A cura di Filippo Pirazzi, Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola.
Venerdì 24 marzo gli abitanti di questa provincia hanno avuto la possibilità di ascoltare l’ennesima conferenza sul clima tenuta in loco da Luca Mercalli, la numero 2816 della sua carriera di ricercatore scientifico e di divulgatore.
Grazie all’impegno dell’associazione Alternativa A – Casa Don Gianni, che ha organizzato l’evento anche per le Scuole superiori di Domodossola nella mattina dello stesso giorno, la sera il noto meteorologo piemontese, davanti a più di 200 persone, ha tenuto banco sulla salute del nostro Pianeta, senza peli sulla lingua e in modo piacevolmente empatico con il pubblico.
Avrebbe voluto parlarci di come lui stia già correndo ai ripari per sfuggire al riscaldamento globale, salendo di quota in montagna ed andando a vivere a 1600 metri. In un futuro nemmeno tanto lontano, sarà scelta obbligata per molti cittadini di pianura o di fondo valle che non sopporteranno più il caldo torrido dell’estate. Ma la questione ha avuto una lunga premessa, da brividi, e il tempo rimasto a disposizione per approfondire come si possa ristrutturare una vecchia casa alpina e renderla attiva ed ecologica, è volato via velocemente sul finale della serata.
Per prima cosa, Mercalli ha introdotto un dato oggettivo e tangibile: soprattutto dalle nostre parti, piove di meno e soffriamo la siccità con largo anticipo sull’estate che verrà. Anche quest’ultimo inverno, come lo scorso, è stato particolarmente asciutto, avaro di neve come di pioggia. Poco più di due dita d’acqua dall’inizio dell’anno. Per recuperare un valore medio di precipitazioni (mediamente a Domodossola scendono 1400 mm annui), dovrebbero piovere circa 500 mm! Speriamo solo che non vengano giù tutte insieme, altrimenti si sommerebbero ulteriori problemi di dissesto idrogeologico.
Oltre ad essere come sempre chiarissimo e preparato nella sua materia, Mercalli è uno straordinario comunicatore che riesce a stimolare ogni tipo di discussione, e sa andare al di là dei meri discorsi sul clima. Quelle di carattere sociale sono il suo forte, come ad esempio la guerra in Ucraina. Questa tragedia umana e ambientale, non solo ha vanificato una diminuzione del 6% di emissioni di gas serra, registrate nel 2020 per la pandemia covid, ma ha peggiorato del tutto la situazione mondiale, che si era impegnata di ridurne circa il 50% al 2030. Questi erano i traguardi dell’Unione Europea conseguenti la Cop 21 di Parigi (2015), non di certo svuotare gli arsenali militari degli Stati membri per vincere la guerra contro la Russia. Armamenti che ora andranno rimpiazzati con nuove armi da produrre con gran dispendio di energia, materie prime e finanze.
Pochi dati terrificanti e inconcepibili su questa infausta guerra, arrotondati per difetto: ad oggi, almeno 600 miliardi di dollari per armi e munizioni sono andati in fumo negli scontri a fuoco, con stime fino a 200.000 morti tra soldati e civili, con inaudite sofferenze tra i sopravvissuti. I costi per la ricostruzione supereranno i 400 miliardi di dollari; per non parlare dei danni economici per le sanzioni, per gli aumenti dei prezzi al consumo, per la perdita di servizi eco-sistemici di suoli, campi, boschi, praterie spariti tra le fiamme, i cui danni ambientali da soli valgono almeno 45 miliardi di dollari (fonti: media internazionali). L’Italia potrebbe aver già generato costi superiori a 190 miliardi di euro a noi destinati dal PNRR (fonte: Money.it) in aiuti militari, accoglienza dei profughi, aumento delle bollette energetiche e dell’inflazione, crollo del PIL. Ma di Pace in Europa se ne sente parlare troppo poco, sono più frequenti le dichiarazioni di altre forniture belliche pronte ad entrare sul campo di battaglia.
Un mare di denari dei contribuenti per la guerra, anzi un oceano intero. Però, chiosa Mercalli, quando poi chiedi ai cittadini o allo Stato di provvedere a dotarsi di pannelli solari e fotovoltaici da mettere sul tetto di case e scuole, la risposta è quasi sempre la stessa: “costa troppi soldi …”.
