di Serena Mattia
C’è un posto, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, dove sopravvive l’ultimo lembo di Tundra Artica, relitto dell’ultima glaciazione. In questo contesto, a 2.652 metri di quota, si trova un meraviglioso lago alpino alimentato da un ghiacciaio, il Lago Bianco.
Una zona ad alto valore naturalistico dunque, dove è possibile ammirare rare specie vegetali che contraddistinguono questi habitat, come il ranuncolo glaciale, gli eriofori e molte altre ancora.
Il lago, inoltre, non solo si trova in un parco nazionale ma ricade all’interno della Riserva Naturale Statale “Tresero – Dosso del Vallon”, fa parte di una ZPS (zona a protezione speciale) e di un’area Natura 2000. E forse vale la pena ricordare che lo scopo di Natura 2000 è salvaguardare gli habitat naturali e le specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Ma, a quanto pare, nonostante i forti vincoli, la tutela della natura qui non è contemplata.
Come è ormai tristemente noto, sulle nostre montagne la neve scarseggia a causa del cambiamento climatico. Così, il Lago Bianco è stato scelto per captare le acque che andranno ad alimentare il sistema di innevamento artificiale degli impianti sciistici di Santa Caterina Valfurva. La conseguenza? Questo delicato ecosistema verrà inevitabilmente modificato.
I lavori di posa delle tubature sono iniziati e serviranno a prelevare l’acqua dal fondo del lago per alimentare i cannoni sparaneve. Il livello del lago potrà abbassarsi fino a 4 centimetri; nel caso in cui dovesse scendere oltre questo limite, l’acqua verrà pompata per ristabilirne il livello. Secondo il botanico alpino Innocenzo Bona, le acque che verranno ripompate nel lago porteranno una serie di squilibri, in quanto non saranno quelle ricche di limo del ghiacciaio ma di diversa provenienza.
In un periodo storico contraddistinto da una crisi ambientale senza precedenti, dove i ghiacciai si sciolgono, l’acqua scarseggia, la biodiversità e gli ecosistemi sono a rischio, la preoccupazione maggiore è quella di alimentare gli interessi di pochi a scapito di un bene di tutti.
Le condizioni ambientali sono cambiate e dovremmo cambiare e ripensare anche le nostre abitudini e il nostro modello di sviluppo economico. Non c’è neve? Non si scia.
Questo non è turismo sostenibile, non è sviluppo, non è gestione e protezione del territorio e dell’ambiente, non è quello che l’Europa chiede a gran voce con le politiche del Green Deal. Tutto questo si chiama sfruttamento scellerato delle risorse.
Contro il progetto cittadini si sono mobilitate circa 1.500 persone tra associazioni ambientaliste, comitati e singoli e su “La Provincia di Sondrio” è stata pubblicata una lettera aperta firmata da Roberta Di Monticelli e indirizzata al direttore del Parco Nazionale dello Stelvio. Ve la riportiamo qui integralmente.
Caro Direttore,
Sono una delle centinaia di cittadini/e che il 10 settembre scorso hanno partecipato alla Passeggiata Solidale al Lago Bianco del Gavia, e una del migliaio circa di iscritti alla pagina fb “Salviamo il Lago Bianco del Gavia”: questo prezioso lago glaciale nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, che sotto i nostri occhi stanno riducendo a un bacino di servizio per produrre neve artificiale – a spese dell’habitat naturale, della biodiversità e della bellezza per cui è sulla carta rigidamente protetto. Scrivo a lei, perché questa è la prima, sgomenta domanda: ma dov’è l’autorità del Parco? Ma come è stato possibile? E’ la domanda che sale alle labbra di chiunque veda con i suoi occhi le ruspe che hanno già sfondato la torbiera, e i tubi per captare le acque, che saranno interrati per otto chilometri dal lago alle piste da sci.
Proprio qui: non solo nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, ma in questa “Zona di Protezione Speciale”, nata nel 2007 a titolo di compensazione a seguito di una procedura di infrazione europea: di una condanna quindi, causata da altri lavori in violazione delle regole, per i Mondiali del 2005. Proprio qui, a 2600 metri, dove il paesaggio è mozzafiato, dove non si può spostare un sasso o raccogliere un fiore. Proprio qui in questi giorni la macchina “spingitubo” proseguirà la sua trista violenza, penetrando in profondità le acque di limo del sovrastante, già agonizzante resto dei ghiacciai che furono. Pietà l’è morta.
Questa riserva, oltretutto, è area di Rete Natura 2000: quella europea per il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari. E infatti questo lago presenta un esempio unico di tundra artica, con una vegetazione di 102 specie subglaciali, studiata in tutto il mondo. Che nelle stagioni giuste offre agli occhi l’incanto degli eriofori, quei fiorellini di piuma bianca che gli danno il nome. Ma cosa resterà di tutto questo una volta che il lago sia ridotto a un bacino di compensazione, munto o rifornito d’acque non sue a seconda degli interessi stagionali? Interessi privati oltretutto, perché si tratta dei gestori di impianti sciistici o delle autostrade dello sci – alimentati con le ultime, preziose risorse che sono di tutti – col sacrificio dei paesaggi più belli di tutto l’arco alpino. Ma perché?
Sì, lo chiedo a lei, Direttore. I comuni interessati di Valfurva e di Bormio, la Provincia, la Regione, lo Stato: tutte queste istituzioni hanno dato il loro consenso. A quali eccessi di calcolo elettorale, di cecità ignara di futuro, di speranza e di bellezza, a che buio di compromessi con la coscienza civile e con le norme di legge possano giungere i politici cui le istituzioni sono affidate, lo sappiamo purtroppo. Ma il Parco! Che dovrebbe essere un’Autorità indipendente dalla politica elettorale: come è possibile che dia il suo consenso a questo potenziale crimine ambientale? Proprio l’Autorità istituita a protezione dei più preziosi beni paesaggistici e ambientali che ci restano, quella che proprio dalla prepotenza dell’interesse economico e dagli abusi della politica dovrebbe tutelarci, quella che risponde non a una provincia o a una regione, ma ai cittadini tutti, d’Italia e d’Europa – che risponde infine all’umanità stessa, perché le Alpi sono un patrimonio di questa! Come è possibile, Direttore?
Non è solo un migliaio di persone ad attendere una risposta. Sono tutti i cittadini italiani che l’attendono, in nome dell’Articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura …Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”
Sono completa ente d’accordo con Roberta Di Monticelli.
Questo povero Parco Nazionale dello Stelvio che ha passato tante traversie – e che conosco bene per aver collaborato col professore il grande botanico Franco Pedrotti nel Piano di Valorizzazione Naturalistica del Parco nel 1968-1969, – non merita una tale aggressione in uno dei suoi ecosistemi più rari e preziosi per alimentare i cannoni sparaneve .
Le montagne non sono luna park o divertimentifici. La natura è la nostra casa e nelle montagne bisogna incrementare il turismo lento, non quello che distrugge risorse preziose. Questo vale soprattutto per le aree protette, che altrimenti perdono il loro stesso valore e significato
E’ tutto vero, ora tocca al Direttore del Parko bloccare lo scempio, a meno che intervenga un magistrato, il Procuratore della Repubblica ecc.