di Stephen Kerckhove, Agir pour l’Environnement – Revue Silence
Tratto da Altritasti.it
Dal 2021 l’associazione Agir pour l’Environnement (Agire per l’ambiente) sta sostenendo una campagna per la creazione di riserve di biodiversità in tutta la Francia, ricorrendo a un nuovo strumento normativo ancora poco conosciuto: le Obligations réelles environnementales (Obblighi ambientali reali). Un modo per impedire, ad esempio, la distruzione delle foreste o l’urbanizzazione delle aree naturali…
Il collasso degli ecosistemi si sta aggravando, nella criminale indifferenza. Ma ogni specie che scompare, anche se non censita, pone fine a milioni di anni di evoluzione e interrompe definitivamente la catena della vita.
La politica dello struzzo
Nel giro di trent’anni è scomparso il 75% degli insetti. Mammiferi e uccelli stanno subendo la stessa sorte, al punto che gli specialisti parlano ormai di sesta estinzione di massa. Diagnosi implacabile, la cui importanza dovrebbe essere in prima pagina su tutti i media. Ma in assenza di una visione olistica, l’Homo sapiens spera di sfuggire al collasso in atto e persiste nel suo paziente lavoro, del tutto illusorio, di separazione e amputazione dall’ecosistema vivente.
Credere che nascondere la testa sotto la sabbia impedirà la scomparsa di coralli, insetti, uccelli o grandi mammiferi dimostra, nella migliore delle ipotesi, una cecità colpevole. Peggio ancora, le nostre meschine menzogne vanno di pari passo con il grande silenzio denunciato ormai più di 60 anni fa da Rachel Carson (1). La protezione della natura è vittima, più di altre tematiche, del carattere sistemico delle risposte che reclama.
Non c’è dubbio che la nostra capacità di nutrirci, curarci, ammirare e semplicemente abitare il mondo che ci circonda dipende dalla salute dei nostri ecosistemi.
L’agricoltura industriale, il riscaldamento globale, la frammentazione ambientale, il prosciugamento delle zone umide, la distruzione delle siepi, la caccia e la sovrappesca, la deforestazione e la cementificazione degli ambienti sono tutte minacce che dobbiamo combattere insieme.
Proteggere l’eccezione, devastare tutto il resto
Ma la presa di coscienza è resa ancora più difficile dal fatto che siamo prigionieri di una visione della natura in stile “Ushuaïa” (serie francese di documentari, oggi anche canale TV, dedicati all’esplorazione di paesaggi naturali spesso eccezionali e di rara bellezza e il cui motto è “La meraviglia è il primo passo verso il rispetto”, NdT). Ciò che va protetto deve essere “eccezionale”, ovvero degno di essere pubblicato su Instagram. Il nostro sguardo e la nostra attenzione sono calamitati da questa natura maestosa, l’orso polare e la balena blu sono degni della nostra empatia, mentre il tarassaco o il pipistrello suscitano disgusto, rifiuto o, nel migliore dei casi disinteresse.
Eppure hanno una notevole importanza nella meccanica di precisione dell’intero ecosistema. Il tassello più semplice rafforza l’insieme, senza cui l’insieme non è nulla.
Di fronte a questa invisibilizzazione dell’ordinario, sostituito da scene più spettacolari “viste in TV”, è urgente agire su scala locale. Pierre Perret ci invita ad aprire la gabbia degli uccelli (2). È giunto il momento di liberare questo splendido mondo naturale dalla sua prigione dorata. Voltare la pagina della biodiversità patinata per “ravvivare le braci della natura”, come ci esorta a fare il filosofo Baptiste Morizot (3).
Uno strumento indispensabile ma poco conosciuto
I nostri orti, prati, giardini e stagni sono tutti luoghi che offrono occasioni per difendere la natura in pericolo. Per farlo, la legge francese sulla Biodiversità, varata nel 2016, ha creato uno strumento tanto indispensabile quanto poco conosciuto. Le “Obligations réelles environnementales (ORE)” (Obblighi ambientali reali) consentono di definire una serie di protezioni ecologiche da negoziare tra un/a proprietario/a o un’autorità locale e un’associazione di protezione ambientale riconosciuta. Questo sistema, volontariamente flessibile, permette di stilare un elenco di criteri che possono essere applicati a tutto o a parte di un terreno ed essere oggetto di un contratto firmato davanti a un notaio. Tale obbligo può proteggere uno stagno o una siepe, definire pratiche che limitano l’uso di fertilizzanti o pesticidi e persino moltiplicare gli strumenti di protezione per lasciare che uno spazio naturale possa evolversi in libertà.