Senza la Pace, ma continuando invece a distruggere la vita con i carrarmati, oltre che disumano, allontana l’umanità dal raggiungimento degli obiettivi di sopravvivenza: il limite massimo per non rischiare di subire un clima ostile alla società umana è +2°C di aumento della temperatura terrestre. Dopo di che anche la nostra specie homo sapiens potrebbe essere destinata a rientrare nella 6^ estinzione di massa della lunga storia del nostro Pianeta. Lo affermano gli scienziati di tutto il mondo che puntualmente rimangono inascoltati. A livello globale siamo ormai arrivati a +1,1°C, ma sull’arco alpino per fattori morfologici, climatici e latitudinali questi valori sono già adesso più elevati. Lo testimoniano i ghiacciai delle Alpi che stanno scomparendo a vista d’occhio. Entro la fine del secolo non ne resterà più traccia, nemmeno dell’acqua sorgente, oggi ancora proveniente dalla loro fusione estiva.
Responsabili di questo repentino riscaldamento climatico, che interessa il destino della nostra specie, e si badi bene non quello dei dinosauri mesozoici, sono le emissioni di CO2, derivanti dalla combustione di fonti energetiche fossili, come il carbone, il petrolio e il gas metano. Non possono esserci più dubbi che sia questa la causa della patologia di cui soffriamo fatalmente in modo universale, come sancito nella recentissima sintesi sullo stato del clima mondiale dell’IPCC. Cercare altre giustificazioni non aiuterà l’umanità a guarire per tempo. Tutte le persone disponibili ad intendere dovrebbero aiutare i negazionisti dei cambiamenti climatici a farsi un serio esame di coscienza, incominciando a dare il buon esempio, con alcune rinunce graduali e resilienti del superfluo e dei capricci.
In conclusione, per Mercalli ora spetta alla politica affrontare con decisione il problema del riscaldamento climatico. Le Scienze ricalcolando migliaia di volte tutto quello che c’è da calcolare con metodo e rigore scientifico, hanno ampiamente dimostrato di chi siano le colpe e quali siano le cure da avviare immediatamente. Inoltre, il mondo scientifico è in grado di prevedere gli scenari futuri e di confermarli con un minimo grado di errore, perché già previsti fin dagli anni ’60 del secolo scorso. Sono attesi nell’ordine: aumento del livello dei mari tale da indurre all’esodo forzato la maggior parte della popolazione mondiale che vive in città costiere; desertificazione di vaste aree oggi coltivabili, carestie e nuove epidemie; crisi idriche e alimentari; eventi meteorologici catastrofici; la diminuzione della superficie delle calotte polari che sono riserve naturali di acqua dolce; perdita di habitat e di specie viventi.
Non ci sarebbe da perdere altro tempo in inutili discussioni se il primo passo tocchi ai paesi occidentali, oppure a quelli in via di sviluppo. Ma i nostri governanti hanno in agenda ben altro, mentre si continua a consumare suolo fertile al ritmo di 2,2 mq al secondo e mentre il consumismo dilaga come se non ci fosse un domani. C’è ancora chi fatica a comprendere che le risorse del Pianeta non sono infinite, perché viviamo in un sistema con dei limiti, che tra l’altro conosciamo molto bene. Le riserve mondiali di petrolio facile da estrarre si esauriranno in meno di 40 anni e di molte altre si può già stimare la data di scadenza: la transizione alle energie rinnovabili e un maggior riciclo dei materiali sono dunque una necessità inderogabile. Dovremmo cercare le alternative prima dell’ora X, mentre pende ancora sulle nostre teste una guerra nucleare, come se fosse un’opzione negoziabile.
Solamente donne e uomini di buona volontà, con una predisposizione mentale libera e responsabile potranno provare a percorrere la strada del minimo danno climatico: riduzione della CO2 ai livelli pre-industriali e contenimento dell’aumento di temperatura globale entro i 2 gradi, con buona pace per le generazioni future.
(Foto di Fabio Nedrotti).
Ogni volta che apro la pagina di Salviamo il paesaggio, così come quelle del WWF, della LIPU, della LAC sento come un senso di oppressione, così come ogni volta che vedo un prato sacrificato per un nuovo palazzo, una nuova strada, un nuovo parcheggio. Otteniamo anche delle vittorie, ma sono sempre vittorie in difesa, mentre quasi mai si ottiene qualcosa che migliori la situazione e mi chiedo se chi si accorge di questi problemi sia una mosca bianca, perché vedo che la maggior parte delle persone pensano solo al proprio domani immediato, infischiandosene di tutto il resto. E queste persone mandano in Parlamento e al Governo soggetti che la pensano come loro e così non se ne esce. Mi dispiace per i miei figli, per le tante brave persone che popolano la Terra, per gli animali, per le piante, ma l’umanità porterà il pianeta al collasso.