delle varietà vegetali, delle razze animali; degli insetti impollinatori, dei microrganismi che rendono vivo il suolo, dei saperi che stanno alla base di migliaia di pani, formaggi, salumi… È la diversità della vita, probabilmente l’unica ricchezza che ci permetterà di affrontare la crisi ambientale e climatica. Va presa molto sul serio, quindi. Non c’entra nulla con operazioni di marketing per italianizzare, con l’aggiunta di ingredienti locali, una formula gastronomica che rappresenta quanto di più standardizzato l’industria alimentare globale abbia mai concepito.
L’italianità va difesa quando è virtuosa. L’Italia è al quarto posto in Europa per obesità infantile, superata solo da Cipro, Grecia e Spagna, e questo è anche il risultato di un’alimentazione squilibrata a base di bevande zuccherate e cibi iperprocessati, ricchi di sale, conservanti, additivi. Un’alimentazione molto lontana da quella dieta mediterranea, patrimonio immateriale Unesco, garanzia di salubrità e longevità presa a modello in tutto il mondo. Quando il sistema alimentare compromette la salute delle persone, dei suoli, delle acque, se vogliamo davvero occuparci di sovranità alimentare, dobbiamo associare il concetto del “made in Italy” a modelli realmente virtuosi, e non ridurlo a un mero slogan.
La sostenibilità si raggiunge attraverso strade diverse, attraverso il coraggio di invertire un modello alimentare che sta generando disastri ambientali e sociali, che sta ricacciando i piccoli produttori di qualità ai margini del mercato e minando le fondamenta della sicurezza alimentare per le generazioni presenti e future.
Una narrazione che distorce il significato delle parole rischia di confondere ancora di più i cittadini, anziché aiutarli a fare scelte basate sulla consapevolezza delle ricadute sulla salute e l’ambiente.
Le parole danno forma al pensiero e danno vita alle cose. E allora noi oggi vogliamo intervenire in veste di custodi delle parole e del loro significato più autentico.
Ufficio Stampa Slow Food