Questi obblighi ambientali sopravvivono ai loro promotori: è qui che risiede la loro natura rivoluzionaria. La durata del contratto notarile può estendersi fino a 99 anni, anche in caso di cessione o successione. Questa innovazione introdotta dalla legge è una novità assoluta, in quanto limita il trittico che sta alla base del diritto di proprietà: usus, fructus, abusus (4). Il diritto di usare, godere e disporre della proprietà come meglio si crede. Ed è proprio quest’ultima menzione dell’abusus che autorizza un/a proprietario/a a procedere alla distruzione della sua proprietà se lo decide, purché possa dimostrare di averne il possesso.
Fare del proprio terreno un bene protetto
Autorizzando un proprietario a definire regole che si applicano a soggetti terzi, tali obblighi stabiliscono un diritto specifico che rende il terreno privato un bene comune protetto per un secolo, una sorta di area da proteggere.
Dalla sua pubblicazione nel Journal Officiel (Gazzetta ufficiale) nel 2016, questa misura non ha ancora ricevuto un sostegno entusiasta né da parte dei proprietari di terreni né, cosa più sorprendente, dalle principali ONG di protezione della natura. Per i primi, la spiegazione risiede essenzialmente nell’assenza di benefici fiscali associati alla firma di un Obbligo. Per le seconde, paradossalmente, la gestione del bilancio di un progetto che li impegna per 99 anni è un vero e proprio freno. Cosa fare se nel 2113 il contratto non viene rispettato?
Nonostante questo rischio evidente, l’associazione Agir pour l’Environnement si è lanciata nell’avventura riscuotendo grande successo. Diverse migliaia di contribuenti hanno accettato di sostenere questa iniziativa e più di 300 proprietari hanno manifestato il loro interesse. A causa della scarsa conoscenza di tale strumento, i notai hanno ancora una certa diffidenza nei confronti degli Obblighi ambientali reali, ma nel 2022 sono state siglate le prime Riserve della Biodiversità, protette da tali obblighi.
Proteggere il territorio dagli sfruttatori
I primi riscontri sono più che incoraggianti. La flessibilità dello strumento consente di adattarlo a un’ampia gamma di situazioni. Qui c’è un giardino eccezionale, frutto dell’amore di una vita; lì c’è un’area agricola che un operatore di cava sta ansiosamente setacciando; altrove c’è una foresta che non può essere disboscata per diversi decenni; o un’area naturale rosicchiata dall’urbanizzazione che è stata fermata dalla forza dell’ORE.
Poiché l’urgenza della situazione lo richiede, non ci accontentiamo di questi pochi esempi. Domani, in risposta al collasso della natura, migliaia di proprietari di terreni dovranno impegnarsi per trasformare la Francia in una gigantesca Riserva di biodiversità. Questa è la scommessa che sta facendo Agir pour l’Environnement, incitando i suoi membri e simpatizzanti a sostenere la creazione di Riserve della Biodiversità protette Obblighi ambientali reali.
Stephen Kerckhove, presidente dell’associazione Agir pour l’Environnement
NOTE:
(1) Si veda il suo libro Primavera silenziosa, pubblicato nel 1962 e rieditato da Feltrinelli a maggio 2023, sull’estinzione delle popolazioni di uccelli a causa dei pesticidi.
(2) Si veda la canzone di Pierre Perret “Ouvrez la cage aux oiseaux” (“Aprite la gabbia degli uccelli”), 1958.
(3) Raviver les braises du vivant, Baptiste Morizot, Actes Sud, 2020.
(4) Si veda l’articolo di Aurélien Berlan “La propriété, c’est l’abus”, Silence n°517, gennaio 2023.
Contatto: Associazione Agir pour l’Environnement: 11 rue du Cher, 75020 Paris, tel: 01 40 31 02 37 contact@agirpourlenvironnement.org, www.agirpourlenvironnement.org
Per istruzioni su come realizzare un Obbligo Ambientale Reale in Francia leggere alla fine di questo link.
Traduzione dal francese di Giulia Prada. Revisione di Thomas Schmid.