di Maria Cariota.
Chi volesse conoscere il modo in cui Firenze è mutata in questi anni, quali sono i centri di potere che di fatto decidono le sorti della città, quali dinamiche economiche e sociali la interessano, quali sono le politiche urbane che la guidano e gli effetti di queste sugli abitanti, può trovare molte risposte negli articoli e nei materiali pubblicati dal Laboratorio politico “perUnaltracittà”.
Ci sembra importante parlare di questa esperienza, portata avanti da un collettivo che, attraverso vari strumenti, è riuscito, sul proprio territorio, a provocare un dibattito pubblico su temi ignorati o affrontati con grande superficialità dalla comunicazione mainstream e che ha prodotto riflessioni critiche in grado di andare “oltre il pensiero unico” liberista. L’informazione rigorosa e completa fornita da perUnaltracittà riesce a rendere “visibile” l’origine della distruzione della città (nella sua consistenza fisica e in quella sociale e politica), facendo luce sui meccanismi economici e i sistemi d’interesse che la determinano, tanto potenti quanto nascosti agli occhi dei cittadini grazie alla rassicurante retorica delle amministrazioni locali sulla necessità degli investimenti per la rigenerazione dei territori.
“La Città invisibile” è il periodico on line autofinanziato, che il laboratorio perUnaltracittà pubblica dal 2014, con contributi elaborati non solo da una redazione di esperti in molte discipline ma anche da esponenti delle lotte sul territorio. Uno degli obiettivi del laboratorio è proprio quello di dar voce alle vertenze, alle mobilitazioni in corso e alle pratiche di autodeterminazione urbana ed extraurbana, cercando di creare una connessione tra le istanze sociali in Toscana, ma non solo.
Dalla lista di cittadinanza al laboratorio politico
Ma “è iniziato tutto nel 2002, quando venne formato un gruppo politico a Firenze, che poi nel 2004 costituì una lista di cittadinanza, fatta tutta di attivisti”, spiega Ornella De Zordo (direttrice editoriale della rivista), a cui abbiamo chiesto come è nata questa esperienza. La lista, denominata appunto perUnaltracittà, faceva parte di una coalizione che vide eleggere tre consiglieri, tra cui De Zordo, all’opposizione del governo che allora era guidato dei Democratici di Sinistra. De Zordo fu eletta anche cinque anni dopo, quando la lista perUnaltracittà si presentò da sola, composta da rappresentanti di tante realtà attive in città su vari fronti. Durante quegli anni, con un lavoro molto intenso, gli attivisti hanno lavorato non solo fuori ma anche dentro le istituzioni, grazie ai consiglieri che traducevano in atti formali le istanze sui vari temi (urbanistica, paesaggio, verde, diritti sociali), presentando centinaia di interrogazioni, ordini del giorno, mozioni, risoluzioni, interpellanze.
“Nel 2014, al termine del secondo mandato, la lista di cittadinanza si è trasformata in un laboratorio politico. Abbiamo cominciato a pensare a qualcosa che potesse essere utile, una newsletter, una rivista on line che desse spazio alle varie voci critiche sul territorio, quindi continuare a fare quell’azione di diffusione del pensiero critico”, nell’urgenza di ripensare al modello economico tutto asservito agli interessi dei grandi gruppi della speculazione edilizia e turistica, che impoverisce le città, espropriandole persino dei loro abitanti.
La logica estrattivista divora il territorio e distrugge comunità
A Firenze, come in altre città italiane, l’amministrazione locale da anni punta tutto sulla monocultura turistica, spogliando gli strumenti urbanistici di qualsiasi funzione legata ad interessi collettivi per offrire le migliori condizioni per la redditività degli investimenti di grandi holding internazionali, che si stanno comprando la città pezzo per pezzo e a prezzi convenienti, stravolgendo palazzi storici, teatri e interi quartieri per trasformarli in residenze, alberghi, centri commerciali, purchè di lusso. Non solo la storia diventa marketing e immensi spazi vengono sottratti agli usi collettivi, ma la diffusione degli affitti brevi e gli elevati costi dell’abitare determinano l’espulsione verso la periferia delle fasce sociali meno abbienti, che però forniscono all’industria turistica forza lavoro, precario e mal pagato. La città, ormai disuguale, è sempre più svuotata dai vecchi abitanti e sempre più pensata per una comunità di city users, globalizzata, abbiente e itinerante. Un’inchiesta di perUnaltracittà del 2020 descrive chi sono gli attori (holding finanziarie e immobiliari, fondi pensione, Cassa Depositi e Prestiti, banche, assicurazioni, società di intermediazione) nelle cui mani sono state consegnate le chiavi di Firenze. PerUnaltracittà fa parte anche della piattaforma che supporta il “Referendum Salviamo Firenze”, per abrogare alcune norme che attualmente favoriscono gli studentati di lusso: per poter indire il referendum sono necessarie 10.000 firme, che potranno essere raccolte se il Consiglio Comunale accoglierà la richiesta.
Ma come si evince dal lavoro di perUnaltracittà la logica estrattivista divora non solo città ma tutto il territorio e tocca vari ambiti della vita: dalla privatizzazione dei servizi pubblici, al diritto al lavoro calpestato come quello degli operai della GKN di Campi Bisenzio (liquidata nonostante fosse in attivo e ora al centro di un progetto di rinascita dal basso), dall’ambiente avvelenato del SIN di Livorno (il luogo in Toscana dove si muore e ci si ammala di più), alle ennesime minacce al territorio come la realizzazione, sulla base di una presunta emergenza, del rigassificatore di Piombino.
Secondo perUnaltracittà all’espropriazione in atto si risponde attivando processi di riappropriazione (“estendere e moltiplicare tutte quelle occasioni di radicamento culturale e territoriale che pongono al centro nuove relazioni ecosistemiche, che recuperino una nuova idea di città bene comune”) e facendo “crescere un pensiero critico dell’ideologia liberista dilagante”.