di Serena Mattia.
È passato quasi un mese dall’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e, con il sole, è arrivato il rapporto del World Weather Attribution, l’ente che studia i rapporti tra cambiamenti climatici ed eventi metereologici estremi, dal titolo “Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo netto limitato nelle intense piogge primaverili in Emilia-Romagna”.
Fermandosi al titolo, qualcuno potrebbe gridare alle teorie negazioniste o, peggio ancora, il rapporto rischierebbe di essere strumentalizzato dagli scettici del cambiamento climatico.
In realtà i ricercatori hanno osservato i dati storici a partire dagli anni Sessanta e simulato i trend futuri sulla base di 19 modelli climatici per vedere se la probabilità che cadesse quella stessa quantità di pioggia in un intervallo accumulato di 21 giorni di primavera sarebbe stata diversa in assenza del cambiamento climatico: in questa analisi gli autori dello studio non hanno rilevato un legame significativo tra i cambiamenti climatici e l’evento meteorologico estremo che ha colpito l’Emilia-Romagna.
È importante però sottolineare che la scienza dell’attribuzione, che cerca di identificare il ruolo del cambiamento climatico in eventi estremi, non può ancora fornire risposte definitive su ogni evento (Clarke et all. 2022)
Si tratta infatti di uno studio preliminare che non smentisce l’esistenza della crisi climatica ma punta i riflettori su un altro aspetto: il consumo di suolo.
Il rapporto spiega che negli ultimi decenni, infatti, la rapida urbanizzazione e il tessuto urbano sempre più denso hanno limitato lo spazio per il drenaggio dell’acqua e aumentato il rischio di inondazioni, il che ha esacerbato gli impatti delle forti piogge.
Nonostante la regione abbia approvato nel 2017 una legge sulla tutela e l’uso del suolo che intendeva ridurre il consumo a zero entro il 2050, i dati dell’ultimo rapporto ISPRA sul consumo di suolo posizionano l’Emilia-Romagna al terzo posto per suolo consumato e al primo posto per cementificazione in aree alluvionali.
Quasi il 9% del territorio regionale è impermeabilizzato, un valore altissimo considerando che la media nazionale è del 7%. Un valore ancora più alto considerando che si tratta di un territorio fragile dove quasi la metà della regione ricade in aree a pericolosità idraulica media.
Insomma, dati allarmanti. Viene spontaneo chiedersi quale contributo abbia dato la legge regionale 24/2017. A quanto pare nessuno. Tra interessi privati, deroghe e proroghe dei piani urbanistici generali la regione ha continuato a gettare cemento su centinaia di ettari, quanto accaduto in Emilia-Romagna è la cronaca di un “disastro annunciato”.
Aggiornamento della redazione: una lista di cittadini ha inviato una lettera all’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna dall’eloquente titolo “Non si può costruire come prima”. Al seguente link è possibile leggere il testo: https://www.telestense.it/non-si-puo-costruire-come-prima-appello-allassemblea-legislativa-e-r-20230617.html
https://www.notiziecristiane.com/un-ricordo-grato-per-la-signora-del-mulino-di-cervarese-santa-croce/
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GS