Come ben sappiamo, il DDL per il contrasto al consumo di suolo è stato “stoppato” in Parlamento nel corso della precedente legislatura e continua a non essere discusso in quella in corso, addirittura “soppiantata” da una norma considerata ancora più urgente e dedicata al tema della Rigenerazione Urbana (che, a nostro parere, dovrebbe invece essere parte integrante di una legge statale “salvasuolo”).
Ma il cortocircuito politico oggi ci presenta una situazione confusa e molto evidente: da un lato si considera prioritario incentivare questo percorso “rigenerativo”, dall’altro si tagliano i sostegni finanziari, come commenta l’INU.
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Comunicato dell’INU – Istituto Nazionale di Urbanistica del 20.11.2024
Il governo taglia oltre due miliardi alla rigenerazione urbana, l’INU: “Ci ripensi”
“Tagliare i fondi alla rigenerazione urbana è un grave errore del governo, che per giunta confligge con l’orientamento espresso dalla maggioranza di approvare una legge proprio sulla rigenerazione urbana. Rivolgiamo un appello all’esecutivo e al Parlamento per il ripristino delle risorse”: così in una nota l’Istituto Nazionale di Urbanistica sui contenuti dell’articolo 104 della Manovra in discussione alle Camere.
L’INU elenca: “Un taglio di 800 milioni colpisce progetti comunali di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. Un secondo taglio di 800 milioni colpisce il fondo per la progettazione di interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, di messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici e del patrimonio comunale, nonché per investimenti di messa in sicurezza di strade”.
L’INU segnala inoltre “il taglio lineare di 268,2 milioni ai cosiddetti PINQuA, i progetti del Programma innovativo per la qualità dell’abitare gestiti dal Ministero delle Infrastrutture e realizzati dai Comuni che hanno firmato convenzioni con lo Stato aggiudicando appalti alle imprese. I cantieri sono avviati e le imprese potrebbero rivalersi sui Comuni in caso di interruzione dei lavori per sopravvenuta mancanza di fondi. Un’altra grave conseguenza sarebbe il ritiro degli investimenti privati”.
I 268,2 milioni dei PINQuA, prosegue l’Istituto Nazionale di Urbanistica, “vengono poi tagliati a fronte di anticipazioni sul PNRR che il governo ha già acquisito dall’Unione europea. Dall’inserimento in PNRR i PINQuA derivano quindi l’obbligo di conclusione nel 2026, ma come si farà a ultimarli se si tagliano i finanziamenti? E se non si ultimano, come si giustificherà in sede europea il mancato raggiungimento degli obiettivi?”.
L’INU segnala infine che “altri 372,2 milioni vengono tagliati al Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, che finanzia anche il Programma periferie degradate. Anche in questo caso le convenzioni sono firmate, gli appalti avviati e i contributi dei privati attivi”.
L’Istituto Nazionale di Urbanistica rivolge in conclusione un appello a governo e Parlamento per “il ripristino dei fondi per la rigenerazione urbana, per ragioni tecniche ma anche perché si tratta di risorse che vanno a beneficio della qualità di vita nelle nostre città. Servono in primo luogo ai cittadini che hanno diritto a spazi pubblici più salubri, a infrastrutture rinnovate, a servizi più efficienti. E’ tra l’altro quanto meno paradossale che le risorse vengano cancellate proprio nella fase in cui emerge la volontà politica di condurre in porto la legge sulla rigenerazione urbana, che rischia così di trasformarsi in un mero spot, per giunta infelice”.
Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica
Qui l’articolo sul sito dell’INU