di Maria Cariota
I comitati di Milano, Parma e Roma lanciano l’appello alla politica e alla società civile
I comitati Referendum X SanSiro, Tardini Sostenibile e Stadio Pietralata, No Grazie hanno lanciato la sottoscrizione nazionale dell’appello per l’abolizione della Legge Stadi e la difesa dei beni comuni. Nella conferenza stampa del 28 settembre scorso organizzata in Piazza Montecitorio a Roma, i tre comitati che da anni stanno cercando di contrastare i nuovi stadi rispettivamente di Milano, Parma e Roma hanno ribadito la volontà di unire le forze per opporsi a progetti che, se pure diversi, comporterebbero analoghi impatti in termini di consumo di suolo, carico urbanistico, emissioni inquinanti. A favorire i progetti è la Legge Stadi: dalla legge di stabilità n 147/2013, alla legge n 96/2017 di conversione del DL n 50/2017 fino al D Lgs n 38/2021.
La situazione secondo i comitati è persino peggiorata con l’ultima modifica normativa: il D Lgs n 120 del 29 agosto 2023 semplifica ulteriormente la procedura, eliminando la necessità di presentare alternative progettuali e il requisito di contiguità all’impianto delle aree destinate alla costruzione di nuovi immobili, “funzionali” all’impianto sportivo ma con diversa destinazione d’uso.
Nell’appello si chiede quindi il superamento della Legge stadi che, oggi ancor di più, risulta essere contraria all’utilità sociale e alla tutela dell’ambiente, sancite dagli articoli 9, 17, 32, 41 e 42 della Costituzione, anche in relazione agli artt. 21 e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La legge infatti, oltre ad assicurare sgravi e concessioni ai soggetti che intendono realizzare impianti sportivi non previsti per altri operatori, sottrae alle Soprintendenze le loro funzioni essenziali in materia di tutela dei beni culturali, le sgancia dalla loro finalità istituzionale fondamentale, che è quella di garantire la compatibilità dei progetti con l’interesse pubblico protetto, e lo fa attraverso un breve inciso, in uno strumento normativo non organico, avente un oggetto diverso e altro, senza alcun coordinamento con le altre fonti normative in materia.
La Legge non mira a soddisfare realmente il problema del rinnovamento degli stadi in Italia ma sembra ideata per favorire operazioni speculative (immobiliari e finanziarie), consentendo così il prevalere degli interessi degli investitori privati sull’interesse pubblico e il bene comune.
I nuovi impianti dei proprietari della società di calcio vengono definiti opere di pubblica utilità. Eppure a Roma il nuovo stadio di Pietralata della famiglia Friedkin (U.S.A.) distruggerebbe 14 ettari di aree verdi, in una zona densamente abitata e fortemente inquinata; a Parma l’impianto dello statunitense Krause, in centro città, sostituirebbe quello esistente con aumento di volumetrie e un progetto completamente fuori contesto; a Milano, dopo aver cercato di abbattere il San Siro (perfettamente funzionante e d’interesse culturale), la holding cinese Suning che possiede la maggior parte delle azioni dell’Inter vuole costruire uno stadio a Rozzano e il fondo americano RedBird Capital Partners, proprietario del Milan, intende costruire uno stadio a San Donato, dove si estenderebbe anche dentro il Parco Sud.
Le Soprintendenze riconoscono i vincoli e la Direzione Generale del Ministero si è espressa sui vizi di incostituzionalità della Legge
Nell’ambito dei procedimenti amministrativi alcuni ostacoli però cominciano a materializzarsi e anche la Legge Stadi comincia a vacillare. A Parma il Ministero dei Beni Culturali ha da poco respinto il ricorso gerarchico presentato della società calcistica contro i vincoli imposti dalla Soprintendenza a tutela dell’ingresso monumentale e di altre porzioni storiche dello stadio Tardini, che così non potranno essere abbattute, modificate o occultate alla vista. Inoltre, riferendosi alla Legge Stadi, la Direzione generale archelogica belle arti e paesaggio del Ministero della cultura ha affermato: “Tale norma presenta a giudizio di chi scrive palesi vizi di legittimità costituzionale, peraltro sollevati anche con ricorso proposto innanzi al Tar Toscana dalla Fondazione Nervi, perché anteporrebbe la sostenibilità economico finanziaria alla tutela storico artistica, che ha copertura costituzionale. Nel corso del giudizio attualmente pendente il Tar potrebbe trasmettere gli atti alla consulta per la verifica di costituzionalità”.
A Milano lo scorso agosto la Soprintendenza ha riconosciuto il vincolo di interesse culturale semplice per il secondo anello del Meazza, rendendo impossibile la demolizione dello stadio.
A Roma il 22 settembre il Comitato Stadio a Pietralata, No Grazie ha presentato ricorso al Tar contro la deliberazione n 73/23, con cui l’Assemblea capitolina ha dichiarato il pubblico interesse del Progetto presentato da A.S. Roma Spa per la realizzazione il nuovo Stadio, invocando la mancanza di un’analisi dettagliata delle possibili alternative progettuali e di molti altri elementi come il traffico, la mobilità, i parcheggi, la riduzione del verde pubblico, l’impatto acustico-ambientale, le interferenze e la compatibilità dell’opera con gli altri piani di zona e gli altri interventi edilizi in cantiere.
L’appello per chiedere l’abolizione della Legge Stadi, che è stato già sottoscritto da esperti e intellettuali, è solo il primo passo, cui seguiranno iniziative e manifestazioni in tutta Italia.